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Dejan Petkovic: il sostituto di Recoba a Venezia

Dejan Petkovic: il sostituto di Recoba a Venezia
venerdì 16 settembre 2005, 19:152005
di Germano D'Ambrosio

Le meteore, si sa, passano di continuo, e spesso è impossibile calcolarne il tragitto. Non sempre transitano per le vie di Juve, Milan, Inter, ma anche per club meno blasonati, come il Venezia. In laguna tutti si ricordano (purtroppo) di Tuta, o dell'esotico Nanami, ma pochi ripensano a quello che Zamparini aveva annunciato come il sostituto di Recoba, e che dopo qualche mese era già su un aereo per il Brasile. Il suo soprannome a Madrid era Dejan "Rambo" Petkovic, ma in Italia dimostrò di avere ben poco della grinta di Stallone. Insomma un film che, nella cinefila Venezia, non ha avuto un lieto fine.

Dejan Petkovic nasce a Majdanpec, cittadina dell'odierna Serbia a circa 200 chilometri da Belgrado, il 9 Ottobre del 1972: conoscendo la zona e il periodo storico, è facile intuire come al ragazzo non siano stati certo risparmiati gli orrori della guerra e la tragica atmosfera delle continue tensioni etniche. Ma per fortuna c'è il calcio: e Dejan fin da piccolissimo decide che il suo futuro sarà con una palla al piede, e non con un'arma in mano. Nella stagione 1987/88 esordisce nella massima divisione dell'allora campionato jugoslavo con la maglia del Radnicki di Nis, facendo intravedere subito ottime cose come mezzapunta. Nell'estate del 1992 viene prelevato dalla Stella Rossa, che solo l'anno prima aveva trionfato in Coppa Campioni (sul prato del San Nicola di Bari) battendo ai rigori l'Olympique Marsiglia. Con lo storico club di Belgrado si assiste alla consacrazione vera e propria di Petkovic, che in quattro stagioni consecutive accumula 111 presenze e 33 reti, vincendo da protagonista due Coppe di Jugoslavia (1993 e 1996) e un Campionato (1995). Il 4 Marzo 1995 arriva anche la prima chiamata in Nazionale, per la partita contro l'Uruguay, ma il rapporto tra Petkovic e la rappresentativa jugoslava si interrompe nel Dicembre dello stesso anno, quando in panchina arriva il commissario tecnico Slobodan Santrac, con il quale Dejan ha un violento diverbio. Da quel momento in poi niente più Nazionale per il fantasista, che può guardare solo alla tv i suoi compagni di squadra al Mondiale di Francia 98. La stagione 1995/96 riserva a Petkovic le prime esperienze di altro livello: il giocatore, dopo aver iniziato la stagione con la Stella Rossa, va in prestito prima al Real Madrid (tre presenze e zero gol), poi al Siviglia (otto presenze e un gol). Ormai per il brillante Dejan le porte del grande calcio sembrano essersi spalancate: il Real Madrid lo prende definitivamente nell'estate del 1996, quando in panchina arriva mister Fabio Capello. Il tecnico italiano da subito sembra non digerire troppo questo numero dieci jugoslavo dalle movenze troppo sudamericane, e non riesce ad inquadrarlo tatticamente (con le "merengues" è provato diverse volte come ala tornante!). "Rambo" Petkovic - come lo rinominano i tifosi madridisti - gioca qualche amichevole, facendo vedere buone cose specialmente sui calci piazzati. Ma in gare ufficiali, alla fine, si contano solo due presenze senza nessun gol messo a segno, anche a causa di un brutto infortunio; a Gennaio finisce al Racing Santander, ma anche qui l'impatto non è dei migliori (nove presenze, zero gol). Petkovic decide dunque di lasciare il campionato spagnolo, troppo avaro di successi, e prende alla lettera chi dice di vedere in lui doti curiosamente "brasiliane" (del resto, in generale, gli jugoslavi sono considerati da sempre "i brasiliani d'Europa"). Ed è proprio in Brasile, infatti, che Dejan va a cercare fortuna, precisamente al Vitoria Bahia, nell'Ottobre del 1997. La domenica dopo il suo arrivo è subito esordio con gol nel campionato carioca (2-2 contro l'Uniao San Joao), un caso di adattamento a tempi di record per un giocatore appartenente ad una scuola calcistica tradizionalmente molto diversa da quella brasiliana. Ma Petkovic è jugoslavo solo anagraficamente: i tifosi del Bahia si accorgono ben presto che quel numero dieci è un brasiliano mancato! "Rambo" Petkovic diventa ufficialmente "Pet" per la torcida locale. Il Vitoria a Dicembre arriva nono, ma nel 1998 avviene la vera e propria esplosione: Dejan delizia il pubblico con un'intelligenza tattica incredibile, lanci millimetrici e un controllo di palla da sogno. Ma soprattutto tanti gol: nelle prime fasi del campionato, la mezzapunta Petkovic comanda addirittura la classifica dei cannonieri, per poi cedere lo scettro al bomber Viola del Santos, "accontentandosi" di 14 gol in 21 partite (come Romario e Oseias, non proprio due sconosciuti...). Petkovic, che era già stato in Brasile nel 1994 per un'amichevole con la sua Jugoslavia - per la precisione il 23 Dicembre, con vittoria carioca per due a zero - si sente davvero a casa, e le offerte per lui non mancano. Lo vogliono Fluminense, Cruzeiro, Vasco da Gama e Atletico Madrid, ad un certo punto sembra vicinissimo al Santos, poi viene dato per sicuro al Flamengo. Ma, a sorpresa, la spunta il Venezia, che mette sul piatto circa cinque milioni di dollari e si porta a casa il giocatore nel Maggio del 1999 (l'affare viene poi ratificato il 1 Luglio in Lega Calcio). Dejan Petkovic si toglie l'ultimo sfizio vincendo con i suoi la Copa Nordeste a El Salvador (anche se non gioca la finalissima), e dunque lascia il Vitoria Bahia con un bottino pari a 41 gol in 59 partite giocate. Niente male.
Siamo quindi nell'estate del 1999: da Venezia è appena partito destinazione Inter un certo Alvaro Recoba, trascinatore dei lagunari l'anno precedente, e Zamparini è deciso a non far rimanere con l'amaro in bocca i propri tifosi. Le risorse economiche ci sono, la voglia di far bene pure: dalla Roma arriva il forte portiere Konsel, addirittura dal Rösenborg l'esperto regista Runar Berg, mentre in panchina c'è un promettente Luciano Spalletti. Lo spettacolo - dice Zamparini - sarà assicurato da questo Dejan Petkovic, presentato ufficialmente come il sostituto di Recoba. Il paragone ad alcuni sembra azzardato, dato che nel 98/99 l'uruguagio ha salvato praticamente da solo i veneti mettendo a segno 11 gol in 19 partite, ma Petkovic sembra accettare la sfida, e il 13 Luglio dichiara: "L'eredità di Recoba non mi pesa. Quando si arriva in una nuova squadra, si sostituisce sempre qualcuno. Ed io sono convinto che non farò rimpiangere l'attaccante uruguayano. Voglio dimostrare in Italia di essere ritornato il giocatore che tutti avevano ammirato nella Stella Rossa. In Brasile mi sono creato una nuova identità dopo il passaggio a vuoto in Spagna, dovuto ad infortuni ed incomprensioni. Non sono stato io ad avere problemi con Capello, è stato lui ad avere problemi con il sottoscritto, è diverso. All'inizio non volevo andare un Sudamerica. Di solito sono i brasiliani a venire in Europa. Alla fine ho accettato ed è stata la mia fortuna. Adesso ritorno in Europa più forte di prima. A Salvador de Bahia ero l'idolo della tifoseria rossonera, spero di conquistare al più presto anche i tifosi veneziani".
L'avventura in effetti sembra partire bene: Petkovic è titolare e gioca ottimamente le prime due gare contro Udinese e Torino, che terminano però rispettivamente con un pareggio e una sconfitta. Alla terza giornata la (presunta) svolta: i lagunari perdono in casa per 1-3 ma Petkovic realizza una rete di rara bellezza, surclassando Zago con un dribbling strettissimo e battendo imparabilmente Antonioli. Non è Recoba - pensano i tifosi - ma in ogni caso ci sarà da divertirsi. E invece no. Quel gol del 19 Settembre rimane l'unica perla di Petkovic nel campionato italiano, insieme al gol in Coppa Italia contro l'Udinese il 1 Dicembre. I dribbling del serbo risultano infruttuosi, ed è proprio la mancanza di reti che manda su tutte le furie Spalletti e i tifosi arancioverdi. Il sostituto di Recoba lascia ufficialmente il campionato italiano il 27 Dicembre del 1999, firmando a Mestre un contratto con il Flamengo: la mossa disperata di Zamparini tuttavia non impedisce al Venezia di retrocedere in Serie B al termine della stagione, nonostante l'encomiabile lavoro del duo Ganz-Maniero. Gli arancioverdi, tuttavia, incassano dalla cessione quattro milioni di dollari. L'avventura italiana è finita.
In Brasile, come era prevedibile, Petkovic rinasce. Con il Flamengo di Mario Zagallo vince due campionati nel 2000 e nel 2001: quest'ultimo trionfo, in particolare, porta la firma riconoscibile del serbo, il quale nell'ultima giornata, a due minuti dalla fine, segna il gol decisivo contro il Vasco Da Gama con un calcio di punizione da 30 metri. Il tutto nella magica cornice del Maracanà: insomma, il sogno per qualunque calciatore. Tant'è che Petkovic, a fine partita, afferma: "E' il momento più importante della mia carriera". Nel 2003 lo ritroviamo al Vasco da Gama, ma nel 2004 arriva la "proposta indecente" dello Shenhua Shangai, club cinese. Dejan accetta e si cimenta, tra tigri e dragoni, a 33 anni suonati, in un calcio sicuramente diverso dal "futbol bailato" da lui tanto amato, ma decisamente più redditizio. L'esperimento fallisce dopo poche settimane, e a Gennaio 2005 il giramondo Petkovic finisce addirittura all'Al Ittihad, in Arabia Saudita. Poi però il richiamo della patria è forte, e dato che la patria calcistica di Petkovic non è la Serbia ma il Brasile, non stupisce il suo passaggio alla Fluminense nell'estate del 2005. Qui il fantasista è tornato ai suoi ritmi: ha già segnato 4 gol in 5 partite, per la serie "l'età non conta". E sapete chi ha ritrovato? Moacir Bastos Tuta, altra super-meteora proprio del Venezia, già trattata su queste pagine. Vederli giocare insieme potrebbe essere dannoso per le coronarie dei tifosi lagunari: due giocatori molto diversi ma accomunati dall'aver segnato tantissimi gol in Brasile, pur avendo clamorosamente fallito le opportunità nel nostro campionato (per Petkovic c'è anche l'aggravante del mega-flop in Spagna). Chissà cosa si dicono tra di loro, a riguardo. Di sicuro, quando sono insieme, cantano quella famosa canzone di Charles Aznavour: "Com'è triste Venezia...".