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Bayern, ancora non ci siamo. Il successo parte dalla testa

Bayern, ancora non ci siamo. Il successo parte dalla testaTUTTO mercato WEB
© foto di Imago/Image Sport
domenica 31 agosto 2014, 09:002014
di Vito Aulenti

Non ci siamo. Il Bayern Monaco di Pep Guardiola continua a pagare lo scotto del doppio confronto di Champions straperso contro il Real Madrid, dopo il quale la squadra tedesca ha avuto un netto calo, soprattutto a livello psicologico. La conferma, l'ennesima, è giunta nella serata di ieri, quando i bavaresi hanno impattato per 1-1 in casa dello Schalke 04, dimostrando ancora una volta i propri limiti sul piano caratteriale. Per carità, i ragazzi di Jens Keller non sono di certo gli ultimi arrivati, anzi, parliamo di una squadra che si è classificata terza in Bundesliga nella passata stagione e che dal prossimo settembre giocherà in Champions League. Tuttavia, la schiacciante superiorità messa in mostra dai bavaresi nella prima frazione di gara, segnala in maniera evidente il divario tra le due formazioni, ridotto nella ripresa sì dalla caparbietà di Howedes e compagni, ma soprattutto dall'uscita di scena degli attuali campioni di Germania, rimasti idealmente negli spogliatoi anche dopo l'intervallo. E' preoccupante la discontinuità di rendimento nell'arco dei 90 minuti da parte del Bayern, che accende e spegne l'interruttore a proprio piacimento: una mentalità molto poco vincente, che ieri è costata due punti, e che sette giorni fa stava per costarne altri due col Wolfsburg. Partite diverse, avversari diversi, ma stesso e identico copione: i bavaresi vanno meritatamente in vantaggio, e poi si cullano, permettendo al Wolfsburg e allo Schalke di turno di prender coraggio e di rifarsi pericolosamente sotto.

Ritrovare la testa, per ritrovare se stessi: è questa la strada da perseguire per tornare ad essere gli schiacciasassi dell'anno scorso, capaci di chiudere i giochi per il titolo già a marzo e di infilare ben 29 vittorie in 34 incontri, distanziando la seconda classificata - il Borussia Dortmund - di 19 lunghezze, un abisso. La rosa a disposizione di Guardiola è forte, ricca, variegata, ma ciò da solo non basterà per portare a casa dei trofei. La lezione subita due settimane fa in Supercoppa tedesca dal Borussia Dortmund, del resto, sembra parlare chiaro: si possono acquistare tutti i Götze e i Lewandowski di questo mondo, ma se non si ha la fame...