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Alfredo Pedullà: "Viva l'Italia, i talenti crescono"

Alfredo Pedullà: "Viva l'Italia, i talenti crescono"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 20 gennaio 2017, 08:112017
di Redazione TMW
fonte Alfredopedulla.com

Viva l’Italia dei talenti che crescono, eccome se crescono. E chi se ne importa delle valutazioni, nel senso che il dibattito potrebbe andare avanti e spaccarsi senza trovare un’intesa. Troppi 27 o 28 per Gagliardini? Ognuno può avere un’idea diversa, normale. Troppi 25, bonus compresi per Caldara? Ma se poi arrivasse un club inglese e ne spendesse 40 metteremmo un altro disco, della serie “ce li portano via”. Troppi, circa 6 milioni di base (oltre 10 con i bonus) per mandare la prossima estate Orsolini dall’Ascoli alla Juve? Troppi o pochi, pochi o troppi, non è questo il punto.
Il punto è, purtroppo, che quando costano 3 o 4 milioni facciamo gli schizzinosi. La scorsa primavera proprio la Juve poteva prendere Orsolini a circa tre, preferì rinviare. A me viene in mente un episodio di non troppi anni fa, quando Verratti stava uscendo dal cancello di Trigoria, il Pescara aveva chiesto circa due-milioni-e-mezzo (cifra che fu scandita) più un’eventuale contropartita tecnica per mandarlo in giallorosso. Sabatini traccheggiò, la Juve decise di rimandare, il Napoli lo aveva ingaggiato in doppia cifra ma andò a sbattere contro le prevenzioni di Mazzarri verso i giovani. E così Verratti finì a Parigi dove ha rinnovato più contratti che guardaroba negli ultimi anni, fino a raggiungere la non modica cifra di circa sette milioni di ingaggio a stagione (compresi i bonus). E sinceramente scappa più di un sorriso quando si legge che Inter e Juve vorrebbero farsi una bella guerra di mercato la prossima estate, mettendo sul tavolo una cifra da 65-70 milioni in su. Come? Sì, lo faremmo rientrare dalla finestra dopo averlo salutato dalla porta principale. Quando Marco e il suo entourage avevano aperto a qualsiasi big italiana, senza immaginare che i ritardatari sono sempre in azione su questi schermi. Ora scappa più di un sorriso non per la cifra che Inter e Juve avrebbero intenzione di spendere, ma soprattutto perché il Paris Saint-Germain dovrebbe apparecchiare la tavola, fare il prezzo e permettere agli altri di banchettare. Come se il club francese fosse l’ultimo, per disponibilità economica e ambizioni, sulla faccia della terra. E senza dimenticare che, se Verratti finisse sul mercato, Ancelotti in casa Bayern non ci penserebbe un minuto.

Viva l’Italia, usciamo per un secondo dal discorso della valutazione che mai ci troverà d’accordo.

Viva l’Italia perché abbiamo tantissimi calciatori importanti, anche in Lega Pro o in serie D, eppure in pochi se ne accorgono. Noi siamo esterofili, chissà perché. Leggiamo che quel difensore centrale brasiliano costa 15 milioni più bonus, magari lo abbiamo visto giocare due volte, e ci infiammiamo nella speranza che qualcuno decida di portarlo in serie A. Ma perché? Poi arriva e ci accorgiamo che per 4 o 5 milioni avremmo fatto meglio a prenderlo in serie B o in Lega Pro. Quindi, prima di scandalizzarci per una valutazione più o meno alta, più o meno giusta, facciamo almeno in modo che il campo dia giuste sentenze dal punto di vista tecnico. Altrimenti, sai che bagno…
A proposito: viva l’Italia e gli allenatori nostrani. Soltanto Thohir, ad agosto inoltrato, avrebbe potuto imporre la scelta De Boer. Non discutiamo Frank, ma la tempistica. Un allenatore olandese, con idee tutte sue e che hanno bisogno di tempo per svilupparsi, non può arrivare alla vigilia di Ferragosto con la pretesa di stupire. Soltanto Thohir la pensava così, soltanto lui che a malapena forse sa se il pallone è rotondo o quadrato. E’ arrivato Pioli e ha fatto dell’Inter una squadra vera. In due mesi pieni di lavoro, perché gli allenatori italiani studiano e commettono meno danni degli altri. La prossima volta, per favore, facciamo che un altro Thohir – nella speranza che non ci sia – resti alla larga da decisioni tecniche. Ha fatto più danni lui che dieci intermediari inadeguati in una trattativa di mercato. Quando gli hanno spento il microfono l’Inter è rinata. Con Pioli e acciuffando Gagliardini piuttosto che Felipe Melo.
Viva l’Italia.