Lampi di Roma, ma Totti perde la battaglia di Filippi
Quindicesima giornata di Serie A (ma quattordicesima di gioco effettiva). Altrettante formazioni diverse mandate in campo da Luis Enrique; ma stavolta, più che il desiderio di cambiare, è necessità. Alle defezioni per infortunio, dopo Firenze si sono aggiunte tre squalifiche, una per reparto. Ed è nell'emergenza che le grandi squadre reagiscono. Un inizio di gara, quello di ieri contro la Juventus, scoppiettante: il gol di De Rossi arriva dopo appena cinque minuti, ed è confezionato dai pilastri, da coloro dai quali ci si attende l'esempio (Capitan Futuro realizza su assist di Totti). La reazione dei bianconeri è rabbiosa, ma i giallorossi tengono bene, almeno inizialmente. La posta in palio è alta: la Vecchia Signora sta perdendo l'imbattibilità in campionato, la squadra capitolina vuole spazzare via tutte le polemiche in un colpo solo con un'impresa. La Juventus perde molto mordente nella ripresa (non a caso Conte cambia i tre del reparto avanzati), ma di chi ha due facce non bisogna fidarsi: arriva così il gol di Chiellini, e vecchi fantasmi tornano a girovagare all'Olimpico.
Ma la Roma dà l'idea di voler essere più forte di tutto e tutti, la giornata (contro la prima della classe) sembra ideale. Passa un minuto e i giallorossi guadagnano un calcio di rigore per fallo di Vidal su Lamela. Il coronamento di una serata da ricordare può avvenire con il primo gol in campionato di Totti, con il sigillo di "Capitan Presente". Ma il sogno si infrange sulle manone protese in tuffo di Gigi Buffon. Il portiere della Nazionale conferma il suo ottimo inizio, e para il suo secondo rigore stagionale, dopo quello neutralizzato con la maglia della Nazionale. Gigi, che non è mai stato un "pararigori" (o almeno, nella sua straordinaria carriera, non è stata una caratteristica dominante) può ringraziare il suo preparatore Claudio Filippi, che di portieri bravi in questo ne ha allenati (basti pensare a Sorrentino). Ma anche se questa piccola battaglia è stata persa, la guerra è finita in parità: un punto assolutamente da non disdegnare per la Roma, un punto per ripartire, ma non da capo.