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Nazionale: rimpiango Guido Rossi. T. Silva-Psg: roba vecchia. Dossena fra Napoli, Milan e Roma. La Juve e uno scudetto durato troppo poco...

Nazionale: rimpiango Guido Rossi. T. Silva-Psg: roba vecchia. Dossena fra Napoli, Milan e Roma. La Juve e uno scudetto durato troppo poco...TUTTO mercato WEB
sabato 2 giugno 2012, 00:002012
di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

Non amo gli umori e le idee di Guido Rossi, detesto le scorie lasciate nel nostro sport dalla sua insana idea di fare figli e figliastri con quello Scudetto 2006 al merito che non aveva fondamento e che avrebbe potuto risparmiarsi, respingo come una corona d'aglio le parole e i metodi con cui voleva spazzare via il Milan dal calcio in barba ad ogni ragionevole dubbio. Non sono impazzito, la storia resta al suo posto. Ma a Guido Rossi devo dare atto, da milanista e da italiano, di due cose. La prima: l'impegno con cui si battè presso l'Uefa per l'accettazione in Champions League del Milan dopo la sentenza della Corte Federale (meno 30 e meno 8) alla fine del Luglio 2006. La seconda: la gestione dell'Italia pre-Mondiale 2006. Su alcuni azzurri e sui criteri con cui potevano rimanere azzurri il professore era stato duro, quasi autolesionista, forse anche spietato. Ma dopo aver fissato linee e principi, la nostra Nazionale si è compattata, ha vissuto nella chiarezza e ha potuto pensare solo al pallone, al calcio e al Mondiale. Quella estate, Guido Rossi riuscì a cohibentare la squadra azzurra, a porre le condizioni politiche perché la squadra tramutasse in propellente utile per il Mondiale la rabbia per gli attacchi ricevuti alla propria onorabilità e a quella del calcio italiano. Quest'anno, invece, purtroppo, non è accaduta la stessa cosa. Anzi. L'attuale dirigenza del nostro calcio gioca in contropiede, ma all'incontrario, subendolo e non imponendolo. Spiazzata dall'intervista di Gigi Buffon a Sky in cui il capitano dell'Italia parla dei due feriti e del morto per ragioni di Conte e di Juve (perché mai parlare di Club, se sei nel ritiro dell'Italia?), disorientata dai pesi diversi fra loro e dalle misure diverse fra loro di Criscito e Bonucci, la Federcalcio non commissariale del 2012 sembra aver abdicato lasciando l'agenda nelle mani dei media e delle conferenze di giornata. Una soluzione? Nulla contro Bonucci, mancherebbe altro, avrà tempo e modo di chiarire. Ma alle porte di un grande evento come l'Europeo e sotto gli occhi di una istituzione come l'Uefa, facciamolo noi il beau geste. Andiamo in 22 in Polonia e Ucraina. Andiamo da uomini punto primo e autoregolamentiamoci da sportivi veri punto secondo. Navigare a vista, come stiamo facendo, significa mandare in campo una squadra con la testa altrove, esposta ad un prevedibile danno d'immagine e alla beffa di un risultato negativo su un palcoscenico così importante.

"No, non facciamo niente col Milan". La frase, arriva fresca fresca da Parigi. Ce l'aspettavamo. Del resto ormai il giorno delicato, martedì 29 Maggio, è passato. Il giorno dopo l'assalto più duro, mercoledì 30 Maggio, il presidente Berlusconi ha chiamato via Turati e ha dettato la linea: lo teniamo, resistiamo, ripartiamo da Thiago Silva e Ibra, facciamo davvero l'impossibile per difendere i nostri campioni dall'assedio. Ecco perché i boatos mediatici del fine settimana, provenienti proprio da Parigi, fanno sensazione ma non fanno male. Per un Club la cui proprietà vive la crisi economica come tutti ed è reduce da una multa di più di 500 milioni di euro, per un Club che ha perso 136 milioni di euro negli ultimi due esercizi di bilancio, resistere a offerte faraoniche per i propri campioni, soprattutto per uno, è una grandissima impresa. Se per qualcuno è normale, si sbaglia. Campioni come Eto'o, Thiago Silva e Ibra sono impossibili da sostituire. C'è chi li tiene e chi no. Ma entrambe le scelte sono faticose e laboriose, in un clima macro-economico sempre più duro.

Andrea Dossena è un professionista sul campo e un grande milanista fuori dal campo. Fra le lacrime rossonere della notte di Istanbul del 2005, c'erano anche le sue. Questo non deve interferire sul mercato, ma ha la sua importanza. Sono due i Club che hanno preso informazioni su Dossena, la Roma e il Milan. Il laterale che ha tanta voglia di correre ha ancora due anni di contratto e il Napoli lo ha pagato 8 milioni più bonus per prelevarlo dal Liverpool. Con i chiari di luna economici che vive anche la proprietà del Napoli, non è l'alta estate il periodo migliore per spuntare un buon prezzo sullo stesso Dossena. Ci vorrà calma e ci vorrà tempo, ma, certamente, Roma e Milan non lo perderanno di vista. Ad Agosto inoltrato, si vedrà.

Non è durato molto lo Scudetto della Juventus. L'invasione di campo del 6 Maggio a Trieste, la traversata di Torino del 13 Maggio dopo l'ultima giornata con l'Atalanta, e poi solo delusioni. Tante e ravvicinate: la promozione del Toro granata, l'addio di Del Piero, la sconfitta di Roma con il Napoli, l'avviso di garanzia per Conte e Bonucci, le frasi non brillantissime di Buffon. Su alcune di queste questioni, con l'ombrello sempre aperto della famosa richiesta di risarcimento danni, alza la voce il presidente Agnelli. Ma sulle altre bisogna fare buon viso a cattiva sorte e abbozzare. Capita, anche dopo uno Scudetto meritato e atteso da 9 lunghissimi, interminabili, anni.