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La Stampa - I Sensi e Preziosi nei guai per Capello

La Stampa - I Sensi e Preziosi nei guai per Capello
martedì 8 aprile 2008, 09:092008
di Gianluigi Longari
fonte La Stampa.it

La tempesta giudiziaria sui conti d'oro del mister Fabio Capello investe altri nomi del mondo del pallone. Sott'inchiesta ci sono anche Franco Sensi e le figlie Rosella e Maria Cristina, Enrico Preziosi (presidente del Genoa), la moglie di Capello (Laura Ghisi) e i figli Edoardo e Pier Filippo, cinque professionisti dello studio Severgnini e due dello studio Guardamagna che avrebbero provveduto alle operazioni societarie per garantire il «tesoretto» dell'attuale ct dell'Inghilterra. Nelle prossime settimane, i pm torinesi Vincenzo Pacileo e Marco Gianoglio convocheranno i 15 personaggi finiti sott'inchiesta per ricevere chiarimenti su quei 16 milioni nascosti al fisco italiano e finiti nelle casse di una società nell'isola di Guernsey, paradiso fiscale nella Manica. È l'impero costruito da Fabio Capello quando sedeva sulla panchina della Roma, prima di transitare su quelle della Juventus e del Real Madrid prima di guidare la Nazionale inglese e avvicinarsi ai soldi messi da parte nella sua parentesi giallorossa. La storia di quell'impero finanziario è ricostruita nelle 200 pagine di relazione consegnata alcuni giorni fa in procura dai finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria di Torino, che hanno lavorato per mesi sull'ipotesi di falsa dichiarazione dei redditi nel periodo dal 2004 al 2006. Due sono i filoni dell'inchiesta. Il primo riguarda i rapporti tra Capello e la Roma. Secondo gli investigatori, il mister aveva firmato un «contratto simulato» con la società: attraverso la «Sport 3000 S.A.» con sede in Lussemburgo, l'allenatore si impegnava a fornire profumi e svariati accessori col marchio «Don Fabio» e «Fabio Capello».

Materiali arrivati a destinazione solo in minima parte. E comunque ben retribuiti: la prima fornitura è stata pagata 2,1 milioni di euro, anche se poi è stata contabilizzata soltanto per 100 mila nel bilancio giallorosso. I soldi, transitati dalla «Sport 3000 S.A.», sono poi finiti alla «The Capello family trust», con sede nell'isola di Guernsey. Società nella quale Capello ha il ruolo di «settlor», cioè colui che può disporre del denaro e autorizzare investimenti. Il ruolo di «protector» (supervisione degli investimenti) è invece affidato a studi professionali di specialisti, per questo motivo coinvolti pure loro nell'inchiesta. Nel meccanismo della compravendita mascherata, la convenienza era garantita sia per il tecnico che per la società: Capello ha risparmiato il 45% di tasse, Sensi ha evitato di pagare contributi e previdenza. Discorso simile per i 4,8 milioni di euro con fascetta giallorossa finiti nelle tasche di Capello al termine dell'avventura nella Capitale. In quell'occasione, però, i soldi sono volati direttamente nell'isola di Guernsey. Stessa destinazione - secondo filone dell'inchiesta - anche per il denaro ricavato da Capello con la vendita di una partecipazione azionaria nella «Giochi Preziosi», presieduta dal patròn del Genoa: 10 miliardi di vecchie lire, patrimonio della «Fabio Capello 1992».

Otto anni fa, quella società venne divisa: una parte diventò «Fabio Capello 2000», l'altra conservò il nome e venne fusa per incorporazione nella «Fingiochi spa» del presidente Preziosi. Il guadagno di Capello fu di 3,1 milioni, pagato in azioni della «Fingiochi». Quelle azioni sono state cedute da Capello al proprio «trust» nella Manica, che a sua volta le ha vendute al «The Preziosi family trust» (sempre con sede a Guersney) del presidente del Genoa. Ed ecco spuntare il pagamento. Transazione avvenuta nel paradiso fiscale. Niente tasse. Finanza e procura ipotizzano anche l'evasione fiscale per altri 6 milioni, il giro d'affari della società nella Manica che avrebbero dovuto passare dal colino del fisco italiano: l'Erario farà di tutto per recuperare quei soldi.