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Roma, il progetto Luis Enrique inizia a scricchiolare

Roma, il progetto Luis Enrique inizia a scricchiolareTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 5 dicembre 2011, 07:592011
di Marco Conterio

La panchina è salda perché sconfessare le scelte vorrebbe dire azzerare un progetto. L'oggi di Luis Enrique è legato ai sogni ed alle speranze di Thomas Di Benedetto. Che nel giorno del suo avvento aveva predicato pazienza, calma. Sogni e voli pindarici da rimandare ad un domani, perché l'oggi è fatto di tasselli, di piccoli mattoni da gettare lì, uno dopo l'altro. Quanto è lontana l'America, però. Quanto sono lontane anche la Spagna e Barcellona. L'Italia è terra dove gli errori non sono ammessi, dove progetto è termine sì accettato ma solo quando il presente accenna almeno qualche sorriso. Così la Capitale s'interroga, il tifo mugugna, la piazza si chiede: giusto continuare così? La dirigenza conferma Lucho, perché cacciarlo adesso, dopo le tre scoppole fiorentine, vorrebbe dire sconfessare appunto le speranze di un domani a simil tinte blaugrana. Perché la Roma è un progetto di squadra dove le fondamenta però iniziano a traballare. La squadra vista ieri a Firenze è lontana ombra di un qualcosa che vuol divenire grande. Ok la fitta rete di passaggi, ok il gioco ragionato.

Ma Boruc è lontano, i portieri avversari hanno spesso guantoni freddi e pomeriggi silenziosi. Esportare tout court una filosofia è impresa improba, se non impossibile, anche per il più radicato degli integralisti del barcellonismo. Luis Enrique, che di quel calcio fa una ragione di vita, che sceglie le formazioni in base alla condizione fisica, perché in Catalogna van bene tutti perché quella mentalità è radicata sin dalla tenera età. Le fondamenta, però, scricchiolano forte. Il miraggio del Barça dei miracoli è sempre più lontano, il modello si fa ogni giorno più distante ed il tanto venerato progetto inizia ad aver crepe preoccupanti. Luis Enrique non demorde, Baldini neppure. Sarebbe una sconfitta troppo grande, per tutta la Roma società. Però, dentro le menti più che nei cuori della dirigenza, il pensiero inizia lentamente a maturare. Ammettere la sconfitta per ripartire. Anche se adesso non è il tempo, prima servono altri esami.