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Alfredo Provenzali: "Questo calcio non ha poesia"

Alfredo Provenzali: "Questo calcio non ha poesia"
venerdì 10 settembre 2010, 18:302010
di Alessio Calfapietra

Dopo Massimo De Luca, Gabriele Majo ha avuto modo di intervistare per tuttoilcalcioblog anche Alfredo Provenzali, vincitore del 34° premio Sport Civiltà nella categoria Radio e Televisione, e indiscutibile decano della radio italiana soprattutto grazie alla decennale conduzione e partecipazione a "Tutto il Calcio Minuto per minuto".

Alfredo Provenzali, prima di tutto sarà un premio per la sua persona, visto che è al microfono - stando a Wikipedia - ininterrottamente dal 1966...
"In effetti è dal '61, quindi sono 50 anni tondi tondi"

Per un solo anno non ha potuto festeggiare assieme al 50° di Tutto il Calcio...
"Appunto. Ho cominciato un anno dopo..."

Lei riceverà questo prestigioso premio per indubbi meriti personali, ma idealmente vorrebbe estenderlo a tutti i suoi colleghi di Tutto il Calcio, in occasione del 50°?
"E' chiaro... Credo che il premio sia per la Trasmissione, per quello che ha rappresentato e per quello che continua a rappresentare, più che per le persone che fanno parte di questo gruppo"

Cosa rappresenta Tutto il Calcio minuto per minuto nell'era di Sky?
"Direi la poesia rispetto a quello che oggi è questo mondo che è tutto meno che poetico"

All'appuntamento col microfono lei si avvicina con la stessa sensibilità di una vota? Con la stessa emozione?
"Praticamente è ancora come la prima volta, non è cambiato niente. Più che la stessa emozione direi che c'è sempre la stessa paura che c'era la prima volta: paura di sbagliare, paura di non essere all'altezza, tante sensazioni che sono sempre quelle di una volta"

C'è da avere più "paura" a condurre la trasmissione o a fare l'inviato sui campi?
"Indubbiamente è molto più difficile fare l'inviato sul campo, non c'è ombra di dubbio, anche se probabilmente la responsabilità è maggiore a stare in studio, perché si ha tutto sulle spalle, però è molto più difficile essere direttamente in prima linea che non in fureria"

Lei è una sorta di trait d'union tra la vecchia scuola di Tutto il Calcio, i Grandissimi, - cioè Carosio, Martellini, Ameri, Ciotti, etc - e la nuova generazione, quella dei Cucchi, dei Gentili, se vogliamo, anche se adesso ha fatto questo "tradimento" con la televisione...
(sorride)... "Sono rimasto l'ultimo dei vecchi..."

A proposito di Bruno Gentili: ha sentito queste due sue prime telecronache?
"Io normalmente ascolto la Radio e basta: però, siccome Bruno è un amico, ho voluto fare un'eccezione dando un'occhiata alla televisione per ascoltare un amico che debuttava in un impegno così difficile. Indubbiamente c'era l'emozione delle prime volte, ed è comprensibilissimo, però Bruno è talmente bravo che credo che la supererà tranquillamente e tra un po' avremo un signor telecronista"

Nella prima uscita mi era parso già più televisivo, e per questo un po' frenato, nella seconda uscita mi è parso di sentire più un commento tipico di Bruno Gentili alla Radio: è una sensazione che condivide?
"Mah: Bruno ha fatto per molti anni la Radio, e quindi è difficile cambiare completamente sistema, modo di dire, modo di parlare, di approccio all'avvenimento: quindi io lo capisco perfettamente. Ma il fatto che sia apparso un po' "radiofonico" per conto mio non è un difetto, ma un pregio.."

Un pregio, sottoscriviamo pure noi... Un calcio, questo moderno, che fa parlare, che fa discutere: lei dall'alto della sua esperienza, dall'alto dei suoi 50 anni di calcio e di Radio, come giudica l'annata che sta per partire, tutte le polemiche che ci sono state, tessera del tifoso, non tessera del tifoso? E' un calcio un po' diverso, un po' più brutto
"Diciamo sicuramente che è completamente diverso rispetto a prima, sul fatto della bruttezza o della bellezza bisognerà poi vedere in fondo quali saranno i risultati definitivi. Però c'è un po' troppa tensione in questo mondo: ci si dimentica che il calcio è sempre stato lo sport più bello fra tutte le varie discipline sportive, e lo è stato per una ragione molto semplice, perché il calcio è sempre stato lo sport più semplice appunto. Adesso, invece, si tenta di complicarlo, sia nel linguaggio degli addetti ai lavori, che nella organizzazione, probabilmente perché si ha una certa paura che le cose semplici non abbiano più quell'interesse che una volta potevano avere: tuttavia, per conto mio sbagliamo, perché proprio la semplicità del calcio è la sua bellezza. Non dimentichiamoci che in questo mondo, dove impera la tecnologia, dove c'è di tutto, eccetera, basta prendere due o tre bambini, metterli in una stanza, assieme a televisori, a Nintendo, ad altre diavolerie di questo mondo e poi buttare in mezzo a questa stanza un pallone: improvvisamente i bambini dimenticheranno tutte le diavolerie di questo mondo per correre dietro a questo pallone, naturalmente senza sapere cosa farne,incespicando, cadendoci sopra, senza sapere come calciarlo, però il fascino del pallone è un qualcosa che credo non possa essere cancellato"

Questo premio "Sport Civiltà" racchiude due parole molto importanti, significative, appunto Sport e Civiltà, nelle quali Alfredo Provenzali sicuramente si riconoscerà...
"Il concetto dovrebbe essere lo stesso, praticamente. Purtroppo, però, ahimè, negli ultimi tempi lo sport, in alcuni momenti, è stato molto poco civile. L'augurio è naturalmente che possa tornare ad esserlo, perché sport e civiltà sono due concetti che dovrebbero andare a braccetto, andare di pari passo, altrimenti non avrebbe ragione di esistere, soprattutto lo sport..."

Un premio che le verrà assegnato a metà novembre nel prestigioso Teatro Regio di Parma: Parma che lei ha avuto modo di seguire nell'Epopea iniziale nelle Coppe Europee negli anni '90...
"Un grande Parma, un gran bel ricordo... Ma quando si parla del Regio di Parma, diciamo che il mio ricordo va al di là dello sport, al di là del calcio, perché improvvisamente mi è venuto in mente, tornando indietro di qualche secolo, che io al Regio di Parma ho recitato..."

Ah sì?
"Quando ero universitario facevo parte della compagnia del Teatro Universitario di Genova: allora un anno abbiamo fatto una rievocazione del futurismo con uno spettacolo che mi ricordo si chiamava Urrà......... (tanti puntini) TàTàTà, con testi dei maggiori futuristi. Lo spettacolo, pur essendo solo per l'Università di Genova, ebbe molto successo e ad un certo punto l'abbiamo portato anche al Festival del Teatro Universitario di Parma e devo dire che mi vanto, in una certa maniera, mi pavoneggio, diciamo così, perché io al Regio di Parma ho recitato. Ed ora ci tornerò, dopo moltissimi anni: sarà un ritorno con piacere e naturalmente con emozione"