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Avellino, play off lontani ma il futuro può sorridere

Avellino, play off lontani ma il futuro può sorridereTUTTO mercato WEB
© foto di Luigi Gasia/TuttoLegaPro.com
mercoledì 15 febbraio 2012, 17:052012
di Stefano Sica

Quattro mesi possono bastare per crescere e cambiare totalmente il proprio destino. E infatti ne è trascorso di tempo da quel 2 ottobre in cui andava in scena un derby apatico e molliccio, con un Sorrento alla ricerca della propria identità ed un Avellino ancora malaticcio affidato da poche settimane alle cure di Bucaro. E' così che dieci giorni fa, allo stadio Italia, Sorrento e Avellino hanno incrociato i tacchetti in una sfida emozionante e tirata. Mai cattiva ma certamente vivace, lontana parente di quella del Partenio. Insomma, un derby vero, non contraffatto. Dovendo vivisezionare le fasi più importanti del match, bisognerebbe ammettere che le squadre si sono divise un tempo per ciascuna. Più audace l'Avellino nella prima frazione, impietoso il Sorrento nella ripresa quando si è permesso soltanto di aumentare i ritmi per sfangarla. Ma dedurne la legittimità di un pari sarebbe fuori luogo. Intanto, perché all'Avellino è mancata la cattiveria necessaria sotto porta per meritarsi miglior sorte. E poi perché, al tirare delle somme, i rossoneri sono riusciti a rendersi molto più pericolosi nell'arco dei 90', creando, oltre ai gol decisivi, almeno altre 5-6 occasioni pulite per dare una sterzata al derby già sullo 0-0. La differenza è stata tutta lì. Sorrento cinico ma anche fantasioso. Avellino bello da vedere dalla difesa fino alla trequarti nei primi 45', ma troppo tenero quando si è trattato di mettere realmente paura a Rossi. A tratti i biancoverdi sono apparsi autoritari, superiori in intensità e velocità, padroni di un Sorrento a cui non restava che rifugiarsi nelle ripartenze. In alcuni momenti della gara sembrava persino che i Lupi giocassero a memoria, assorti in un possesso palla continuato e ragionato. Tuttavia è proprio da quella sfrontatezza mostrata nel primo tempo che si può ripartire.

Qui il pensiero non può non andare a Bucaro, il cui lavoro tattico sta incidendo progressivamente sui meccanismi della squadra. All'Avellino oggi mancano, semmai, esperienza e malizia per lottare ai vertici. Qualità indispensabili a cui la tecnica individuale non può mai sopperire e che, se ostentate in terra costiera, avrebbero probabilmente evitato una sconfitta amara. Questa congettura è confortata dai numeri, che testimoniano di un Avellino perennemente in affanno con le più blasonate del girone e feroce con le più piccole. Ma a questa squadra non manca molto per accreditarsi un futuro roseo in vista del prossimo anno. La storia degli ultimi campionati di Prima Divisione (ed in parte anche quello di quest'anno, se si guarda alla sorprendente Ternana) insegna che i trionfi passano per una linea giovane amalgamata con il pragmatismo di qualche elemento più navigato. L'Avellino i suoi gioielli ce li ha in casa. Adesso occorre dare continuità a questo percorso coraggiosamente portato avanti dal ds De Vito, magari inserendo qualche tassello di maggiore esperienza nei settori nevralgici del campo. In questo contesto la conferma di Bucaro è imprescindibile: l'Avellino può ripercorrere le orme del Taranto che, già a gennaio dello scorso anno, iniziava a costruire l'organico vincente di questa stagione ed a tracciare un progetto di gioco di cui oggi raccoglie i frutti, grazie alla mentalità innovativa di un tecnico giovane e con le idee chiare come Dionigi. Certo, molto dipenderà dai futuri equilibri societari. Non è detto che nelle prossime settimane non si possano avere novità in questa direzione. Gli spifferi, in tal senso, sono tanti. Da ciò dipenderanno anche le strategie di mercato, l'eventuale utilizzo di nuovi under o la rinuncia al minutaggio. Impossibile preconizzare qualcosa, ma l'Avellino avrà comunque il dovere di lottare per vincere il torneo e tornare là dove la sua storia esige. Lo pretende una piazza che soffre da troppi anni.