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Andrea Bosco: "Riforme: avanti adagio, quasi indietro"

Andrea Bosco: "Riforme: avanti adagio, quasi indietro"
domenica 10 luglio 2016, 08:472016
di Redazione TMW
fonte Andrea Bosco

Ma il futuro del calcio italiano (applausi a Conte, benvenuto Ventura) e quindi anche quello della Nazionale dipenderà da- se e come - saranno affrontate le riforme.

Carlo Tavecchio dopo i risultati della Nazionale in Francia ha zufolato nella fanfara, bacchettando la precedente gestione (Prandelli ) dimenticando di esserne stato parte in causa. E al grido di "ho raccolto una Nazionale in ginocchio e le ho ridato dignità e speranza ", di fatto ha riproposto la sua candidatura alla presidenza. I noti gattopardi del calcio italiano lo sosterranno. Nel segno di qualche impercettibile cambiamento , affinché nulla cambi. Non ci sono nuove sul fronte delle indispensabili seconde squadre che da tempo sono state istituite in Francia, Germania, Portogallo e Spagna . Percorsi virtuosi sono stati avviati nel 2012 da Inghilterra e Belgio .

In Italia ci si è arenati davanti alla firma (a parole, tranne due, tutte le società professionistiche consenzienti) del protocollo d'intesa.

L'attuazione di un campionato di seconde squadre- tra l'altro - potrebbe chiudere l'ambigua stagione delle multiproprietà.

Ci sarebbe da sfoltire la serie A : da 20 a 18 squadre con benefici non indifferenti per la Nazionale. Ci sarebbe da reinventare la serie B : magari posizionata con due gironi e con un numero minore di squadre. Ci sarebbe da evitare lo sconcio che annualmente il calcio italiano presenta, con società che fin dall'inizio risultano penalizzate di svariati punti per inadempienze finanziarie. Sarebbe opportuna una riforma delle giustizia sportiva. Tagliando definitivamente le " teste " implicate in illecite attività. Ed evitando che la giustizia sportiva faccia a sportellate con quella ordinaria e viceversa. Ci sarebbe da battersi- a livello europeo- per ottenere ( dopo la moviola ) il tempo reale nel calcio , come accade nel basket. Magari ci sarebbero da rivedere le modalità con le quali viene distribuita la " torta" dei diritti televisivi. E magari anche sarebbero da riscrivere le regole che determinano l'elezione del presidente federale. Evitando l'assurdo attuale : che società di Lega Pro e dei Dilettanti pesino più delle società di serie B e serie A . Ma forse sarebbe troppo chiedere a Tavecchio di " suicidarsi ". E' la periferia del calcio italiano, innaturalmente mescolata con il calcio di vertice ( differenti bilanci, differenti spese, differenti investimenti) che ha consentito a Tavecchio e prima di lui ad Abete di vincere le elezioni. E di precludere a volti nuovi la possibilità di rinnovare davvero l'ammalato calcio nostrano.

LUTERO FOR PRESIDENT

Demetrio Albertini si è ritirato dalla corsa. Ma Alex Del Piero, Paolo Maldini, Luca Vialli, Roberto Baggio sarebbero nomi spendibili. Il calcio italiano dopo aver perso l'autobus con i Rivera, i Mazzola , gli Zoff potrebbe evitare nuovi autogol, dando fiducia a chi di calcio ne capisce e che il calcio ha, per decenni, onorato. Magari affiancando a un presidente finalmente rappresentativo e spendibile, un manager. Uno che sappia di impresa e che della parola "riforma " sappia cogliere l'essenza : innovazione . Insomma, cercasi Martino Lutero: uno capace di dire " basta " .