Storie di perdite, succursali, tristezza e tanti milioni! Il colpo del mercato decolla
Sono molto impressionato, naturalmente in maniera negativa, dalla probabile - quasi certa - partenza di Marco Verratti per la Francia. Naturalmente non ci sarebbe nulla di cui scandalizzarsi perché da oltre un decennio viviamo in un mercato calcistico senza barriere. Ma pensare che un giovane destinato alla nostra serie A da subito o, al massimo, dalla prossima stagione, cominci il suo percorso di maturità in un'altra nazione - tra l'altro neppure troppo evoluta calcisticamente - mi lascia perplesso e amareggiato.
Mi sembra - anche se ammetto che potrebbe sembrare un'esagerazione - una perdita troppo grave che non possiamo permetterci. Mai, infatti, un calciatore dell'età di Verratti (è del novembre 1992) era stato conteso da così tante società italiane (Juve, Milan, Inter, Napoli, Roma) con l'obiettivo di farlo diventare un perno della prima squadra, un titolare predestinato. La conferma non poggia solo su una suggestione, ma anche sulle scelte che, nelle settimane precedenti l'Europeo, hanno visto Cesare Prandelli convocare in Nazionale un ragazzo tanto promettente.
Qualcuno potrebbe obiettare che il Paris Saint Germain è una sorta di succursale italiana. A parte i soldi, che vengono dal Qatar, il direttore sportivo è Leonardo, un brasiliano quasi naturalizzato dalla contaminazione della nostra cultura e dalle frequentazioni, mentre l'allenatore è nientemeno che Carlo Ancelotti.
Il problema non sono certo loro. Ma il contesto, la competitività di quel torneo, l'assenza di tensioni che, invece, in Italia ci sono e aiutano a forgiare il carattere e la personalità.
C'è poi il dispiacere di vedere Verratti distante dal centro. Se non sei italiano il tuo centro sarà necessariamente altrove (l'Inghilterra, la Spagna), ma se la tua genesi è legata a questo calcio è qui che ti devi misurare. Non è detto che a Verratti questo banco di prova, prima o poi, non venga concesso. Tuttavia al momento è più lontano da noi di quanto non si immagini.
Certo, che tristezza! Se, infatti, è oggettivo ritenere i club italiani ormai fuori dalle traiettorie del grande mercato, non era nemmeno lontanamente immaginabile che si facessero battere addirittura in casa per un giovane del Pescara. Una grande occasione per riconoscere la propria debolezza.