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Panchine tempestose

Panchine tempestose TUTTO mercato WEB
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport
domenica 18 settembre 2011, 18:002011
di Alessio Calfapietra
La tabella trasferimenti si prende una pausa per tornare a fine dicembre nella sua versione invernale, sempre piu' aggiornata e precisa!

Per una volta possiamo sconfessare il vecchio adagio secondo cui il calcio estivo sia bugiardo e venga smentito dai mesi successivi. Nel caso di Inter e Roma, infatti, quanto visto tra luglio e agosto sembra una cartina tornasole delle prime uscite stagionali e di questo affannoso inizio di campionato. I dubbi e le incertezze mostrate dai progetti tattici di Gasperini e Luis Enrique hanno trovato puntuale conferma sul campo: i nerazzurri non hanno ancora vinto una partita, così come la Roma, e le squadre hanno dato rispettivamente l'addio alla Supercoppa italiana ed all'Europa League. Un avvio da brividi che ha fatto accumulare dei nuvoloni densi di pioggia sopra le teste dei due allenatori, specialmente Gasperini che ha già ricevuto degli ammonimenti dall'alto per il modulo poco convincente e l'utilizzo di certi giocatori. Luis Enrique è relativamente piu' tranquillo perchè, in tempi di cambiamenti epocali a Roma, la dirigenza e la piazza si stanno mostrando molto pazienti, gli applausi dell'Olimpico dopo la gara contro il Cagliari sono un chiaro attestato di stima ma, come è noto, il credito concesso al tecnico che vorrebbe trapiantare Barcellona nella Capitale e rivoluzionare il calcio italiano non è infinito.
L'incontro-scontro tra questi due allenatori in cerca di conferme non poteva che partorire un pareggio a reti inviolate, uno 0-0 a San Siro che offre segnali di ripresa da ambo le parti. Le grandi società, però, devono passare in fretta dai segnali alla continuità di rendimento e risultati, in questo senso chi può sorridere maggiormente è Luis Enrique che, oltre a dover benedire la porta giallorossa per gli ultimi dieci minuti dove il pallone non ha voluto saperne di entrare, ha potuto constatare una maggior corrispondenza fra le sue disposizioni e la risposta dei calciatori in campo, senza dubbio facilitato dal fatto che l'avversario fosse ancora alla ricerca di se stesso.
Le note positive sono un ritrovato De Rossi, un insospettabile Pizarro che non prova disagio a giocare in velocità e le buone premesse di Borini, per il quale l'Inghilterra ed i sogni spezzati appaiono finalmente lontani. Lascia invece molto a desiderare Osvaldo, replica dei momenti peggiori di Bologna - ed in questo senso molti si chiedono se sia stato un affare da parte della Roma valutare il suo cartellino piu' di quello di Vucinic - e vanno rivisti l'assorbimento degli schemi, ancora in fase embrionale specialmente in avanti, la tenuta atletica, ieri al lumicino negli ultimi venti minuti, e la posizione di Totti. Sono anni ormai che il capitano giallorosso gioca come prima punta e Luis Enrique, una volta risolte (definitivamente?) le incomprensioni con il calciatore, lo sta schierando come centravanti arretrato che suggerisce e smista palloni negli ultimi venti metri. Una mansione che costringe Totti a correre di piu' e stancarsi, con l'inevitabile perdita di lucidità e concretezza: se il modello è quello di Barcellona ed il proverbiale 4-3-3, Luis Enrique dovrà rivedere i suoi piani, perchè Totti non è Messi che ha dieci anni in meno, e rischia di giocare a singhiozzo, un lusso che la Roma non può ancora permettersi. Con una certa leggerezza Totti è stato definito pigro, non per questo si può pretendere che lavori il triplo del solito. Da rivedere Pjanic, Borriello tra i rincalzi non serve a nulla, mentre Bojan per adesso è bocciato su tutta la linea. Perrotta ha reso bene come terzino, si attende comunque il ritorno di Cicinho.

A Milano la situazione risulta peggiore. Lo scollamento fra il tecnico e il pubblico è evidente, e la cosa ancora piu' grave è che Moratti ha già esaurito la pazienza nei riguardi di Gasperini. Esemplari i fischi di San Siro all'ingresso di Muntari per Forlan e particolarmente significativo il nome di Mourinho che è risuonato piu' volte tra gli spalti dello stadio. Perchè l'Inter soffre ancora di vedovanza nei riguardi dell'allenatore portoghese e i matrimoni consumati con Benitez e Leonardo non sono stati benevoli. Come abbiamo segnalato sin da subito, il rischio, per non dire la certezza, è che Gasperini rimanga schiacciato fra questo lutto inconsolabile da una parte ed il fidanzamento, promessa d'amore da celebrare tra un anno, con Guardiola dall'altra.
E Gasperini si sta "strangolando" con le sue mani perchè, al di là della parziale concessione sul modulo, la sua idea del calcio non sta dando i frutti sperati sul rettangolo di gioco. Troppi uomini fuori ruolo, troppi uomini fuori registro (Jonathan) e la difesa a tre che continua a non convincere, anche se quella schierata a quattro ha regalato la sconfitta interna contro il ripescato Trabzonspor. L'auspicio è che recuperando Thiago Motta e Stankovic, l'Inter guadagni sostanza a centrocampo, in attesa di vedere cosa sono realmente capaci di fare Zarate e Forlan e che Pazzini riveda finalmente il campo. In caso contrario l'esonero potrebbe arrivare ben prima del periodo natalizio, la deadline riservata a Benitez, Ranieri è il nome piu' caldo come sostituto (senza dimenticare Delio Rossi), e di Gasperini rimarrà soltanto il ricordo di un'unione nata male e proseguita peggio e l'imitazione, sicuramente ben riuscita, realizzata da Fiorello.

Una nota sull'Udinese: fa bene Pozzo a lamentarsi dei fischi ingenerosi ricevuti dai tifosi: sarebbe sbagliato far notare che forse il pubblico del Friuli si è abituato troppo bene e i rimpiazzi scelti dai bianconeri non sono all'altezza, perchè l'Udinese è uscita senza alcun demerito contro l'Arsenal ed ha vinto tre gare su tre fra campionato ed Europa League. L'unica cosa da fare nei riguardi dell'Udinese è spellarsi le mani dagli applausi omaggiando la capacità dirigenziale, divenuta ormai celebre, e riservare il proprio dissenso verso chi non svolge al meglio il proprio lavoro. Non abitano certo a Udine dirigenti che sbagliano a stilare una lista per la Champions o scrivono in maniera errata i moduli per riscattare la comproprietà del portiere della nazionale.

L'Udinese ha da poco sconfitto in casa la Fiorentina per 2-0. A proposito dei viola, ieri pomeriggio è stato svelato il segreto di Pulcinella, o meglio di Stenterello, considerando la tradizionale maschera di Firenze. "La farsa è finita, Montolivo non è piu un giocatore della Fiorentina. Vuole giocare in una società più importante e noi ne prendiamo atto. A nostro avviso è stato condizionato da sirene che provengono dall'esterno", le affermazioni stentoree del presidente Cognigni, a totale smentita del (supposto) ritrovato clima di serenità fra il centrocampista e la dirigenza viola.
Nessuna tregua armata, ma la conferma, sin troppo banale, dell'unico finale possibile di una vicenda che si protrae da mesi, con il nazionale azzurro via da Firenze per pochi spiccioli. Anche la nuova destinazione di Montolivo è già scritta, e si chiama Milan. L'unica variabile ancora in gioco è stabilire se la Fiorentina riuscirà a guadagnare qualcosa - forse un decimo rispetto al reale valore - o se perderà il giocatore a costo zero la prossima estate. Una sconfitta senza appello per Firenze e per la proprietà (auguri di pronto rientro per Gilardino), un ulteriore tassello a rinforzare la formazione piu competitiva del campionato per il Milan. Contrariamente a quanto fatto da altri presidenti, come per esempio Lotito e Cellino, Montolivo resterà comunque a disposizione di Mihajlovic, per i prossimi quattro mesi o sino a giugno. Sempre meglio di niente.