Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Hector Tapia, quando Tito volle conquistare Perugia

Hector Tapia, quando Tito volle conquistare Perugia
venerdì 17 febbraio 2006, 15:022006
di Germano D'Ambrosio

Per molti doveva essere il terzo incomodo tra Salas e Zamorano, nella nazionale cilena. In realtà sospetto che i due, ad oggi, a stento ne ricordino il nome. Hector Tapia fu una delle (tante, forse troppe) follie della famiglia Gaucci, allora non ancora afflitta da problemi legali. Fino a qualche tempo fa aveva anche un sito: www.hectortapia.cl. Ma ora è inutile che provate ad accedervi: è desolatamente chiuso. Piuttosto leggetevi la sua scheda.
Hector Santiago Tapia Urdile, per gli amici semplicemente "Tito", nasce a Santiago il 30 Settembre 1977. Studia da attaccante nelle giovanili del Colo Colo, la squadra più blasonata del suo paese, e già prima di esordire in prima squadra si fa notare parecchio, partecipando da protagonista anche ai Mondiali Under 17 del 1993 con la Nazionale Cilena, che si qualifica terza (si gioca in Giappone). L'anno successivo con la Primavera del Colo Colo vince il Trofeo Nereo Rocco a Gradisca d'Isonzo. E' il primo impatto con l'Italia per Tapia, che qualche anno dopo dirà di quella esperienza: "Fu molto divertente, anche perché ci fu la possibilità di visitare dei luoghi bellissimi. Venezia su tutti, una città davvero unica. Il turismo, poi, è sempre stato uno dei miei hobby: mi piace conoscere tutto delle città che vado a visitare". Le porte della prima squadra si aprono, e nella sua prima stagione tra i "grandi" Tapia si presenta segnando 5 gol in 18 gare ufficiali. E' l'inizio di una grande avventura: al fianco di giovani promettenti come Pablo Contreras (ora al Celta) e Pedro Reyes (ex Auxerre), il Colo Colo vince in lungo e in largo. Arrivano due Coppe del Cile (1994 e 1996), due Scudetti (1996 e 1998) e una vittoria nel Torneo di Clausura nel 1997: in panchina siede il paraguaiano Gustavo "Profe" Benitez. Il 22 Aprile del 1998 Tapia esordisce anche in Nazionale maggiore nel match contro la Colombia, contribuendo alla vittoria finale per 4-1 dei suoi; non viene convocato, tuttavia, per il Mondiale di Francia. La straordinaria avventura con il Colo Colo si interrompe nel Maggio del 1999 - quando le statistiche recitano 32 gol in 82 partite - allorché il giovane attaccante si trasferisce all'Universidad Catolica. Qui nel giro di pochissime settimane riesce ad ambientarsi alla grande, segnando 9 gol in 15 partite e consacrandosi come vero e proprio astro nascente del calcio sudamericano. Si sprecano i prevedibili paragoni con Marcelo Salas e Ivan Zamorano, che nel frattempo stanno spopolando in Europa. Solo per un dissidio con il tecnico Nelson Acosta manca all'appuntamento con la Coppa America, ma la sua estate del 1999 non può non dirsi ugualmente calda. Tapia finisce sui taccuini dei maggiori osservatori europei, e subito la Fiorentina si mette sulle sue tracce, ma alla fine con un inaspettato colpo di coda la spunta l'ambizioso Perugia di Carletto Mazzone, che lo blocca nelle prime battute del mercato per averlo a disposizione nella fase iniziale dell'Intertoto.
Piccola digressione: si dice spesso che il valore di un giocatore si vede dal suo procuratore. Nel caso di Tapia questo è verissimo. Lui ne ha due, e sono nomi da mettere i brividi. Il primo è il cileno Hugo Rubio: arrivò nel 1988 al Bologna di Maifredi per una cifra da capogiro, insieme ad un giovanissimo Zamorano (che, con lungimiranza, fu spedito subito in Svizzera), ma giocò pochissimo e restò fino al '91 a fare panchina. Il secondo è l'argentino Claudio Daniel Borghi: il primo acquisto del Milan di Berlusconi, vestì rossonero nella stagione 1987-88, facendo pure un'apparizione nel Como di Agroppi, ma è noto per la domanda "Che senso ha correre per chilometri, se il campo è lungo cento metri?" rivolta ad Arrigo Sacchi, con il quale stranamente non ci fu un buon rapporto. Il senso della digressione spero via sia chiaro: procuratori-meteore non possono che portare giocatori-meteore. Ma il Perugia dello spendaccione Gaucci non bada a questa equazione e presenta Tapia come punta di diamante della sua campagna acquisti estiva: il cileno arriva per giocare indiscutibilmente da titolare. Ci sarebbe da aprire un'ulteriore parentesi su quel Perugia 1999/2000, infarcito di meteore del calibro di Hilario, Ba, Ahn, Paris, Guinazù, Dani, ma anche di scommesse vinte come Di Loreto, Pieri, Blasi, Liverani e Bucchi. Magari ci faremo un dossier, più avanti. In ogni caso, Tapia ha le idee chiare: "Mi auguro di segnare molti gol - dichiara umile, mentre l'Italia calcistica lo acclama - ma per farlo dovrò trovare un posto in squadra e non sarà facile, vista la concorrenza.

Ma non mi spavento: sono sempre stato abituato a lottare. A Santiago vedevo spesso in televisione le partite di Serie A. Un torneo duro, veloce e spietato, perché i difensori italiani non ti perdonano il minimo errore". E poi, come già detto in precedenza, qui il suo hobby del turismo può avere libero sfogo... "C'è Assisi a due passi, una località conosciuta in tutto il mondo!". Il dubbio che Tapia sia venuto solo per pagarsi una gita nei luoghi francescani non è da escludere categoricamente. L'esordio del cileno con gli umbri avviene il 3 Luglio del 1999, nell'andata del secondo turno di Intertoto contro il Pobeda, in casa: Tapia, appena rientrato dal Sudamerica, subentra a Bucchi nel secondo tempo servendo un ottimo assist a Rapajc, che viene atterrato e trasforma il successivo rigore per l'1-0 finale. Il cileno c'è anche al ritorno (si mangia un clamoroso gol davanti al portiere) in Macedonia, dove nonostante lo 0-0 finale il Perugia passa. Tapia viene confermato titolare nelle due successive sfide contro il Trabzonspor, ma stavolta - sarà un caso? - il team di Mazzone viene eliminato per mano di uno scatenato Vugrinec. Inizia il campionato e le redini dell'attacco vengono affidate al trio Rapajc-Nakata-Amoruso: neanche con la partenza del giapponese, che a Gennaio va alla Roma, Tapia riesce a trovare spazio. Lo si vede in campo per 17 minuti contro il Milan (3-1 per i rossoneri, il 12 Settembre) e per 27 minuti contro il Bologna (2-1 per i felsinei, il 22 Aprile). Non compare neanche in panchina nel famoso Perugia-Juventus di quell'anno, che i tifosi juventini ricorderanno molto bene. In Coppa Italia, invece, parte sempre da titolare, ma gli umbri vengono eliminati dalla Fiorentina al secondo turno. Nell'estate del 2000 il Perugia respinge gli assalti di Udinese e Nantes, e decide di continuare a puntare sul cileno. In panchina arriva Serse Cosmi ma la musica non cambia affatto: Tapia appare contro il Bari in panchina, il 17 Dicembre, dopodiché decide di concludere (ingloriosamente) la sua avventura italiana per tornare al Colo Colo. Della sua esperienza biennale al Perugia ci sono pochissime testimonianze fotografiche: in una di queste, lo vede con in mano un vassoio di cioccolatini, in occasione della presentazione dello sponsor Nestlé-Perugina. Ci piace ricordarlo così.
Tornato, come detto, al Colo Colo a Gennaio, Tapia ritrova subito campo e gol. Con 24 reti in 26 partite diviene capocannoniere del campionato cileno, alla faccia di chi a Perugia non aveva creduto in lui. In estate passa al Palestino di Puerto Montt, ma è solo una fugace apparizione (suggellata comunque da 6 gol in 10 gare). Nel Settembre 2002 Tapia tenta di nuovo l'avventura europea, questa volta in Francia e precisamente al Lille, dove la "hall of fame" locale vede la presenza di due cileni storici come Ignacio "Nacho" Prieto e Alberto Fouillioux. Incaricato di rinverdire i fasti del passato, Tapia firma un quadriennale con il club allenato da Claude Paul, e si trasferisce oltralpe con tutta la famiglia (ha due figli, la più grande si chiama Anastasia). Sulle prime il cileno fa vedere qualcosa di buono, mettendo a segno 3 gol in 15 partite, ma da Dicembre in poi le apparizioni calano vistosamente a causa di un problema al tendine d'Achille. Il 2003 inizia decisamente male: il 23 Ottobre suo padre muore a seguito di un attacco cardiaco, e i guai fisici continuano a perseguitarlo. Tapia comunque riesce a trovare spazio da titolare, ma sono i gol a mancare (solo due, contro PSG e Nantes). Nell'Aprile del 2004 il Lille decide di mandarlo in prestito al Cruzeiro, dove diventa subito un beniamino dei tifosi. Ma nel Gennaio 2005 avviene il divorzio definitivo dal club francese: Tapia ancora una volta sceglie il "suo" Colo Colo, dove resta fino a Dicembre. Quindi firma un contratto annuale con l'Union Espanola, club di Santiago che milita nella Serie B cilena. Ma il Colo Colo, allenato ora dal suo ex procuratore Claudio Borghi, pare stia facendo carte false per farlo tornare alla base. Del resto lo avevamo detto: meteora chiama sempre meteora.