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esclusiva

Marchegiani: "La classifica non mi stupisce"

ESCLUSIVA TMW - Marchegiani: "La classifica non mi stupisce"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
sabato 12 novembre 2011, 10:012011
di Elena Rossin

Abbiamo intervistato in esclusiva Luca Marchegiani, portiere che è stato l'estremo difensore di Jesi, Brescia, Torino, Lazio e Chievo oltre che della Nazionale dal 1992 al '96; attualmente è opinionista Sky. Con Marchegiani abbiamo fatto il punto sulla serie A. Udinese, Lazio e Juventus hanno una rosa adeguata e sono ben allenate. Del Napoli lasciano perplesse le tre sconfitte con squadre alla portata. Il Milan è una squadra forte che sta recuperando gli infortunati e sa dosare le proprie forze. Atalanta, Siena e in parte la Roma sono le formazioni che esprimono il miglior calcio. Del Piero e Inzaghi hanno vinto tutto e sapendo di poter dare ancora il loro contributo vogliono giocare sempre. Mettere in discussione un allenatore dopo due sconfitte è diventata una mentalità comune.

Udinese e Lazio guidano la classifica della serie A in attesa che la Juventus recuperi la gara con il Napoli, mentre l' Inter, che deve ancora giocare la partita con il Genoa, è in zona retrocessione. Lei è stupito dalla classifica?
"Sono stupito della posizione dell'Inter perché era difficile prevedere che a questo punto della stagione i nerazzurri occupassero un tale posto in classifica, ma non lo sono dal rendimento delle alte squadre perché comunque sia Udinese, sia Lazio, sia Juventus sono costruite bene e allenate altrettanto. Per quanto riguarda Juventus e Lazio era abbastanza prevedibile che iniziassero in questo modo la stagione, tra l'altro la Lazio ha cercato di rinforzarsi anche dopo lo scorso campionato di alto livello, mentre la Juventus aveva disputato una stagione non esaltante ed era ipotizzabile che riuscisse a sistemare le cose in modo da tornare ad alti livelli. L'unica che può essere considerata non una sorpresa, ma una piacevole conferma è l'Udinese che forse tra tutte era quella che nella sessione di mercato estiva aveva rinunciato ad alcuni giocatori importanti, ma che è stata capace di sostituirli fino adesso, secondo me, più con la squadra che con i singoli, nel senso che un altro Sanchez o un altro Inler non ci sono ancora però la società ha sicuramente supplito sul mercato. Il Napoli sta facendo un'ottima stagione, meglio in Champions che in campionato, anche se ha solo un punto in meno dello scorso anno considerando il fatto che deve recuperare la gara con la Juventus; dei partenopei mi lasciano un po' perplesso le tre sconfitte con squadre alla portata (Chievo, Parma e Catania, ndr). Credo che chi vuole vincere il campionato deve cedere poco o niente a quelle più piccole, con tutto il rispetto per quelle che hanno ambizioni più contenute. Potenzialmente però il Napoli può vincere il campionato, adesso vedremo cosa farà quando uscirà dalla Champions, che è un impegno molto gravoso per il Napoli, che ha si la rosa per affrontarlo, ma essendo una competizione che porta via tante energie nervose, soprattutto per le squadre che non sono abituate, può scontarla un po'. Il Milan è una squadra fortissima che ha ritrovato i giocatori che a inizio stagione erano infortunati e adesso può disporre di quasi tutti, sa dosare le energie e infatti in classifica si è portata a ridosso delle prime".

Quale squadra finora, da un punto di vista tecnico, ha espresso il miglior calcio?
"Considerando quelli che sono i valori dei giocatori in campo l'Atalanta è la squadra che mi ha più colpito, anche perché se non avesse avuto i sei punti di penalizzazione sarebbe al quinto posto. Anche il Siena e a sprazzi la Roma e forse da un punto di vista del gioco espresso, senza considerare la forza assoluta della squadra, la Juventus".

Giocatori del calibro di Del Piero e Inzaghi sono ai margini nelle loro squadre, ma scalpitano per continuare ad essere protagonisti. Campioni sul viale del tramonto che non accettano il tempo che passa o giocatori ancora validi sottovalutati dai loro club?
"Nessuna delle due cose nel senso che loro stanno facendo quello che è giusto a questo punto della loro carriera, cioè continuare a chiedere tanto al proprio fisico e al proprio impegno, perché calciatori di quel livello se non si sentissero ancora importanti e determinanti per la squadra non riuscirebbero più a mantenere, dal punto di vista dell'impegno e dello spirito di sacrificio durante gli allenamenti, quello che serve per rimanere a certi livelli. Perciò è normale che Del Piero e Inzaghi vogliano giocare sempre e forse anche di più di quello che possono dal punto di vista fisico, però questo è l'unico modo per rimanere competitivi sul piano atletico e della motivazione. Sono giocatori che hanno vinto tutto e dominato con la loro bravura i palcoscenici europei e mondiali e quindi non possono accontentarsi, perché sarebbe contro natura e non riuscirebbero a trentasette e a trentotto anni a restare a certi livelli. E' anche naturale che a quest'età non abbiano più la continuità per giocare tutte le partite".

Dopo dieci giornate già sei allenatori sono stati esonerati Pioli (Palermo), Gasperini (Inter), Bisoli (Bologna), Giampaolo (Cesena), Mihajlovic (Fiorentina) e Ficcadenti (Cagliari) e Luis Enrique, nonostante le assicurazioni della Roma, è in bilico. E' sempre più difficile fare l'allenatore in Italia?
"Non credo che Luis Enrique sia in bilico, ma trovo che in Italia sia difficile fare l'allenatore perché da noi si dà poco tempo. Credo che l'esonero più significativo sia quello di Ficcadenti, che fino a due settimane fa era incensato da tutti come un allenatore di valore per aver portato il Cagliari a ridosso delle prime posizioni e poi sono bastare due sconfitte (Lazio e Atalanta, ndr) precedute da tre pareggi (Siena, Napoli e Cesena, ndr) per far decidere al presidente di allontanarlo. Non sempre sono i risultati a decidere l'esonero di un allenatore, ma anche i rapporti con i presidenti. E' difficile entrare nei casi specifici, però sicuramente c'è poca fiducia nella programmazione, perché due partite non possono mandare a monte il lavoro di un allenatore e di una società, poiché la programmazione di una stagione coinvolge tutti. Sono scelte che mi lasciano abbastanza perplesso però, purtroppo, è anche una situazione alla quale siamo talmente abituati che consideriamo quasi naturale che un allenatore venga messo in discussione dopo due sconfitte e il comportamento dei presidenti è figlio proprio di questa mentalità che ormai è diventata comune".

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