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Andreas Andersson, il regalo di Capello al Milan

Andreas Andersson, il regalo di Capello al Milan
mercoledì 23 agosto 2006, 11:302006
di Germano D'Ambrosio

Lui voleva fare l'insegnante di educazione fisica, e da ragazzo amava i fumetti Manga e le puntate tv dei Simpson. Ora che Andreas Andersson si è ritirato dal calcio giocato, a soli 31 anni, devo ammettere che un po' ci manca. Problemi fisici a parte, fu forse colpa sua arrivare al Milan in uno dei periodi più sovraffollati di meteore, per il club rossonero? Certo, nel mucchio poteva ben mimetizzarsi. E non credo abbia avuto problemi di ambientamento...
Andreas Andersson nasce il 10 Aprile 1974 a Nacka, sobborgo di Stoccolma, e inizia a giocare a calcio nel piccolissimo club dell'Hova, quinta divisione svedese, là dove non arrivano né taccuini né telecamere. Dopo quattro anni di gavetta, nel 1994 si trasferisce al Tidaholms, seconda divisione, dove si consacra definitivamente. Qui nelle prime 9 partite mette a segno 6 reti: una media straordinaria per un semi-esordiente, e ai dirigenti del Degerfors - serie A, finalmente! - tanto basta per prenderlo dopo poche settimane dal suo trasferimento, andando a rinforzare una squadra appena eliminata dalla Coppa delle Coppe per mano del Parma, che poi perderà in finale con l'Arsenal. Insieme ad Andersson arriva anche Olof Mellberg. Il nostro Andreas gioca bene e segna a raffica: su di lui piomba il Liverpool, che lo invita per un provino di una settimana. La sorte vuole che in quei sette giorni sulla cittadina britannica si abbatta uno dei più forti nubifragi di sempre: la pioggia, con l'aggiunta di un infortunio, condiziona le sorti del provino, che dunque non va a buon fine. L'attaccante lascia ugualmente il Degerfors (in due anni, 40 partite giocate e 16 gol all'attivo) e nel 1996 trova l'accordo con il Göteborg. Contemporaneamente, anche la Nazionale svedese si accorge di lui: dopo aver già militato nell'Under 21, il 25 febbraio '96 Andersson fa coincidere il suo esordio con la vittoria per 2-0 contro l'Australia. Con il Göteborg le cose vanno a gonfie vele: la squadra ben figura in campionato e in Champions League, e alla fine della stagione il potente centravanti si ritroverà con un bottino di 31 reti in 39 partite, quasi un record. Ovviamente è sua la palma di capocannoniere del torneo, nonché il titolo di giocatore svedese dell'anno. La sua Nazionale fallisce la qualificazione agli Europei di Inghilterra, ma anche senza questa vetrina il nome di Andreas Andersson fa il giro del mondo e comincia ad entrare nelle cronache di mercato. Se lo aggiudica il Milan, per la cifra tutto sommato abbastanza modica - per quei tempi - di tre miliardi di lire. In realtà lui simpatizza per la Roma, ma fa poca differenza: è un pupillo di Fabio Capello, storicamente attratto dagli attaccanti possenti (qualche anno dopo si innamorerà del connazionale Ibrahimovic e di Diego Tristan). Si sa che anche i grandi allenatori possono avere qualche abbaglio...
Andersson si presenta a Milano il 13 Giugno 1997: sostiene le visite mediche, va a cena con Galliani, e poi riparte per la Svezia per godersi le meritate vacanze estive. Il 16 luglio, insieme ai compagni, si mette agli ordini di Fabio Capello; curiosamente, non viene presentato in maniera ufficiale alla stampa. Scontata la sua prima dichiarazione informale: "Felicissimo di giocare in Italia e nel Milan". Confessa poi di aver scelto i rossoneri anche per la presenza del suo amico Jesper Blomqvist, arrivato a gennaio proprio dal Göteborg; per chi non lo ricordasse, il biondo centrocampista svedese fu un'altra meteora di proporzioni colossali, passato successivamente per Parma e - udite udite! - Manchester United. Quando Andersson scopre che la società sta cercando di piazzare a tutti i costi sul mercato il suo amico e unico connazionale, ci rimane un po' male: non sa che il primo a lasciare il club rossonero sarà lui stesso. Il Milan è chiamato a riscattare una stagione, quella 96/97, davvero disastrosa: i meneghini erano arrivati a soli 6 punti dalla retrocessione, pagando scelte di mercato insensate come Cristophe Dugarry e Micheal Reiziger. Nell'estate '97 il primo acquisto è Patrick Kluivert, voluto da Capello per formare una coppia solida con George Weah; in attacco, oltre ad Andersson, c'è anche Maurizio Ganz, preso dall'Inter e partente come riserva. Gli altri reparti abbondano di meteore: solo in difesa Ziege, Nilsen, Cruz, Bogarde e Smoje. La stagione, manco a dirlo, inizia in maniera disastrosa: 2 punti nelle prime 4 partite. La prima vittoria arriva in trasferta contro l'Empoli, e curiosamente coincide con la prima segnatura di Andersson in rossonero: al minuto 23 della ripresa lo svedese gonfia la rete. Sarà questo l'unico gol ufficiale dell'attaccante nella sua breve esperienza italiana. In campionato non gioca quasi mai - Capello gli preferisce un non meno legnoso Kluivert - ma in compenso è titolare in Coppa Italia. Al debutto contro la Reggiana (sedicesimi di finale) è il peggiore in campo, contro la Sampdoria (ottavi) gioca i primi 45 minuti, che si concludono con il risultato di 2-0 per i blucerchiati: poi Weah gli dà il cambio, e il Milan vince 3-2.

Fa in tempo poi a partecipare, anche se non nel tabellino marcatori, allo storico 5-0 rifilato all'Inter ai quarti di finale. Per ritrovare un altro gol di Andersson dobbiamo insomma andare a ricercare nelle amichevoli: qualche tifoso rossonero lo ricorderà tra i marcatori nell'8-0 al Ginosa di Puglia, all'Arena di Milano, il 24 ottobre. In quella occasione Galliani afferma: "Per il Milan è il momento peggiore degli ultimi 10 anni". Con buona pace di Carolina Morace, all'epoca opinionista tv su TMC e grande sostenitrice del giocatore, la società a gennaio mette Andersson sul mercato, e subito si scatena una bagarre a suon di miliardi tra Arsenal e Chelsea. Alla fine però se lo accaparra il Newcastle per circa 9 miliardi di lire: una buona plusvalenza, non c'è che dire. Il Milan all'ultimo momento prende al suo posto Pippo Maniero - non proprio un fenomeno, ma ha sempre fatto il suo dovere - e Braida, a chi gli chiede il perché di una coppia d'attacco (Ganz-Maniero) non proprio da Champions League, risponde nervoso: "Solo chi non conosce il calcio può porre la questione in questi termini. La verità è che ad inizio stagione la coppia Kluivert-Weah era considerata, da tutti, come eccellente. Chi poteva prevedere che non avrebbero reso secondo le aspettative?". Già, chi poteva prevedere...
Giunto al Newcastle in compagnia della fidanzata Lina Gustavsson, Andersson inizia a sparare a zero - com'è consuetudine - contro la sua ex squadra. Accusa Capello di essere una sorta di "generale di ferro", e di avere imposto allo spogliatoio una disciplina troppo rigida: inoltre gli rimprovera di non avergli mai concesso la possibilità di dimostrare davvero le sue capacità. Ma il passato è passato: il futuro al Newcastle invece sembra roseo, anche perché il feeling con mister Kenny Dalglish è subito molto buono. Il tecnico scozzese è convinto che lo svedese possa inserirsi con rapidità negli spazi creati dalla torre Shearer, osservato speciale dai difensori avversari. Il giocatore, da parte sua, spera di riuscire a riconquistarsi la convocazione in Nazionale: è infatti finito sul banco degli imputati dopo la mancata qualificazione a Francia '98, a scapito di Austria e Scozia. L'esordio in Premier League è datato 1 Febbraio 1998, 2-0 contro l'Aston Villa. Le grandi aspettative, tuttavia, vengono in parte tradite: Andersson in due anni segna solo 4 gol in 27 partite, e il Newcastle - dove milita pure Tomasson, ignaro di fare più o meno la stessa sorte del compagno d'attacco - arranca in classifica. Nella stagione 97/98 finisce tredicesimo, e stesso piazzamento anche l'anno successivo. Per Andersson si profila un ritorno a casa, precisamente all'AIK Stoccolma, club che nella stagione 1999/2000 milita anche in Champions League e viene inserito nello stesso girone della Fiorentina (gli svedesi arrivano ultimi con 1 solo punto all'attivo, conquistato proprio in casa contro i viola, e conquistano la palma di peggior squadra del torneo).
Andersson, pagato 2 milioni di sterline, snobbato dalla propria Nazionale - tanto che salterà l'appuntamento con gli Europei del 2000 - a gennaio tenta anche la carta Benfica (una sola rete all'attivo fino a giugno), dopodichè si arrende e ritorna a Stoccolma dove rimane per 3 anni, insieme all'amico Teddy Lucic. Ma il pur blasonato club in quel periodo non si porta a casa neanche un misero trofeo. Nell'estate del 2002 finalmente arriva la grande occasione: coach Soderberg gli concede una chance per i Mondiali di Corea e Giappone, competizione guadagnata anche grazie ad un gol di Andersson, nel match decisivo contro la Turchia durante le qualificazioni. Ma la Svezia, pur passando la fase a gironi alle spalle dell'Inghilterra, viene subito eliminata agli ottavi dalla matricola Senegal: il nostro Andreas, ormai impiegato come ala piuttosto che come punta, viene utilizzato sempre come sostituto in corsa e appare piuttosto evanescente. Si interrompe qui il suo rapporto con la Nazionale: non viene convocato per gli Europei del 2004 a causa dei postumi di un infortunio ai legamenti del ginocchio. In tale occasione il fisioterapista della Nazionale svedese, Anders Vallentin, afferma preoccupato: "E' difficile dire quando rientrerà, perché il danno è grave e vari calciatori hanno dovuto smettere per una situazione del genere". Contrariamente alle previsioni, Andersson si rimette invece in pista, e nonostante l'esclusione dalla competizione europea in estate si reca ugualmente in Portogallo. A sorpresa, infatti, trova l'accordo con il Belenenses, squadra di Lisbona, ma anche qui il feeling con la piazza non è dei migliori. Nel giugno 2005 tenta l'avventura con il Malmöe, ma dura solo un mese: il 1 agosto comunica alla stampa la sua intenzione di lasciare il calcio giocato, a causa dei ripetuti problemi fisici. Entrerà a far parte, dice, dello staff tecnico dell'AIK Stoccolma. Finirà nel dimenticatoio anche in patria, come vi è finito in Italia? Forse, ma gli appassionati di calcio svedese ricorderanno a vita la sua espressione sbigottita nel vedere un bagno chimico cadere su un'auto in cui credeva ci fosse qualcuno. Questo lo scherzo a cui fu sottoposto dallo staff della trasmissione televisiva "Bllasningen" (il nostro "Scherzi a parte"). Roba da morire dal ridere.