Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Inter, Maicon: "Io terzino inventato da mio padre..."

Inter, Maicon: "Io terzino inventato da mio padre..."TUTTO mercato WEB
© foto di Giacomo Morini
giovedì 24 dicembre 2009, 23:452009
di Redazione TMW.
fonte di Christian Recalcati per Calcio 2000
ESCLUSIVA CALCIO2000, MAICON: "MIO PADRE MI INVENTO' TERZINO. PER IL MONDIALE ATTENTI ALL'INGHILTERRA. BUON NATALE A TUTTI I TIFOSI NERAZZURRI"

Maicon Douglas, il più grande terzino destro del Mondo. Non ci sono altri aggettivi, o altre frasi per poter descrivere la forza di questo ragazzo. Nato come centrocampista, inventato terzino dal padre, è arrivato in Italia, via Monaco, dove in poche settimane si è conquistato il posto da titolare, l'ammirazione della società ed il cuore dei tifosi. Dopo mesi di silenzio, il laterale brasiliano ci ha concesso un'intervista in esclusiva, dove ha sottolineato la forza di Mario Balotelli e la volontà di continuare a lavorare per migliorare sempre di più.

Caro Maicon, comincio con il ringraziarti per l'intervista che ci hai concesso e per le strepitose partite con la maglia nerazzurra...

"Non ci sono assolutamente problemi e grazie per il complimento".

Cosa prova Maicon quando legge sui giornale o si sente dire di essere il "Miglior terzino destro del Mondo?

"Non ci sono parole per descrivere l'emozione e l'orgoglio nel sentirmi rivolgere questa frase. Questa frase mi carica e mi da la fiducia per continuare, per andare avanti, per lavorare e per cercare di dare sempre il meglio, per me, per la gente e per l'Inter. Non smetterò di lavorare per cercare di dare ancor di più e ripagare tutti quelli che credono in me".

Quindi, se non ho capito male, pensi ancora di poter migliorare?

"Certo. Nella vita non si smette mai di imparare. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana c'è sempre qualche cosa di nuovo da apprendere. Nel mio lavoro se si lavora bene, si cresce sempre, si migliora in continuazione, e ho dentro di me questa voglia, la voglia di fare bene e di migliorare ancora".

Stiamo parlando ed elogiandoti come esterno. Una curiosità: è sempre stato il tuo ruolo?

"Assolutamente no. Giocavo a centrocampo, ero un centrocampista. Non pensavo di poter giocare da esterno destro di difesa, e se sono arrivato a farlo, e anche in maniera discreta, devo tutto a mio padre. Prima di entrare nel Mondo del calcio che conta, giocavo nel Criciuma, squadra brasiliana allenata da mio padre. Durante una gara, si infortuna il nostro terzino destro, mio papà mi chiama a se e mi dice: "Gioca tu da laterale, so che puoi dare molto e che puoi farcela". Mi impegnai in un ruolo non mio, ma mi trovai a mio agio, tanto che l'allenatore mi schierò, da quel momento, sempre e solo in quella posizione. Forse, e sottolineo forse, ci ha visto lungo. Grazie papà".

L'ufficio stampa Inter, Luigi Crippa, fa riascoltare la telecronaca di Christian Recalcati, fatta per Mediaset Premium, di Siena-Inter, facendo ascoltare a Maicon l'urlo del telecronista al suo gol, una rete che diede tre punti d'oro all'Inter. Maicon ride, ed esclama al nostro inviato ad Appiano Gentile: "Sei tu? Spettacolo, sei pazzo".

In Italia si è molto superstiziosi, e per questo motivo la domanda sorge spontanea: c'è un motivo per il quale indossi la casacca numero 13?

"Non sono superstizioso. Mi ricordo che quando arrivai al Monaco (squadra in cui Maicon ha militato prima di vestire la maglia nerazzurra n.d.r.) tutti avevano scartato quel numero perché convinti che non portasse bene. Non esitai un secondo. Scelsi quella divisa dicendo al gruppo: datemi quella maglia a me e vi faccio vedere io quanto conta un numero su una divisa. Dopo la prima partita, indossando il 13, non me ne sono più separato".

Hai parlato di tuo padre. C'è una persona in particolare per la quale vorresti spendere due parole ringraziandolo per la carriera?

"Ce ne sarebbero tante. Parto, come hai giustamente citato, da mio padre. Ha sempre creduto in me, mi ha scoperto terzino destro e mi ha insegnato tanto, non solo nel mio lavoro ma anche nella vita di tutti i giorni. Grazie in generale alla mia famiglia, e, ovviamente, a Dio, che ha scelto me per questo magnifico lavoro. Tanta tantissima gente mi è stata vicina, e senza nominare nessuno, proprio per non dimenticare nessuno, ringrazio di cuore tutti".

Stadio Giuseppe Meazza, la tua casa, la casa dei nerazzurri. Hai passato momenti felici e momenti meno belli. Ci dici se quando sei nel tunnel pronto per sfrecciare sulla corsia di destra, pensi a qualche cosa in particolare?

"Sinceramente non penso a nulla. Non ho un pensiero fisso. Quel che viene, viene. Posso pensare alla gara, posso cercare di concentrarmi a mille, posso pensare al mio avversario, a come mandare in gol i miei compagni, insomma non c'è nulla di scontato nella mia mente prima di calcare l'erba di San Siro".

Rimanendo sul campo. Ci dici due parole sui nuovi arrivati?

"Giocatori eccezionali, professionisti seri e uomini veri. Si sono integrati subito molto bene, sono fantastici e hanno dato molto alla squadra, sia in campo che fuori. Si allenano sempre senza mai dire una parola, sono sempre disponibili, insomma, si sono rivelati dei grandi acqusiti sotto ogni aspetto. Thiago Motta e Lucio, al confronto degli altri, li conoscevo di già. Con l'ex rossoblù ho giocato nell'under 23 brasiliana, mentre Lucio è il capitano della nazionale verdeoro quiendi...".

Hai elogiato i nuovi arrivati. Parliamo di chi se ne è andato. Non parlo, al momento di Ibrahimovic, ma di un tuo connazionale, Adriano. Lo senti ancora? Quali sensazioni hai sul suo futuro?

"Adriano lo sento spesso per telefono, è un'altra persona. E' ancora un grande attaccante, in Brasile sta facendo benissimo. Ora è un uomo contento, è in pace con se stesso, vive sorridendo e per lui questa cosa è molto importante. Non che all'Inter non fosse contento, ma il Brasile è la sua terra, la sua dimensione, la sua casa. Non so cosa possa regalargli il futuro, ma è un calciatore eccezionale e può giocare in qualsiasi squadra al Mondo. L'unica cosa che non deve mai perdere è il sorriso e l'importante è che sia felice di vivere e di giocare al calcio. Se riuscirà ad abbinare lavoro e felicità, può giocare ovunque, ma lo ripeto, deve essere felice, questa è la cosa che conta".

Non possiamo non parlare di Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese si è trasferito a Barcellona, mentre Samuel Eto'o è sbarcato a Milano. Quali sono le differenze tra i due?

"Uno è più veloce dell'altro (ride). Non ci sono grandi differenze. Entrambi sono due autentici fuoriclasse. Giocatori che non si tirano mai indietro sia sul campo che fuori, due grandissimi calciatori. Ho per loro il massimo rispetto, sono due grandissimi del calcio Mondiale".

Ti faccio due nomi: Balotelli e Pato

"Due giovani straordinari. Essere catapultati dal nulla in due grandi club non è facile. Loro stanno facendo bene perché sono due autentici "campioncini". Chi è meglio tra i due? Dico Balotelli, anche perché ci gioco insieme. Pato è comunque un grande attaccante e farà sempre meglio".

Tra qualche mese comincia il Mondiale. Come vedi il tuo Brasile? Qual è la squadra che ti fa più paura? La Spagna, l'Italia o ci potrebbero essere sorprese?

"Ci siamo qualificati molto bene per i prossimi Mondiali. Ci sono tantissime squadre che possono far molto bene. Ricordi la Spagna, Campione d'Europa, e fai molto bene, perché ci giorno dei grandissimi campioni, ma non dimentico l'Inghilterra e sono sicuro, come sempre, che ci saranno outsider che ci faranno penare. In un Mondiale non ci sono squadre materasso, non esistono proprio".

Ricordiamo la partita Australia-Italia...

"Esattamente. Non ci sarebbe dovuta essere partita, ed invece".

L'Italia?

"L'Italia è come la Germania, non muore mai e non è mai facile giocarci contro quando la si sfida in competizioni importanti. Rimane tra le favorite per la vittoria finale".

Parliamo d'Italia, non possiamo parlare di Antonio Cassano. Maicon lo porterebbe al Mondiale?

"E' una domanda che devi fare a Marcello Lippi, non a me. Cassano è un grandissimo calciatore, ma anche gli attaccanti che in questo momento sono a disposizione del Commissario Tecnico azzurro stanno facendo molto bene".

E Dani Alves? Lo mettiamo a sinistra?

"E' un giocatore fantastico. E' un grande calciatore e una persona molto seria. Posso giocare a destra e lui sulla corsia di sinistra, lo abbiamo già fatto. Quando un giocatore è forte, si adatta a qualsiasi soluzione, e Alves è un fuoriclasse".

Per concludere, prima di ringraziarti. Quale regalo vuole Maicon per Natale?

"Non c'è domanda più semplice. Rimanere in testa alla classifica anche dopo la gara contro la Lazio, e poi partire per il Brasile con la mia famiglia, per festeggiare, al meglio, questa importante festa".

Un saluto ai tifosi nerazzurri?

"Siete fantastici. Buon Natale a tutti".