Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
esclusiva

Talla, un pomeriggio in casa Giaccherini

ESCLUSIVA TMW - Talla, un pomeriggio in casa Giaccherini
giovedì 23 settembre 2010, 18:252010
di Marco Gori

Proseguiamo il nostro speciale su Emanuele Giaccherini incontrando i genitori e il fratello nella loro abitazione, dove veniamo accolti con grande disponibilità.

Con loro abbiamo affrontato vari argomenti riguardo alla storia e alla carriera di Emanuele, iniziando dai più banali, per poi passare a quelli più attuali, come lo sciopero minacciato dai calciatori, e concludere infine con qualche previsione sul futuro del giocatore:

Come è cambiata la vostra vita e quella di vostro figlio con tutta questa notorietà?
"La nostra vita, almeno per ora è la stessa, continuo a lavorare e a fare la vita di sempre, e credo sia così anche per mia moglie e mio figlio" dichiara papà Roberto. "Non deve cambiare, deve restare umile, ha gli amici qua, le sue radici qua e deve continuare a tornare qui, come sta facendo. Il fatto che giochi in serie A non significa che debba fare le cose che si vedono in TV, altrimenti prima o poi rischi di entrare in un brutto vortice", aggiunge il fratello Andrea, anch'esso calciatore, seppur a livello dilettantistico, ed ora fermo per un infortunio alla caviglia.

Cesena non è lontanissima, ne sentite la mancanza?
"Quella sempre -risponde la Signora Patrizia- ora un po' di più, con le trasferte e tutto il resto. Tornando al discorso di prima, quello che è cambiato è che la gente ci ferma spesso per chiederci delle cose, ed io mi trovo un po' imbarazzata perché non è che di calcio me ne intenda poi così tanto...Sarebbe una bugia però se dicessi che non mi fa piacere"

Stasera (siamo a poche ore da Catania-Cesena n.d.r.) lo vedrete in televisione?
"Andiamo a casa di mia suocera, come sempre. E c'è un motivo particolare: mio suocero, che era legatissimo a Emanuele, è venuto a mancare a Pasqua; a Natale, quando già stava male, gli regalammo l'abbonamento a Sky. E ora continuiamo ad andare li, perché è come se fosse ancora con noi" sottolinea il padre.

E se dovesse andare, non so, a Milano, Torino, Roma o Napoli, sareste spaventati?
"Assolutamente no" sentenzia papà Roberto. "L'importante è che sia contento lui, e che la cosa sia fatta per il suo bene: in quel senso approveremo tutto quello che farà" concorda la madre.

Si parla di Emanuele come un ragazzo estremamente determinato. A che età ha cominciato a pensare al professionismo?
"A 10 anni, quando giocava nel Rassina. Poi è stato un anno ad Arezzo ed a 12 è andato nel Bibbiena, che, almeno allora, era una società satellite del Cesena" racconta il papà. "Ricordo che in occasione dell'intervento in cui gli asportarono la milza dopo uno scontro di gioco, appena si risvegliò ci chiese se avrebbe potuto tornare a giocare a calcio e noi gli dicemmo di si, anche se in quel momento non ne eravamo certi" ricorda con una certa commozione e un filo di orgoglio mamma Patrizia.

Questa leggenda riguardante i famosi viaggi in Panda...O era una Fiesta?
Ci risponde la madre:
"Finché era minorenne andavamo noi ad accompagnarlo e a riprenderlo. Poi, quando prese la patente, gli detti la mia pandina. Noi ci comprammo una Fiesta, poi ebbe un incidente e gli demmo la Fiesta"

Andrea, anche tu giochi a calcio, seppure a livello dilettantistico, cosa provi?
"Fa impressione, ripenso a quando giocavamo con le figurine di Totti e Ibrahimovic e ora ho maglie di questi due giocatori..."

Furio Valcareggi ci ha detto che la storia di Emanuele è una storia bella, in cui trionfa la giustizia, ma che sul carro dei vincitori saranno in pochi a salire...
"Tutti ci dicevano che era un ragazzo bravo, svelto, ma poi alla fine il discorso finiva sempre li, sul suo fisico gracile" inizia Patrizia Giaccherini. "Capisco un allenatore che vede un calciatore di 167 cm che va a giocare contro gente di un metro e novanta e pensa: 'o questo è Messi oppure se lo mangiano', però il calcio non è solo fisico, e per fortuna ci sono molti esempi in questo senso" il giudizio del padre.

Che effetto fa sentire il CT Prandelli parlare di lui come un possibile giocatore della nazionale?
"Fa piacere, ma fa anche strano. Vuol dire che lo stanno monitorando" attacca Andrea Giaccherini, subito "stoppato" dal padre: "Stiamo calmi. Ora ha fatto tre partite a buon livello, poi può darsi che nelle successive tre giochi peggio. Poi fino ad ora c'era anche un effetto sorpresa, può darsi che gli avversari prendano delle contromisure...Un giocatore va valutato nell'arco di un'intera stagione..."

Signora Giaccherini, ha paura quando lo vede giocare?
"Sempre! Anche perché ne ha passate davvero tante. E' vero che ci si fa male anche a lavorare e nella vita di tutti i giorni, e che il calcio è uno sport in cui gli infortuni capitano spesso, ma lui si è rotto tutto: il ginocchio, il perone, la spalla, la milza...Mi prende male anche quando non si fa male ma lo vedo semplicemente a terra dolorante, perché so che ha grande resistenza al dolore. E sto male anche quando si fanno male gli altri giocatori"

Avete parlato anche dello sciopero?
"Io mi trovo in cassa integrazione -spiega la Sig.ra Giaccherini- quindi in una situazione particolare. Gli ho chiesto se era per i soldi, lui mi ha detto di no, e allora ho pensato che fosse giusto". "Non abbiamo approfondito troppo il discorso -ci dice Andrea- però dico una cosa: io lavoro in fabbrica e guadagno 1000 euro al mese, penso a loro e dico, 'cavolo!'; poi però, riflettendoci, ritengo che sia giusto difendere i propri diritti. E' vero che guadagnano tanto, ma fanno guadagnare anche tante persone. Penso anche a me stesso, che sono tifoso interista e ho comprato la maglia di Milito..."

Siete tutti interisti in famiglia?
"Mia moglie è per la Fiorentina, ma ai miei figli sin da piccoli ho trasmesso la fede per l'Inter" sentenzia il padre

E se dovesse andare al Milan?
"L'Inter viene prima di tutto, certo, se si presentasse un occasione del genere... magari..."

E quando l'Inter giocherà contro il Cesena?
"Sicuramente tiferemo per il Cesena" dichiarano i genitori, mentre il fratello si trincera dietro a un "No comment".

Anche qui non mancano i cimeli: questo è il pallone della promozione in Serie A:

Ma, quello più particolare, ce l'ha Andrea, stampato sulla pelle:

"Anni fa gli regalai la maglia col numero 23; gli dissi 'quando sopra quel numero vedrò il tuo nome, mi farò un tatuaggio con quel numero', e così è stato".

Nel salutarci mamma Patrizia ci confessa: "sono sempre stati molto legati tra di loro. In casa spaccavano tutto con il pallone, ma si vogliono davvero bene.."

© Riproduzione riservata