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Limbersky, il nuovo Nedved

Limbersky, il nuovo Nedved
lunedì 31 marzo 2008, 00:002008
di Alessio Calfapietra

In Argentina lo sanno bene, visto che da almeno un quindicennio il primo diciottenne che non superi il metro e settanta d'altezza, abbia un minimo di abilità con i piedi e giochi da trequartista viene immediatamente accostato a Diego Armando Maradona. Prima Ortega, poi Aimar, Saviola e infine D'Alessandro: la maledizione sembra essersi però estinta grazie a Leo Messi che non è semplicemente un nuovo "nuovo Maradona", ma un talento su cui investire realmente. Anche la Repubblica Ceca deve affrontare un simile supplizio, perché appena emerge un calciatore che gioca sulla fascia e prova spesso il tiro, gli viene calato addosso l'appellativo di erede di Nedved. David Limbersky è l'incarnazione di tutto ciò: immediatamente accostato al Pavel bianconero, gli viene concesso un biglietto aereo per l'Italia ed un banco di prova da subito impegnativo come la serie A. Ad acquistarlo è il Genoa in compartecipazione con la Juventus, entrambe ingannate dalle reboanti apparizioni del ventenne biondo platino nella natìa Plzen e nella nazionale under 21. Il suo pedigree risulta di tale spessore che i liguri decidono di prestare Limbersky al Modena nel gennaio del 2004. Innanzi ad un palcoscenico così impegnativo, il giovane David si trova spaesato e fuori luogo come i cavoli a merenda, tanto da mettere le radici in panchina ad osservare i compagni che, passo dopo passo, si avvicinano sempre più al baratro della retrocessione. Balestri, Domizzi e Vignaroli antecedono Limbersky nelle scelte di Alberto Malesani (e in seguito di Bellotto), così che in sei mesi l'epigono di Nedved potrà sommare la miseria di 62 minuti giocati in quattro comparsate contro Perugia, Empoli, Lecce e Parma. Nessuno al "Braglia" ha intravisto gli assist promessi durante la conferenza stampa di presentazione.

I canarini restituiscono volentieri Limbersky ai legittimi proprietari che, subodorato l'inganno, tentano di dirottarlo immediatamente all'Udinese ma senza successo, per fortuna dei bianconeri. Nedved non sa più quali carte spendere per il suo pupillo: l'esito del campo è stato penoso e forse sarebbe stato meglio non insistere più nel provare al mondo l'esistenza di un successore pronto a raccoglierne l'insegnamento e le gesta. Si narra che, nel chiuso di una stanza a Vinovo, Nedved abbia bruciato il testamento dove nominava Limbersky erede universale. "Nel pieno possesso delle mie facoltà mentali e calcistiche" l'incipit del documento, irrimediabilmente reso obsoleto dalle prodezze sul rettangolo verde del giovane diseredato. Nel gennaio 2005 spunta un personaggio con una fetta di prosciutto (culatello, magari), ancora più spessa di quella che occludeva la vista di Nedved, e cioè il direttore sportivo del Tottenham Frank Arnesen che presenta così' David immediatamente dopo il suo arrivo in Inghilterra: "E' già pronto per la prima squadra, tecnicamente molto buono, ha accumulato esperienza nel campionato italiano (ma quando?), è veloce nell'esecuzione, ha consapevolezza di sè, si tratta di un calciatore intelligente che sa disimpegnarsi in tutti i ruoli della mediana". Se lo dice lui! Martin Jol non condivide affatto le parole del suo diesse e così il cerchio della vita trova l'ineluttabile compimento, con David che a fine stagione torna mestamente al Viktoria Plzen, club che, occorre ricordarlo, ha dato i natali calcistici ad un certo Montezine. L'ultimo sussulto della sua carriera è un soffio di scirocco lo scorso luglio, quando lo Sparta Praga lo ingaggia per disputare almeno la Gambrinus Liga e la Champions League. Pare che da qualche anno Nedved voglia nascondere la presunta parentela con David, come le famiglie per bene cercano di occultare il legame con un parente degenere!