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Il derby di Milano in uno stadio tutto juventino. Il rischio di evocare Verona a fine stagione. Il Milan e la missione ad Amburgo. Muntari: nel triplete c'era. Luis Enrique e Delio Rossi: perdiamo tutti. Gol del Lecce, ciao striscia...

Il derby di Milano in uno stadio tutto juventino. Il rischio di evocare Verona a fine stagione. Il Milan e la missione ad Amburgo. Muntari: nel triplete c'era. Luis Enrique e Delio Rossi: perdiamo tutti. Gol del Lecce, ciao striscia...TUTTO mercato WEB
sabato 5 maggio 2012, 00:002012
di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

Il presidente Moratti, finalmente, ha detto la verità. Fino a qualche anno fa, la sua frase era: "Per i veri interisti, l'unica, vera, rivalità è quella con la Juventus, non con il Milan". Era da tanto tempo che attendevamo la prova del nove, che i fatti rendessero più o meno fondata questa affermazione, per sua natura molto forte. Ed eccoci qua, finalmente. Tu ti aspetti che le scorie di Calciopoli, la richiesta juventina all'Uefa di squalificare l'Inter e altre amenità del genere avessero rafforzato l'enunciazione di principio del presidente Moratti. E invece...certo che no. Presidente, a chi preferisce fare il favore domenica sera fra Juventus e Milan? A nessuno, è lo stesso. Tombola! Se la vera rivale fosse la Juventus, il Milan sarebbe stato il male minore. Ma non è così e non poteva essere così. Per qualsiasi interista, la Juventus è il male minore, così come, non faccio certo il pesce in barile, per qualsiasi milanista la Juventus è il male minore. Ergo, l'unica vera grande rivalità del calcio italiano è Milan-Inter e Inter-Milan. Non c'è il derby d'Italia Inter-Juventus e non c'è l'alleanza Milan-Juventus. Perché ci sia derby bisogna essere rivali veri, e Inter e Juve non lo sono visto che gli interisti tifano bianconero; e l'alleanza Milan-Juve è la stessa esistente fra Inter e Juve: la parola comune è la stessa per milanisti e interisti, la Juventus è il male minore. Il resto sono solo luoghi comuni. Ed è per questo che domenica sera in contemporanea si giocherà in due stadi tutti juventini: San Siro e il "Nereo Rocco" di Trieste.

Antonio Conte non ce l'ha fatta. Ha voluto fare una conferenza stampa celebrativa sullo Scudetto a tre giornate dalla fine e il Destino, sentendosi sfidato, gli ha regalato in cambio quattro giorni di stomaco stretto stretto. Il Verona 1984-85 non c'entra nulla. Il suo tentativo di accreditare la sua squadra come una provinciale tutta gamba ed entusiasmo è naufragata nell'outing fatto qualche settimana orsono: "Quest'anno abbiamo fatto molte strategia mediatiche...". Il riferimento peraltro è debolissimo storicamente: quel Verona vinse il Campionato del sorteggio arbitrale puro, questo Campionato la Juventus lo vince per l'agitazione con cui l'assistente Romagnoli non vede il gol di Muntari. Insomma, Verona se ne stava per conto suo e Antonio Conte la va a evocare...a Verona il Milan ha perso lo Scudetto del 1973 e del 1990, a Verona non è stato dato al Chievo quel gol a Buffon del 2004-2005 e il Campionato alla fine è stato revocato, a Verona la Roma ha perso lo Scudetto del 2010...e Conte la chiama in causa prima di andare a giocare al "Nereo Rocco" di Trieste con il "Paron" che perse la Stella proprio al Bentegodi di Verona? Mai sfidare il Destino del calcio...

Per mesi ci siamo chiesti perché Ariedo Braida fosse in missione allo stadio di Amburgo, il 2 Marzo 2012. Attenzione, in missione vera, non per osservare e basta. Quella sera l'Amburgo giocava con lo Stoccarda. In ogni caso, finito il giochino delle voci di Nesta e Seedorf alla Juve prima delle partite del Milan, ecco il nuovo tentativo di destabilizzazione: il Milan segue Khalid Boulahrouz, olandese in campo nella Semifinale mondiale del 2010 in Sudafrica. Vuoi vedere che a furia di disturbare, questa volta il Boulahrouz in campo quella sera ad Amburgo è una buona pista?

Il sottovalutatissimo Muntari è un buon giocatore. Non un fuoriclasse del tocco, ma un buon giocatore. Dodici partite piene di Milan ai vertici del Campionato lo hanno sancito e confermato. Ma il buon Sulley sta rivelando di sé anche un particolare spesso trascurato: l'alone, la magia. Quando l'Inter vince 3 trofei nel 2009-2010, lui c''era. Fa arrabbiare Mourinho per l'espulsione di Catania, ma le preghiere di Muntari, perché Sulley prega molto e questa cosa la scriviamo con rispetto senza mescolarla alle piccole cose del calcio, hanno fatto sì che l'Inter vincesse ugualmente quello Scudetto. Il problema è che quando l'Inter lo mette da parte, che la squadra nerazzurra entra nel vortice di crisi del cambio di allenatore ogni quattro-cinque mesi. Ma rimaniamo su questo Campionato: Muntari non fa la Champions e il Milan esce. Ma in Campionato, dopo Milan-Fiorentina, la squadra rossonera sembra morta, finita. Chi la risolleva segnando a Verona? Muntari. Lo stesso accade mercoledì sera. Gigi Buffon, quello che l'arbitro non si aiuta, fa un errore e il Milan, in vantaggio con gol di Muntari, torna ad un solo punto. E a fine partita, Sulley non fa inganni. Lasciamo stare il gol alla Juve, ne ho fatti tre. Però, intanto, prego...

Mi spiace nella carne che sia quasi naufragato il progetto di calcio vero, soffice e leale della Roma di Luis Enrique. Il tecnico spagnolo gioca, non aizza. Propone calcio di campo, senza fare teatrini. Parla con la squadra e con la gente, non promette mari e monti. Poteva cambiare la cultura del calcio italiano e invece è la sottocultura del nostro calcio che lo sta mettendo sotto. Ogni sportivo non può non capire che la sconfitta di Luis è la sconfitta di tutti coloro che sognano un calcio con meno occhi fuori dalle orbite e con più calcio vero. Perché sono le cattiverie, i veleni e le tensioni del nostro calcio che finiscono per armare le mani e le braccia di Delio Rossi. La sua conferenza stampa di ieri è iper apprezzabile e se Lijaic gli ha davvero "parlato" della sua famiglia in quell'attimo concitato, Delio porta a casa un punto. Ma perde sempre lui, perché al di là di ogni colpo basso e di ogni irragionevole provocazione, le mani bisogna tenerle a posto. Perché dopo lo sciopero dei calciatori e dopo Genoa-Siena, adesso il calcio italiano fa il giro del mondo nelle breaking news di boxe. E anche qui, perdiamo tutti.

Striscia-Suma 1-1. Il Cesena non ha mai segnato, il Lecce sì. Però il Cesena va in onda, il Lecce no. E se il gol del Cesena fosse stato una premonizione? Ma a Striscia, la Striscia di Mediaset schiava del Milan e dei Milanisti..., questo non interessa. Se c'è da infierire, si manda in onda. Se c'è da riparare, non si manda in onda. Ho sfidato Striscia, in "telecronaca" (sono il primo a sapere che le telecronache tifose sono una forma di complicità con il pubblico amico, abbastanza tendenti al delirio più che alla nobile arte della telecronaca), a mandare in onda, per carità solo alla fine di Juve-Lecce perché prima ho fatto la mia brava penitenza e non ho detto nulla, il boato di San Siro e mio, ma nulla. Lo sapevo. Se massacri uno fa notizia, se il massacrato si riscatta non fa notizia. Striscia, come tutti. Peccato.