Fenomeni sbiaditi: Napoli rivuole Lavezzi
Argentino di Rosario, velocità fulminea, dribbling spesso funambolico, idolo indiscusso del suo meraviglioso stadio e dei suoi caldissimi tifosi. No, lasciate stare palloni d'oro, lustrini e paillettes. Messi non c'entra nulla, anche se l'elenco avrebbe potuto trarre in inganno, stiamo parlando di Ezequiel Lavezzi.
Concittadino e grande amico della star del Barcellona, il Pocho sta vivendo, suo malgrado, un inizio di stagione diametralmente opposto rispetto a quello della Pulga. Si è partiti dalle polemiche estive, tra interessamenti più presunti che veri di squadre inglesi, tra diatribe verbali e contrattuali con De Laurentiis, e si è proseguiti con uno start orribile in campionato e con una coppia delle meraviglie (sulla carta) con Quagliarella che però stenta a decollare.
Eppure il numero 7 azzurro è lo stesso che tanto ci aveva incantati nelle scorse stagioni, è quello che qualsiasi allenatore avrebbe voluto e vorrebbe allenare, è quello che aveva risvegliato passioni partenopee sopite dai tempi di Maradona.
Eppure l'età (24 anni) è quella giusta per una maturazione totale, e le qualità sono quelle inconfondibili che differenziano chi può essere un fuoriclasse da chi invece può solamente sognarselo.
Qualche miglioramento, più di squadra che individuale per la verità, si è visto durante l'impennata di risultati seguita al cambio di guida tecnica, ma è lecito che gli estimatori di un talento purissimo come quello di Ezequiel possano attendersi molto di più.
D'altra parte, c'è un film che sentenzia come "grandi poteri comportino grandi responsabilità", ed il fatto che sulle sue spalle gravino le aspettative e l'amore di una delle piazze più passionali d'Europa, non fanno che rendere l'idea di quelli che possano essere i veri poteri di Lavezzi.