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La tattica di Ranieri per tenere il posto (magari anche l'anno prossimo): abbandonare Sneijder. Milan e Juve: dipende da Ibra (e giovedì...). Napoli: il piano di Mazzarri

La tattica di Ranieri per tenere il posto (magari anche l'anno prossimo): abbandonare Sneijder. Milan e Juve: dipende da Ibra (e giovedì...). Napoli: il piano di MazzarriTUTTO mercato WEB
© foto di Fabrizio Biasin
martedì 21 febbraio 2012, 00:002012
di Fabrizio Biasin
Nato a Milano il 3/7/1978, laureato in Scienze ambientali presso l'Università dell'Insubria di Como, da ottobre 2008 è Capo Servizio Sport presso il quotidiano "Libero". Opinionista tv per Sportitalia, Mediaset Premium e Telelombardia.

Il bambino Filippo ha i suoi bei problemi: Gigetto e Pierugo (due ipotetici compagnucci di classe) lo prendono per i fondelli. Gli dicono: "Uè pirla, venerdì hai preso tre mortadelle". Oppure: "Filo per merenda la mamma ti ha dato le solite quattro pere?". Cose così, piccolezze, roba da Bagaglino, fatto sta che alla scuola di Filippo si ride di gusto alla faccia dei nerazzurri.
Il bambino Filippo tenta la replica, gli vien da dire che lui ha realizzato il triplete, che loro invece sono andati in serie B, che non succede niente se per un anno la sua squadra non vince manco il Trofeo Birra Moretti, in fondo son cinque anni che Moratti riempie la bacheca e la panza è ancora bella piena. Ma Gigetto e Pierugo son bastardi dentro e gli fanno notare che pure tal Muntari ha fatto gol lontano dalla Pinetina, proprio Sulley, quello che Filippo sosteneva essere "una pippa micidiale". E allora a Filippo viene il magone e quasi pensa di bigiare da scuola così quei due lì, il milanista e lo juventino, si prendono a cinghiate tra di loro al grido di "Chiellini spia non sei figlio di Maria" e "Ibra pisquano, gioco di mano gioco da villano".
La situazione è decisamente triste per il tifoso nerazzurro, costretto quest'anno a veder godere e litigare gli altri. Lui, il tifoso interista, allo stadio ci va lo stesso, prova a non protestare, ma poi gli esce l'acido muriatico dalle ghiandole surrenali e chiede spiegazioni a patron Massimo. Il presidentissimo in effetti ha lo stesso problema del bambino Filippo: sa che c'è chi lo prende per il naso, magari non lo fa a quattrocchi perché lui c'ha il grano e quelli con il grano preferisci sfotterli di nascosto che non si sa mai (prima o poi magari salta fuori qualche cento euro anche per te, meglio tenerselo buono). La verità, però, è che mentre Filippo non ha colpe se non quella di avere una passione che va oltre le leggi della fisica e della sopportazione, Moratti di colpe ne ha assai.
S'è dimenticato, il patron, che dopo la grande magnata devi prendere il digestivo Antonetto, altrimenti ti rimane tutto sullo stomaco e ti addormenti. Così è successo in casa nerazzurra: pennichella post-triplete e la digestione è andata a puttane. Qui però non si tratta più di mal di panza, qui siamo all'ulcera: il dottore incaricato da Moratti si chiama Branca (avessi detto dottor House), uno che per guarirti dall'ebola è capace di darti gli Zigulì.
Uscendo dalla sottile metafora è evidente che tutti quanti, al momento, ce l'hanno con l'uomo-mercato nerazzurro: per qualcuno è un incompetente, per qualcun altro un raccomandato, per altri ancora l'unico responsabile dell'allontanamento di Oriali ("lui si che non sbagliava un colpo"). Poi bisogna essere lucidi e dire che sì, Branca probabilmente non ha gli stessi geni di Moggi e Galliani, ma non è neppure un babbeo qualsiasi. Il fatto è che se sei abituato ad avere il portafoglio pieno e vai a far la spesa da Peck (un posto a Milano dove un'oliva costa come una pepita), poi diventa complicato quando ti tagliano i fondi. A quel punto puoi far due cose: o vai ancora da Peck e cerchi l'occasione (che ne so, il latticino in scadenza) o vai alla Lidl e mangi quel che c'è. Branca prima ha provato i colpacci, poi ha capito che era meglio abbassare le arie. Il problema è che in entrambi i casi ha mangiato assai male e ormai è tardi per tornare indietro.
Domani a Marsiglia ci si gioca tutto. Non è più questione di programmazione, quella al limite la devi mettere in pista per giugno (che qualcuno lo faccia!). Ora è tutto in mano al sor Claudio, ai suoi credo tecnico-tattici.

E qui affiora il dilemmone shakespeariano: Sneijder deve giocare o è meglio se va al "The Club" (rinomata discotecona milanese) a passare la serata? Pare che il tecnico in bilico abbia deciso: meglio fare a meno dell'olandese. Al bambino Filippo viene un infarto: "Se Ranieri mi toglie anche Wesley finisce che mi sbertuccia anche il bidello". Ma Filippo deve aver pazienza, che forse il mister non ha tutti i torti: quest'anno i nerazzurri hanno dato il meglio senza Wesley, quando vincevano giocando in puro stile "Armata Brancaleone"... ma almeno vincevano. La colpa, sia chiaro, non è dell'olandese, ma di chi non ha costruito una squadra capace di supportarlo. Questa non lo è, e con lui in campo naufraga peggio della Costa Concordia. Meglio un centrocampo più fitto, così anche gli ultracentenari centrocampisti nerazzurri possono reggere i novanta minuti e far vedere che non sono quei bolliti che tutti pensano. A Marasiglia, con tutta probabilità, vedremo un'Inter catenacciara, bruttarella, ma almeno non in balia degli eventi come quella delle ultime uscite. Bisogna soffrire e non c'è niente di male: in fondo se ti va bene sei ai quarti e Filippo può smettere per qualche settimana di mangiare il gessetto.
A Napoli, invece, nessuno prende in giro nessuno, forse perché tutti tifano il ciuccio e son concentrati sul match di stasera come il mitico Uomo Gatto era concentrato quando indovinava le canzoni di "Sarabanda". Diciamola tutta: tutti quanti dicono che i partenopei sono favoriti, tutti tranne Mazzarri che fesso non è. Il gioco è assai pericoloso perché è vero, Villas Boas ne sta combinando più di Pierino, ma è un attimo che Drogba e fratellini si diano una scossa. E allora meglio per tutti se i tenori restano concentrati come il loro allenatore: serve un match perfetto, assai simile a quello di qualche mese fa contro il City. Il Napoli ce la può fare e allora sarebbe gran festa, ma sapete cosa dice il Trap a proposito di gatti e sacchi.
Ultime su quella partita là, quella che si gioca sabato in quello stadio lì, quella che interessa qualche decina di milioni di persone, quella che - diciamolo - può valere uno scudettone, mica cotica. Sulla carta il Milan è più in palla, ma la stessa carta dice che la Juve ha vinto i due confronti diretti stagionali. A naso, la discriminante tra un match incerto e uno indirizzato verso il rossonero, la fanno Ibra e Boateng: se al primo tolgono la squalifica e il secondo recupera, allora per Conte si fa dura. Poi però tocca fare i conti con Conte, che ti guarda, dice "loro son più forti" ma ha orgoglio a sufficienza per farti notare la casella segnata dal numero zero, quella delle sconfitte stagionali della Signora. E se non perdi mai allora forse te ne puoi fregare perfino dei troppi pareggi. Ecco, alla Juve sabato può bastare il pareggio, quello stesso risultato che al Milan darebbe non poco fastidio.
Son storie da scudetto, cose che non riguardano il povero Filippo. Quest'anno è tutta trippa per gli altri, ma Pippo stia tranquillo, la ruota gira almeno quanto le palle.