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Stadio Juve, unica cattedrale nel deserto

Stadio Juve, unica cattedrale nel desertoTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
venerdì 9 settembre 2011, 13:032011
di Antonio Vitiello
fonte articolo di Matteo Ronchetti per Sportitalia

Bello, confortevole, sicuro, funzionale, in grado di unire storia e modernità, capace di aumentare i ricavi di 20 mln rispetto al passato e rimpolpare il valore del club, non più legato solo alla rosa, ma con un patrimonio immobiliare consistente e reale. Il nuovo impianto della Juventus, ancora a caccia del nome ufficiale, è un capolavoro di ingegneria e ingegno, programmazione e gestione. Un esempio che però in pochi in Italia riescono ancora a seguire. Al momento infatti lo stadio bianconero rappresenta la classica cattedrale nel deserto. L'unica pietra miliare in una selva di vorrei, ma non posso, o non riesco. Perchè al momento la mancanza di una legge sugli stadi imbriglia molte società che un progetto già lo hanno, ma sono ancora distanti anni luce dall'avere l'ok per posare la prima pietra. Servono autorizzazioni prima che soldi. La Juve insegna, sui 122 mln necessari per la costruzione del nuovo impianto 95 sono stati coperti dalla cessione dei naming rights e delle aree commerciali. E non è necessario spendere così tanto. Il Cagliari vuole fare il tutto, per esempio, con una 40 di milioni complessivi. Idem l'Udinese.

Insomma, ci sarebbe da guadagnarci, e molto. Basta dare uno sguardo ai bilanci delle big europee, i cui ricavi per il 27% arrivano dagli stadi. In Italia siamo fermi al 13, con un tasso di riempimento del 61%, rispetto al 92% degli stadi inglesi, all'88% dei tedeschi, al 73% degli spagnoli e al 69% dei francesi. Il tasso di crescita dei ricavi da stadio in Italia è stato dello 0,3% dal 1998 ad oggi. Tagliare i costi con l'utilizzo di un manto erboso sintetico, come fatto da Novara e Cesena e come vogliono fare a Genova e Verona non è soluzione ai problemi del calcio italiano e non aiuta ad aumentare i ricavi. Chi sa che i dati snocciolati in questi giorni e l'impietoso confronto con l'estero non sia servito ai padroni del calcio e della politica ad aprire gli occhi. Serve una svolta. Ora. Perchè già adesso siamo indietro di almeno 5 anni. E l'Europa non ci aspetta.