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Un paradiso chiamato Isla Mauricio, "El Niňo Maravillia"

Un paradiso chiamato Isla Mauricio, "El Niňo Maravillia"
venerdì 24 agosto 2007, 17:312007
di Giuseppe Di Napoli

Se vi cimentaste a cercare notizie su quella che è considerata una delle principali promesse del calcio mondiale, Isla Mauricio, già soprannominato "El Niňo Maravillia", vi imbattereste in siti grondanti di foto con paesaggi mozzafiato: si tratta dell'Isla Mauricio, isola tropicale dell'Oceano Indiano.

Pare che siano altrettanto paradisiache le giocate di questo piccolo centrocampista cileno che ha incantato tutti gli osservatori nei recenti mondiali Under 20 tenutosi in Olanda. Le prestazioni con la "Rojta" hanno scomodato persino l'Inter dopo che il Cile aveva superato ai quarti la Nigeria 4 a 0, con quattro reti nei templi supplementari, due delle quali realizzate proprio da Isla. "Su di lui ci sono stati gli occhi di Valencia, Atletico Madrid e Benfica" ha giurato Leo Rodriguez, suo rappresentante; ma alla fine è stata l'altra squadra lusitana, il Porto, ad essere ad un passo dall'acquisto. Come raccontato sul nostro sito, decisivo invece è stato un blitz in aeroporto dei dirigenti dell'Udinese che si sono anche assicurati l'altra promessa sudamericana, Alexi Sanchez, prestata nei giorni scorsi al River Plate.

Dotato di tecnica sopraffina, ha grande visione di gioco, sia in fase difensiva che in fase offensiva. E'lui il capostipite di una nuova generazione di giocatori cileni messisi in luce grazie al terzo posto conquistato al Mondiale Under 20. Alto un metro e ottanta, nativo di Buín, ha iniziato la carriera nell'Universidad Catolica, grazie al suo scopritore Alfonso Garcés. Giocava da centravanti; fu però poi retrocesso in difesa per il suo fisico. Non ha legato col tecnico della prima squadra, Josè Guillermo del Solar, che non lo ha mai fatto esordire in prima squadra. "Con lui ho litigato - ha dichiarato il giocatore -, così ho potuto concentrarmi solo sulla Nazionale". Scelta saggia, così come quella di giocare sempre con avversari più grandi di lui "perché si impara più in fretta". Senza aver mai giocato in una squadra professionistica prima dei Mondiali, Isla incanta tutti tanto da convincere l'Udinese a fargli firmare un contratto di 5 anni.

Gustose alcune sue rivelazioni: "Sono diventato centrocampista perché il mio allenatore in Cile, Josè Sulanty, diceva che mi avrebbe sostituito se non avessi superato almeno tre volte la metà campo durante la partita. Iniziai a segnare qualche gol e poi sono stato spostato qualche metro più avanti". I suoi modelli sono "Banega e Carvalho", mentre il suo sogno era giocare in Europa, un viaggio da compiere però in compagnia: "Porterò con me mia nonna Maria. Mi è sempre stata vicino quando trascorrevo nottate intere a studiare... Per non parlare del mio professore di matematica che ha sempre creduto in me...". Si fa cupo il volto del giovane Isla quando parla del padre: "Credo che mi odi. Deve pensare ai suoi nove figli che ha avuto con un'altra donna. Si chiama Stefano Correa, e mia madre non vuole che io porti il suo nome". Chissà se il padre si accorgerà del figlio quando lo vedrà giocare nella nazionale maggiore... Isla ha raccontato infatti di aver saputo dell'interessamento del ct della Nazionale maggiore per lui, leggendo un giornale all'aeroporto. Evidentemente è proprio destino che la vita di Isla debba cambiare su un aereo. Magari diretto, per una volta, verso l'Oceano Indiano...