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Asta: "Torino, col Palermo scendi in campo come contro la Juve"

Asta: "Torino, col Palermo scendi in campo come contro la Juve"TUTTO mercato WEB
© foto di Marcello Casarotti/TuttoLegaPro.com
sabato 6 dicembre 2014, 07:252014
di Elena Rossin

Antonino Asta è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Asta, attuale allenatore del Bassano, ha militato nel Torino dal 1997 al 2000 e, dopo una breve parentesi di qualche mese al Napoli, ha continuato a giocarci fino al 2002. Ha poi giocato nel Palermo dal 2002 al 2004. Terminata la carriera da calciatore dal 2005 al 2012 ha allenato prima gli Allievi Regionali, poi quelli Nazionali ed infine la Primavera del Torino. Con lui abbiamo parlato della squadra granata e della sua avventura con il Bassano, primo in classifica in Lega Pro.

Che partita sarà fra Torino e Palermo, con i granata che arrivano dalla sconfitta nel derby e dalle due precedenti gare e hanno una situazione di classifica meno positiva dei rosanero?
"Il derby è stata una mazzata a livello psicologico importante perché da tantissimi anni il Torino non vince con la Juventus e anche il pareggio manca da un bel po' di tempo, però la prestazione del Toro in casa bianconera è stata convincente e quindi la sconfitta va dimenticata in fretta, soprattutto il fatto che è avvenuta negli ultimi secondi, perché proprio la prestazione fa capire che se il Toro gioca come sa può togliersi dalla bassa classifica al più presto. Il banco di prova con la Juventus è stato importante malgrado ahimè si sia concluso con una sconfitta difficile da digerire, però guardiamo oltre perché c'è stata la prestazione e se il Toro giocherà nello stesso modo anche con il Palermo ha molte chance di vittoria".

A parte i cinque punti di differenza e il fatto che il Torino segni pochissimo i granata in difesa sono più accorti avendo incassato cinque gol in meno dei rosanero. Quagliarella e forse Amauri da una parte e Dybala dall'altra saranno i sorvegliati speciali?
"I numeri nell'arco della stagione rappresentano quello ch si fa in campo sia in fase offensiva sia in quella difensiva, ma nella partita singola può succedere di tutto, anche se è vero che il Toro fa troppa fatica ad andare in gol. Io non parlerei neppure della troppa poco confidenza che hanno gli attaccanti a segnare, ma parlerei più della squadra perché nel complesso i granata attaccano con pochi giocatori. E' un mio parere, ma se alla conclusione non ci andassero solo gli attaccanti, ma anche i centrocampisti e i difensori porterebbe a segnare qualche gol in più. Sappiamo che situazioni come questa sono anche dei momenti e Quagliarella, Larrondo, Martinez e lo stesso Amauri hanno meno rifornimenti e quindi stanno facendo più fatica, però credo veramente che dalla gara con il Palermo sia importante venirne fuori bene e vincendo in modo che i tre punti possano dare la consapevolezza che magari non si è ancora tornati ai livelli del Toro dell'anno scorso, ma che c'è la forza per scrollarsi di dosso la paura e le titubanze che potrebbero essere insorte".

Il Torino che cosa deve temere del Palermo, se c'è qualche cosa da temere?
"Le partite di serie A non sono mai facili sia che si giochi in casa sia che si disputino fuori, perché tutti gli avversari sono più o meno forti. In questo momento il Palermo è una squadra che ha entusiasmo e che non è stata cambiata molto rispetto alla stagione passata quando ha vinto il campionato di serie B. I rosanero quest'anno non erano partiti tanto bene, ma si sono ripresi e adesso sono una squadra in salute. Il Torino dovrà stare attento soprattutto agli attaccanti che quando ripartono possono fare veramente male, Dybala su tutti".

Prima diceva che il Torino attacca con pochi giocatori, quindi la difficoltà a segnare dipende più dal tipo di gioco, ma come si fa a smuovere la classifica prima della sosta natalizia e della riapertura del mercato?
"La classifica va smossa assolutamente non ci sono dubbi. Quando non ci si trova in situazioni dove c'è uno o più giocatori che segnano con regolarità si cerca di modificare la tattica della squadra trovando un sistema di gioco diverso, però questo più di chiunque altro lo sa Ventura perché conosce i suoi giocatori. Magari cambiare in tal senso potrebbe essere utile, anche se è vero che ci sono state delle gare nelle quali se non fossero stati sbagliati dei rigori adesso il Torino avrebbe quattro o cinque punti in più e si parlerebbe di tutta un'altra classifica e gli errori dal dischetto ci sono stati e non è colpa dell'allenatore. Direi che in queste tre partite prima della sosta natalizia il Torino deve osare un po' di più, perché è una squadra discreta, che ha buoni giocatori, anche se non ci sono più Cerci e Immobile, ed è nel suo insieme una formazione più completa rispetto a quella dell'anno scorso, quindi osando un po' di più può cercare di essere maggiormente offensiva e magari così arriverà qualche gol in più".

Da allenatore continuerebbe a insistere con un solo attaccante di ruolo supportato dal trequartista oppure punterebbe decisamente su due attaccanti arrivando persino a non utilizzare il trequartista, che nella storia abbastanza recente del Torino non ha mai avuto grandi fortune?
"E' vero che negli ultimi periodi il trequartista nel Torino ha funzionato solo sporadicamente, ma penso che ogni allenatore giustamente abbia le sue idee e il suo metodo di lavoro che porta avanti anche in base ai giocatori che ha a disposizione. Non è neanche tanto l'utilizzo di una sola o due punte o del trequartista perché di solito quando si utilizza una sola punta e il trequartista si utilizzano anche due esterni offensivi come capita a me nel Bassano. Non ho quindi in attacco una sola prima punta, ma anche i due esterni che partecipano alla manovra offensiva insieme al trequartista, in tutto sono quattro giocatori. Questo per dire che non è detto che se si utilizzano più punte si hanno maggiori possibilità di segnare, possibile che con più punte si vada più facilmente alla conclusione, ma è altrettanto vero che in difesa si è più vulnerabili. E' una questione di mentalità il dover creare qualche cosa d'importante davanti".

A proposito del suo Bassano, è primo in classifica in Lega Pro e quindi si sta togliendo delle belle soddisfazioni, ma quali sono gli obiettivi? Puntate a vincere il campionato?
"E' tutto bello, quando sono arrivato in estate il presidente e il direttore sportivo mi hanno chiesto una salvezza tranquilla e se possibile senza passare attraverso i play out. La squadra è una neo promossa perché l'anno scorso giocava in seconda divisione e di conseguenza le aspettative iniziali erano diverse, ma come in tutte le cose possono cambiare. La rosa rispetto alla scorsa stagione è cambiata poco, anche perché aveva vinto il campionato ed ha la mentalità giusta, è una squadra solida e si conoscono tutti bene e per me sicuramente è stato un vantaggio. Certo che trovarci in questo periodo primi in classifica non era in preventivo e tutto quello che viene in più lo viviamo domenica dopo domenica e non abbiamo un obiettivo ben preciso. Quello mio e della squadra è di cercare di far bene e di fare divertire chi ci vede e soprattutto di divertirci quando i ragazzi scendono in campo. E' un'idea di calcio che stiamo portando avanti e sappiamo che i risultati sono fondamentali, è così, però se si ha una squadra che ha voglia di divertirsi quando capitano i momenti di difficoltà si riesce un po' meglio ad attutirli. L'obiettivo lo valutiamo partita dopo partita, ma è logico che se al giro di boa o un po' più avanti ci troveremo in una buona posizione valuteremo se c'è l'opportunità di ottenere qualche cosa d'importante e ci mancherebbe non provarci, perché scendiamo sempre in campo per portare a casa i tre punti. Nella categoria ci sono realtà importanti come il Novara, l'Alessandria, il Pavia e il Como e quindi … però siamo lì e di conseguenza giochiamo partita dopo partita per scrivere una piccola storia, che in parte è già stata scritta perché il Bassano non era mai stato primo in classifica in prima divisione per così tante giornate, vogliamo stupirci e stupire".

Diciamo che per il momento lei con il Bassano e Maspero con il Pavia vi contendete lo scettro della categoria, un po' di Toro sta comandando in Lega Pro.
"E' vero, quando ci siamo incontrati la prima giornata abbiamo parlato un po' di noi, ma alla fine i discorsi sono ricaduti sul Toro, sui ricordi in granata, se ci sentivamo ancora con qualcuno dei compagni di allora. Quando si passa da Torino, meglio quando si veste la maglia del Toro qualche cosa rimane sempre dentro, c'è un ricorso particolare, di solito rimangono i bei ricordi, ma quando si tratta di Toro resta un qualche cosa di più. Con Maspero Abbiamo passato insieme due belle annate in granata, la prima vincendo il campionato di B dopo una rincorsa assolutamente straordinaria e la seconda in A ci confermammo come squadra veramente temibile per tutti, disputando un altro bel campionato".

Per concludere, un po' con il cuore e un po' ragionando secondo lei questo Torino può tirarsi fuori da questa situazione difficile e che cosa i tifosi possono attendersi calcolando che oltre al campionato è in corsa in Europa League?
"La classifica è corta come al solito e con i tre punti a vittoria si possono fare dei balzi importanti. L'essere in corsa in Europa League è fuor di dubbio e in campionato manca qualche punticino e, secondo me, in questo frangente manca un po' di continuità nelle prestazioni, perché il Toro ha avuto alti e bassi. L'obiettivo deve essere cercare di dare continuità così arriveranno anche i risultati e si farà il salto di qualità, sono convinto che se accadrà il Toro riprenderà la marcia ritrovando il suo modo di essere, la sua identità di squadra e non perché ti chiami Torino perché ritengo che la squadra è stata creata bene ed ha buoni giocatori, quindi per i valori che ha può venire fuori da questa situazione".