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Ibrahim Ba, il Beckham rossonero

Ibrahim Ba, il Beckham rossonero
sabato 18 novembre 2006, 11:582006
di Christian Seu

In Italia lo ricordiamo certamente più per la pettinatura biondo ossigenato che per le prodezze sul terreno di gioco. E, Francia a parte, anche in Inghilterra e Svezia, dove ha giocato, possono confermare.
Ibrahim Ba nasce a Dakar, in Senegal, il 12 gennaio del 1973, e ad appena quattro anni si trasferisce, con la famiglia, in Francia, acquisendone ben presto la cittadinanza. Scatto felino e fisico asciutto, Ibou, come è soprannominato, entra ben presto a far parte delle giovanili del Le Havre, squadra con la quale esordisce, ad appena 19 anni, nella Ligue 1 francese. Veste la maglia della squadra dell'Alta Normandia per cinque stagioni, collezionando 128 presenze e otto reti: un bottino di tutto rispetto per un centrocampista di fascia, il cui compito principale è quello di rifornire i compagni con cross e assist che arrivano copiosi dalla corsia destra. Nel 1996 passa al Bordeaux: la stagione nelle fila dei girondini sarà da incorniciare, con 35 presenze e sei reti firmate, che gli spalancano le porte della Nazionale di Aimè Jacquet. Alla prima presenza, nel gennaio 1997 contro il Portogallo, Ba mette a segno una stupenda rete a coronamento di un'azione personale: i francesi sembrano aver trovato un nuovo idolo. Il destino riserva ben altro al centrocampista senegalese.
La grande stagione con la maglia del Bordeaux gli vale la chiamata del Milan, che lo acquista a peso d'oro e lo affida alle cure di Fabio Capello, rientrato dall'esperienza al Real Madrid, nel periodo più nero della storia rossonera. Ba viene presentato come "nuovo Beckham", e veste la maglia numero 13, rigorosamente col soprannome Ibou stampato sulle spalle. Dopo un buon inizio, il centrocampista perde la bussola, assieme ai compagni che incappano nell'ennesima stagione tribolata, che si conclude con l'addio di Capello e l'esclusione dai rossoneri, per il secondo anno consecutivo, dalle coppe europee, che spingerà Adriano Galliani a chiedere l'istituzione di una wild card Uefa per permettere alle nobili decadute l'accesso alle competizioni continentali. La disastrosa annata, fa perdere a Ba il treno della Nazionale nell'anno del Mondiale: Jacquet lo inserisce nella lista per il pre-ritiro di Clairefontaine, depennandolo però dall'elenco definitivo dei 22 che si laureeranno campioni del Mondo nella finale di Parigi contro il Brasile. Al Milan intanto si cambia: a Milanello sbarca Alberto Zaccheroni, reduce dal brillante terzo posto conquistato alla guida dell'Udinese.

Con l'arrivo del tecnico romagnolo gli spazi per il francese si riducono drasticamente: sulla corsia destra del 3-4-3 staziona stabilmente il pupillo dell'ex allenatore dei friulani, il danese Thomas Helveg, che lascia alla "pantera bionda" soltanto briciole in termine di presenze. La stagione si conclude col trionfo di Perugia, lo scudetto numero sedici e il ritorno in Champions League. Per Ba, la miseria di quindici apparizioni, quasi tutte da subentrato e una consapevolezza: è arrivata l'ora di cambiare aria. Le offerte latitano, l'ingaggio del giocatore è pesante e il Milan, pur di liberarsene, decide di cederlo in prestito: la spunta il Perugia di Luciano Gaucci, allenato da Carlo Mazzone che non vede esattamente di buon occhio l'acquisto del centrocampista franco-senegalese. Che entra, suo malgrado, nella storia del calcio italiano. In Perugia-Cagliari, Ba rifila una violenta testata al rossoblu Macellari, che non viene rilevata né dall'arbitro Collina né dai suoi assistenti, Buda e Albanese: il giudice sportivo Maurizio Laudi, ricorrendo per la prima volta in assoluto alla prova televisiva, infligge a Ba quattro giornate. Il Perugia non riscatta il giocatore, che lascia così al termine della stagione l'Umbria, consegnando agli annali un bottino non certo invidiabile: 16 presenze appena e una rete il bilancio finale. Torna al Milan, dove c'è ancora Zaccheroni, e trascorre la stagione 2000/2001 tra panchina e tribuna, ragranellando appena cinque caps. A Milano arriva Fatih Terim, che dura appena qualche giornata: il tecnico turco non intende puntare sul francese, che viene messo nella lista dei cedibili. Il Marsiglia, nobile decaduto, decide di dargli una chance nel 2001, ottenendone il prestito gratuito: dopo 9 presenze e 6 mesi di aria fritta, Ba viene frettolosamente rispedito al mittente nel febbraio successivo: Ancelotti, subentrato a Terim, gli fa assaggiare per due volte il campo. Ai margini della squadra anche nella stagione successiva, Ba viene definitivamente ceduto dal Milan nel 2003: il centrocampista passa al Bolton Wanderers, deciso più che mai a rilanciarsi a 30 anni.
In Premier League capisce che la sua carriera si avvia decisamente alla conclusione: 9 presenze, 0 reti, e Ba accetta l'offerta degli svedesi del Djurgarden: il tempo di capire che la Scandinavia non fa per lui e il nostro decide di lasciar perdere, dopo una sola partita in cui peraltro va pure a segno. Nulla da fare: a gennaio, rescinde il contratto e si concede sei mesi di riflessione, prima del provino (fallito) con gli inglesi del Derby County, serie B inglese.