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Il Secolo XIX - Cassano-Ibra, la sfida del dribbling

Il Secolo XIX - Cassano-Ibra, la sfida del dribbling
venerdì 29 agosto 2008, 09:422008
di Gianluigi Longari

La "suolata" di Antonio e L'elastico di Ibra. Merlino da Paimpont, in Bretagna. Gandalf, nato prima del mondo e arrivato a Valinor, nell'universo di Tolkien. Poi Prospero, il Mago di Oz e Mandrake. Leggende, letteratura, cinema e fumetti. Nel calcio, maghi sono Antonio Cassano e Zlatan Ibrahimovic, in arte Fantantonio da Barivecchia e Ibracadabra da Rusengord. Che molto hanno, soprattutto, di Harry Potter, perché fin da bambini fanno sortilegi col pallone. Qualche volta sbagliano pozione e causano un'esplosione, illusionisti dal carattere non facile. Ma con loro in campo - così domani sera, ore 20.30, nel pentolone ribollente del Ferraris - l'incantesimo non manca mai.

In Sampdoria-Inter, competizione di magia sotto forma di dribbling e altre divinazioni, al servizio della propria armata. Sulla carta, la gara di stregoneria finisce pari: leggero vantaggio di Cassano in sterzate, veroniche e veli, di Ibrahimovic per elastici, doppi passi e finte a seguire, oltre a mille funambolici esercizi in cui entrambi sono fenomeni. Come, su tutti, la carezza al pallone con la suola. Roba da futsal o calcetto, in cui i due, insieme a Ronaldinho e Cristiano Ronaldo, sono tra i maestri a livello globale.

Da bambini ti insegnano a colpire di piatto e di collo, poi d'esterno, con l'avvertenza di non esagerare, il piatto viene prima. E se serve, non disdegnare la punta. Il resto, tacco eccetera, dimenticarlo. Ma i predestinati, che spesso sono turbolenti anche quando i pantaloncini sono pantaloni lunghi, se ne infischiano. Il tacco è liberazione. E non è eccezione per loro, è normalità. «Ho sempre cercato di tenere il pallone vicino al piede - ha raccontato Ibra - perché si faccia accarezzare volentieri, anche se ho il piede molto lungo. Se posso fare un colpo di tacco, perché evitarlo? Non è una stravaganza o un movimento per irritare, spesso è la soluzione più comoda per mettere in difficoltà l'avversario. Se non seguissi l'istinto, non sarei io». Cassano concorda. E con la suola, stesso discorso, da eletti. Lo svedese la usa soprattutto per la versione modificata del suo numero principe, l'elastico: anziché zig zag con esterno e interno in un sol tocco, con suola verso l'interno e poi esterno per liberare il tiro. Il barese va di "suolate" per il surplace, attendendo il contatto col marcatore per lanciare l'esplosiva rotazione, o la sfrutta a leggere "pettinate" - suola, suola e ancora suola - per attirare l'avversario e poi bruciarlo con allungo o sterzata.

Di chi è la suola migliore? Al Ferraris la prova. Cassano, al concorrente di domani rende merito: «Ibra è uno dei più bravi al mondo». Dopo Messi, il suo preferito. E Fantantonio? «Faccio categoria a parte». Non si è maghi del calcio senza autostima, talvolta ai confini dell'egocentrismo sfrenato.

E l'autostima, ai due, non è mai mancata. Fisici diversissimi, storie parallele. Spilungone e piedone Ibrahimovic, tracagnotto col busto più lungo delle gambe Cassano. Così apparivano da bambini. Uno sul campetto di terra nera, con le malandate porte di ferro, nel casermone del Miljonprogrammet, "Programma del milione", alloggi per immigrati di Malmoe; l'altro sui lastroni chiari di pietra calcarea, a tagli irregolare perché ricavati "a spacco di cava", sul sagrato della cattedrale di Barivecchia o nel fossato del Castello Svevo. Però, già allora, gli Harry Potter del football infilavano meraviglie e facevano impazzire. I tifosi e pure i loro allenatori.

Lì, nelle strade dei quartieri popolari, sono cresciuti i maghi che domani si affrontano. Lì hanno formato caratteri ribelli e piedi fatati. Antonio, pettirosso da lotta, dribblava pure i passanti e colpiva la traversa anziché far gol perché segnare era troppo facile. Zlatan, cigno arrabbiato, usava anche la pratica del taekwondo per creare nuove finte: «Ognuno portava al parco cose nuove, un tocco, un tiro particolare. I miei maestri erano Goran, un macedone, e Gagge, un bulgaro che toccava la palla come un brasiliano». Ora maestri contro sono lo svedese-bosniaco e il barese.

Un altro mago forte e dannato, Georgie Best, disse: «Se io fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé». La modestia non è per i re del dribbling. E, se esistesse un giocatore di nome IbraCassano, persino Maradona mancherebbe un po' meno al calcio. Ci sono Ibra e Cassano, Inter e Sampdoria, domani magie al Ferraris.