Agnelli non parla di Juve ma di Italia: "Alla Figc serve uno come Nedved"
Non parla mai a sproposito e lo fa sempre lasciando il segno. Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli non ha peli sulla lingua e dice, nel bene e nel male, sempre quello che pensa, proprio come il suo allenatore, Antonio Conte. L'ha fatto anche questo pomeriggio, ospite di un convegno alla Camera alla presenza del presidente del Coni Malagò e l'ha fatto verso il duo Abete-Prandelli. Non ha gradito e digerito l'addio dopo il flop Mondiale dei due organi calcistici: "se ne sono andati nel momento del bisogno". Le prossime elezioni dell'11 agosto poi, non sono corrette per il numero uno bianconero, anzi, "sono una scorrettezza, perché quella doveva essere solo un'assemblea tecnica, non elettiva". Attacca duramente anche l'ex ct azzurro, attuale allenatore del Galatasaray: "Troppo facile andare via e oltretutto Prandelli si è già sposato con i turchi ad una fiscalità più conveniente" ha sottolineato Agnelli.
Cosa serve quindi al calcio? La figura associata alla poltrona della Figc nelle ultime settimane, ovvero quella di Tavecchio, non piace al presidente piemontese, non è quello che serve al nostro calcio. "Il mio candidato ideale? Si sa benissimo chi non si vuole e chi invece serve. Nell'Uefa e nell'Eca abbiamo Platini e Rummenigge e tutti gli riconoscono immediata autorevolezza calcistica. E lo stesso accade alla Juventus con Nedved. Farei fatica a immaginare la stessa cosa con Tavecchio. Il calcio ha bisogno di riforme, di interventi strutturali, non di ponti che ci traghettino alle prossime elezioni".