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Il terno più odiato di Napoli

Il terno più odiato di Napoli TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
sabato 10 ottobre 2009, 01:152009
di Alessio Calfapietra

Una decina di anni fa Indro Montanelli si augurava che l'Italia potesse liberarsi dal demone del gioco d'azzardo e delle lotterie in genere. Il suo auspicio, inutile dirlo, è stato disatteso: all'immancabile Superenalotto si è recentemente aggiunto il concorso che permette di ottenere un semi-vitalizio ventennale e la febbre per bollette e schedine, mai doma, si è riacutizzata in un attimo. Popolo di poeti (un tempo), santi (ogni secolo) e scommettitori (sempre), l'Italia non accenna ad abbandonare i suoi vecchi vizi ed a Napoli, patria della smorfia, circola ormai da molti mesi un terno che però nessuno vuole giocare. O meglio, viene giocato da altri. Puntualmente. Il 3-5-2 (2-3-5 in ordine di puntata) accompagna come un incubo le notti dei tifosi partenopei. Lo adottava il paladino di un calcio in bianco e nero, Eddy Reja, lo ha ereditato con fedeltà Donadoni, l'ex ala di talento che in nazionale utilizzava ben altri moduli, ed incarna notoriamente il credo calcistico di Mazzarri, tecnico chiamato in fretta e furia pochi giorni fa da De Laurentiis. Pur concedendo poco allo spettacolo, lo schieramento ideale di Reja ha prodotto risultati innegabili. Donadoni, concedendo alla platea azzurra forse anche meno, ha ottenuto la media di un punto a partita. Mazzarri si è presentato dichiarando di voler dare un'anima a questo Napoli ed in tal senso avrà molto da lavorare. Il suo curriculum, al contrario dei predecessori, è da massima serie: i miracoli Reggina e Livorno, la Samp in Uefa ed in finale di Coppa Italia sono cosa nota. A lui il compito di far partire la seconda fase del progetto Napoli, mirata al raggiungimento dell'Europa con la "e" minuscola oggi, quella con la "e" maiuscola, forse, un domani. Il tecnico è solamente la prima tessera della ricostruzione campana. Le figure intermedie che reclamavamo tempo fa in luogo dell'onnipresenza, controproducente, di Marino, sono i prossimi tasselli. Bigon jr, già team manager e segretario con Mazzarri in panchina, poi Direttore Generale della Reggina, resta tutto da scoprire alla luce della poca esperienza nel settore. Il papà Albertino è sinonimo di scudetto in casa Napoli, ma erano altri tempi e poi lo ha ricordato anche De Laurentiis: Lavezzi non è Maradona! La carica di DG sembrava destinata a Montali, ma c'è stato un ripensamento. Eravamo pronti ad avanzare un precedente non troppo positivo, e cioè il breve transito di Velasco nella Lazio. Non basta essere uomini di sport per potersi adattare a discipline così diverse come il calcio e la pallavolo, non è sufficiente essere motivatori per poter dirigere al meglio una società, perché occorrono competenze e professionalità specifiche. Montali, reduce dall'esperienza nel CdA della Juventus colma sopratutta di interviste ed esternazioni, non rappresentava la soluzione migliore.

Nelle ultime ore è tornato alla ribalta Salvatore Bagni: la sua prima esperienza dirigenziale nel Napoli è coincisa con l'arrivo di Asanovic, ma non fa testo. Anche Mazzarri non è completamente nuovo alle latitudini partenopee, avendo ricoperto il ruolo di allenatore in seconda al primo, disgraziato anno in B dove Ulivieri non ha cavato un ragno dal buco: ma anche in quel caso si trattava degli ultimi colpi di coda della gestione Ferlaino. Lavori in corso, dunque: chiunque venga nominato si ricordi bene che Napoli pretende e merita il massimo. Un pensiero ai tifosi del Bari: Barton ha rivelato che a fine stagione riprenderanno i colloqui per l'acquisizione del club: per come sono andate le cose, va considerata una promessa o una minaccia? Taci, proprietario mancato del Bologna, è tornato alla carica per il Milan: se mai un giorno la trattativa dovesse concretizzarsi, chissà che non si tiri indietro il giorno dopo aver incontrato il sindaco di Milano. A proposito di città meneghina: David Beckham è sempre più vicino al ritorno in maglia rossonera. Come la scorsa stagione, il Milan servirà allo Spice Boy per mantenersi in forma e risultare appetibile per Fabio Capello. I tifosi del Milan, li comprendiamo, non sanno con quale spirito accogliere la notizia. Anche perché se Beckham eguagliasse il livello di forma dei compagni, dubitiamo possa partecipare con profitto ad un Mondiale. In tema di manifestazioni iridate, l'Italia under 20 è stata eliminata dall'Ungheria nei quarti di finale. Uno score anche troppo generoso, per come gli azzurrini di Rocca si sono presentati alla competizione ed hanno superato per il rotto della cuffia i gironi eliminatori. Nel leggere la formazione in campo questa sera, non si scorge un solo giocatore che non soltanto sia titolare in serie A, ma militi in prima squadra, ad eccezione del catanese Sciacca che rifulge come una mosca bianca e che tra l'altro contro i magiari è rimasto a guardare. Della Penna e Raggio Garibaldi, ragazzi sui quali si sono spese pagine di cronaca giovanile, risultano fuori rosa con Roma e Genoa, nella condizione di "limbo" per la quale non possono giocare in Primavera per raggiunti limiti di età ma non vengono mai convocati con i grandi. Dei 21 presenti fra campo e panchina, la maggior parte gioca in serie B (nemmeno in squadre di vertice) o in Lega Pro. Probabilmente questo argomento riscuote maggior interesse delle ultime due gare della nazionale di Lippi che, a quanto pare, ha scoperto che il modo infallibile per far parlare degli azzurri è continuare ad escludere Cassano dai convocati. In chiusura un appello a Diego Armando Maradona: la mancata qualificazione dell'Argentina in Sudafrica avrebbe dello storicamente clamoroso. Da parte di chi, nel 1986 in Messico, ha vinto praticamente da solo e che ora si ritrova in formazione il suo più stimato erede, Lionel Messi. Per il bene del calcio, Diego: sospingi l'Argentina ai Mondiali. Non importa come, ma fallo.