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Alla scoperta di Mirabelli, l'uomo scelto da Fassone per ricostruire il Milan

Alla scoperta di Mirabelli, l'uomo scelto da Fassone per ricostruire il MilanTUTTO mercato WEB
© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com
sabato 10 settembre 2016, 07:202016
di Redazione TMW
fonte Alfredopedulla.com

È nato a Ferragosto di 47 anni fa, ha fatto tutta la gavetta, il suo futuro è a forti tinte rosse e nere. Questa è la storia di Massimo Mirabelli, attuale capo degli osservatori in scadenza di contratto con l'Inter, scelto da Fassone come direttore sportivo per il nuovo Milan rilevato dai cinesi. Mirabelli è cosentino doc, orgoglioso di esserlo, e ha fatto tutta la trafila possibile e immaginabile. È stato un difensore dal fisico prestante, quegli stopperoni di una volta che non erano malaccio con i piedi. Alle spalle campionati con Rende, Trani, Altamura, Castrovillari e Crotone, quattro-cinque trionfi, a poco più di 25 anni la decisione di smettere con il calcio giocato. Le idee di Mirabelli erano già chiare, sapeva che avrebbe fatto l'osservatore come biglietto da visita per poi esibirsi da direttore sportivo. La sua "chimica" quella di costruire le squadre, di ribaltarle e di renderle vincenti.
Mirabelli partì subito con il botto, vinse la Promozione calabrese con il San Calogero, si ripetè a Rende e Acri, diventando il riferimento per chi cerca un "ideatore" di organico da costruire partendo dalle fondamenta. Tre campionati di fila vinti, il poker a Rossano, di nuovo Rende per una fantastica cavalcata dalla D alla C2. Nello stesso girone del Cosenza, quel Cosenza che presto lo avrebbe inevitabilmente convocato. Percorso netto, intanto, quello di Mirabelli: vittorie, la salvezza in C2, una gara di Tim Cup in casa della Lazio, addirittura la finale per la C1 nel 2006 contro il Taranto, la conferma di una escalation totale.
Ma inevitabilmente il Cosenza sarebbe entrato nel suo destino, con la scoperta di Mimmo Toscano allenatore, due campionati di fila vinti (un record che resiste), bilanci in attivo, giovani lanciati, grande feeling con la piazza. Mirabelli è uno che mette sempre la faccia per il suo club: indimenticabili le diatribe con il Questore sulla vicenda stadio alla vigilia di una partita che poi avrebbe consentito di festeggiare. Quella contro il Bacoli, in un San Vito strapieno, quel muro di folla che accompagna molto spesso le società del Sud quando bisogna festeggiare qualcosa di importante.

Questa è storia, alla larga da qualche ricostruzione inesatta o prevenuta degli ultimi giorni e da parte di chi non conosce la carriera di Mirabelli.
Da Cosenza a Terni, dove da consulente esterno contribuì non poco alla costruzione della squadra che - sempre con Toscano in panchina - conquistò la promozione in B. E poi l'Inter dopo una brevissima parentesi al Sunderland: assunto come osservatore poco più di due anni fa, diventato presto il capo del settore. Grande amicizia con Ausilio, globe-trotter spesso senza portafoglio perché l'Inter immediatamente prima della svolta non poteva allargare i cordoni della borsa. Aveva suggerito Murillo in tempi non sospetti, relazioni eccellenti su Brozovic, quasi una questione di principio quella di portare Perisic in nerazzurro. Forse qualche rimpianto per non aver potuto chiudere operazioni a quattro o cinque milioni che poi sarebbero costate venti o venticinque volte in più. Ma nella vita chi è che non ha rimpianti? Soprattutto se il via libera per un'operazione dipende dalla proprietà, da chi decide se è possibile o meno aprire la cassaforte. Chi conosce bene e apprezza Mirabelli non sa scegliere il suo punto di forza: più bravo come scopritore oppure nella gestione di una squadra, giorno dopo giorno? Bella domanda, risposta complicata. Più facile dare un senso a questo quesito: qual è l'attaccante che ritiene perfetto per qualsiasi allenatore? Aubameyang, da almeno tre o quattro anni.
Una cosa è sicura: Mirabelli ha fatto la gavetta, il suo percorso lo ha portato a vivere tutte le situazioni possibili. E per questo Fassone lo ha messo in cima alla lista per il Milan che verrà. Sembra la storia di Marotta e Paratici, entrambi alla Samp prima che l'attuale amministratore delegato della Juve decise di portare in bianconero l'uomo blucerchiato dello scout. Analogie, similitudini, il resto sarà da scoprire. Molto presto, sugli schermi rossoneri.