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Jeremie Brechet, il terrore corre sulla fascia sinistra

Jeremie Brechet, il terrore corre sulla fascia sinistra
giovedì 20 luglio 2006, 16:442006
di Germano D'Ambrosio

Per la serie "i grandi classici". Secondo voci di corridoio, stanno pensando di intitolare a lui la sala congressi dell'Ata Quark di Milano, sede del calciomercato. Il fatto che Brechet sia un giocatore francese, vi assicuro, non ha incrementato il tasso ironico del pezzo. E va bene, solo un pochino. D'accordo, l'ho scelto apposta.
Jeremie Brechet nasce a Lione il 14 agosto 1979, e avendo la fortuna di risiedere in una città dove il calcio assume storicamente grande rilievo, non ha bisogno di spostarsi molto per iniziare la sua avventura. Fa tutta la trafila delle giovanili con l'Olympique, e nel 1997 arriva a vincere anche una Coupe Gambardella, trofeo riservato alle formazioni primavera organizzato dalla Federcalcio francese. In quella squadra, che batte il Montpellier ai rigori, tra gli altri c'è anche Steed Malbranque. Nella stagione 98/99 sono ben 15 le apparizioni, nel ruolo di terzino sinistro, in prima squadra - il debutto contro il Lens, 18 settembre 1998 - il ché non è male per un esordiente. Il 2001 è l'anno della svolta: Brechet vince la Coppa di Lega con l'Olympique e viene convocato in Nazionale da coach Lemerre per la Confederations Cup, a causa dell'infortunio occorso a Bixente Lizarazu. Esordisce - con un'inattesa sconfitta subita dall'Australia per 1-0 - il 1 Giugno a Daegu, in Giappone. Qualche settimana dopo viene cercato addirittura dal Barcellona, che propone al Lione uno scambio alla pari con Zenden. Ma Brechet non si muove dalla Francia, e nelle stagioni successive si consacra: vince due campionati consecutivi (2002 e 2003) con l'Olympique, giocando un totale di 59 partite solo in Ligue1, e nel 2002 con la Nazionale Under 21 di Domenech (ex tecnico proprio del Lione) conquista un secondo posto all'Europeo disputatosi in Svizzera a fine Maggio. I transalpini perdono in finale ai rigori contro la Repubblica Ceka: per Domenech, come sappiamo, sarà solo una prova generale... Brechet, tuttavia, risulta tra i migliori, al punto da venire convocato da Santini per la Nazionale maggiore, anche se poi "tagliato" per i Mondiali di Corea e Giappone. Il costo del suo cartellino lievita fino a toccare i 10 milioni di euro: la Juventus lo fa seguire, ma Massimo Moratti se ne innamora vedendolo giocare a San Siro, in Champions League. E' il 2 ottobre 2002 quando l'Olympique va a battere l'Inter sul proprio terreno amico per 2-1: venti giorni dopo i francesi bloccano ancora i nerazzurri, questa volta in casa, con il risultato di 3-3. E' un Lione effettivamente interessante: ci sono Juninho Pernambucano, l'esperto Sonny Anderson, il forte portiere Coupet, nonché il rapido Dhorasoo. I dirigenti dell'Inter, tuttavia, sul taccuino segnano solo il nome di Jeremie Brechet. L'occasione per prenderlo arriva qualche mese dopo. Branca e Oriali, il 28 agosto 2003, si trovano a Montecarlo per il sorteggio di Champions, e incontrano - fortuitamente? - i dirigenti del Lione, ai quali propongono la cessione del terzino. Le due parti combinano l'affare e il 31 agosto, ultimo giorno utile, il contratto del giocatore viene depositato in Lega: battuta la concorrenza del Bayer Leverkusen. L'Inter paga circa 5 milioni di euro, Brechet firma un contratto di 4 anni. Non ricordo, così a memoria, giornali del periodo titolanti: "Ecco l'erede di Roberto Carlos". E' possibile tuttavia che la memoria mi inganni, perché generalmente quando l'Inter prende un terzino sinistro, a tutti sembra che sia finalmente giunta la volta buona. Ma, di solito, è solo un altro remake de "La maledizione della fascia sinistra". Un film dell'orrore.
Jerome Brechet incontra per la prima volta i nuovi compagni di squadra a margine della prima giornata del campionato 2003/04, che vede l'Inter contrapposto al Modena. Il 3 settembre viene presentato alla stampa insieme a Julio Cruz. "I nostri osservatori lo seguivano da almeno due o tre anni - dice Marco Branca di Brechet - e abbiamo avuto una grande occasione, prendendo uno specialista del ruolo in un momento in cui il mercato non offriva grandi alternative". "Sono nato come centrale - spiega, andando sul tecnico, lo stesso Brechet - ma al Lione ho sempre giocato da laterale sinistro. Non ho preferenze, gioco dove me lo chiede l'allenatore. Cuper? Penso che sia un allenatore molto preparato, è questo uno dei motivi per cui ho scelto l'Inter. Conosco lui e conosco le squadre che ha allenato. Ha raggiunto due finali di Champions League con il Valencia, non può essere un caso".

I tifosi nerazzurri malcelano una certa preoccupazione, soprattutto perché tra i difetti riconosciuti a questo ragazzo c'è il gioco aereo, e per uno alto 186 centimetri questo può essere un bel problema. Ma Hector Cuper, che ha appena finito di dimenticare Vladimir Gresko, inizialmente vuole dargli fiducia. Brechet esordisce il 28 settembre in trasferta contro l'Udinese, giocando novanta minuti tutto sommato non disonorevoli. La domenica successiva il tecnico lo schiera coraggiosamente nei venti minuti finali del derby con il Milan: dopo dieci minuti dal suo ingresso in campo si addormenta in area e consente a Shevchenko di firmare il 3-1 per i rossoneri a seguito di uno scambio con Cafu. Il francese è ancora in campo, stavolta da titolare, una settimana dopo contro il Brescia: al 21' si rende protagonista di una papera colossale, insieme a Francesco Toldo, che consente a Roberto Baggio di segnare l'1-0. Poi altri erroracci, fino al 2-2 che chiude la partita, e con essa l'esperienza di Hector Cuper sulla panchina dell'Inter. In panchina arriva Alberto Zaccheroni, e Brechet trova sempre meno spazio. Il 30 novembre, contro la Juventus, un solo umiliante minuto, peraltro a risultato (3-1) già acquisito a proprio favore. Poi un altro spezzone contro il Perugia, e un fugace ma intenso cameo in Inter-Empoli del 18 gennaio: qui entra a metà ripresa, e al novantesimo si fa ubriacare da una - non irresistibile - finta di Tavano, che dalla fascia crossa al centro dove Rocchi mette in rete, per il tripudio dei toscani che escono da San Siro con l'1-0 in tasca. C'è da dire, a sua parziale discolpa, che Jeremie è reduce dal suo matrimonio, celebrato il 27 dicembre con la bella Ermelinda Zamanifary, e che dunque la testa forse si trova ancora in viaggio di nozze. Seguono alcuni minuti contro Chievo, Ancona (solo cinque minuti contro una squadra praticamente già retrocessa!) e Bologna (entra al 23', giusto in tempo per assistere da spettatore a due gol dei felsinei). Si conclude qui la penosa stagione di Jeremie Brechet, ribattezzato "Geremia" da Roberto Scarpini, telecronista di Inter Channel. Una stagione che ha regalato al francese anche 2 apparizioni in Coppa Italia, 2 in Champions League (sconfitte larghissime patite da Lokomotive Mosca e Arsenal) e 2 in Coppa Uefa. Alcuni dei tifosi nerazzurri più attenti lo ricorderanno, il 22 febbraio 2004, sfilare in passerella e posare per alcune fotografie in occasione della presentazione della linea moda Pirelli P-Zero autunno/inverno, in compagnia di Adriano e Martins. In estate Brechet, grazie ai buoni uffici del suo procuratore Frederic Guerra, lionese doc (lo stesso di Govou e Diarra), riesce ad ottenere un ricco contratto quadriennale in Spagna, alla Real Sociedad. Il 31 maggio 2004 avviene la presentazione ufficiale con gli iberici. Del suo addio all'Inter, il giocatore dirà: "Zaccheroni mi disse chiaramente che non mi avrebbe mai fatto giocare". Questa sì che è fiducia. Dell'esperienza di Brechet all'Inter mi piace ricordare soprattutto le profetiche parole che il collega Stefano Olivari - il quale spero non si offenderà, e anzi è autorizzato a rendere pan per focaccia se necessario - scrisse a pochi giorni dall'acquisto del giocatore, per il sito indiscreto.it: "Brechet è il primo ottimo affare dell'Inter, sia tecnicamente che economicamente, da tempo immemorabile. Secondo noi il ventiquattrenne lionese toglierà in maniera strutturale il posto a Francesco Coco. Non si tratta del solito centrocampista fallito spedito in difesa, o della solita ala sinistra senza talento arretrata solo perchè davanti c'è chi è più bravo di lei. Brechet è un difensore-difensore, capace di tenere il pallone fra i piedi quando sale. Senza essere un fenomeno, un giocatore di ruolo che giocherà nel suo ruolo". Parole che si commentano da sole.
Brechet è il primo acquisto della Real Sociedad per la stagione 2004/05. Il suo acquisto è fortemente voluto da mister Reynald Denoueix, che però inaspettatamente lascia la panchina tre giorni dopo l'arrivo del francese. Con l'avvento di Jose Maria Amorrortu le cose non vanno per il verso giusto, e ci si mette di mezzo anche la sfortuna: Brechet si deve infatti operare al tendine d'Achille e riesce a giocare solo 17 partite. Nella stagione 2005/06 i guai si moltiplicano: Jeremie salta tutta la prima parte del campionato a causa di una lesione ai legamenti crociati posteriori del ginocchio: "Non ho più fiducia in me stesso, mi domando se sono ancora adatto per giocare a calcio" confessa sconsolato durante la riabilitazione, che gli consente di disputare solo 3 incontri. Ora è ancora lì, in quel di San Sebastian: da circa una settimana è tornato dalle ferie e si sente pronto a ricominciare. La società, in realtà, vuole venderlo a causa del suo ingaggio abbastanza elevato, e anche il nuovo allenatore José Mari Bakero lo vorrebbe fuori squadra. Ma nessuno ha il coraggio di dirglielo. Le sue ultime parole risalgono ad un'intervista del 7 luglio scorso: "Mi fa piacere per come sta giocando la Francia ai Mondiali, ho tanti amici in Nazionale e sono contento per loro, anche se chiaramente provo un po' di invidia perché mi piacerebbe essere lì. Chi vincerà la finale? La Francia, è ovvio". Ora, tifosi interisti, non avete forse un motivo in più per detestarlo?