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Biasin su Seedorf: "Serviva al Milan, ricostruirà l'Olanda. Anche se é uno str..."

Biasin su Seedorf: "Serviva al Milan, ricostruirà l'Olanda. Anche se é uno str..."TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 16 ottobre 2015, 07:482015
di Redazione TMW
fonte ilsensodelgol.it

La prima (e unica) volta che ho parlato con Clarence Seedorf mi ha serenamente mandato affanculo.

Era ancora un calciatore del Milan ma questo è solo un dettaglio temporale.

Lo incrocio verso la mezzanotte in un locale di Milano di cui non posso fare il nome: il "Baobar". Un posto a suo tempo gestito da quarti di bue brasiliani con addominali ruvidi tipo grattugie e, soprattutto, invaso da manze di ogni razza e religione. Manze e buoi: praticamente un macello. Tipologia delle manze: giovani donne assai romantiche e idealiste del genere che se non hai 700 euro in tasca e 1000 cavalli parcheggiati in divieto di sosta fuori dal locale, è meglio se non ti avvicini.

Se sei molto coraggioso e tenti l'approccio, sappi che rischi di imbatterti nel temibile sguardo "stana poveri" della manza in questione. Ti annusa tipo cane da tartufo e ti stronca con frasi del come "il parmigiano non teme il tuo addome ma, anzi, chiede asilo politico".

Il sottoscritto avendo in tasca la miseria di 18 euro (di cui otto in moneta) e essendo dotato di scalcinata autovettura Fiat gentilmente prestata da sua madre, scansa scientemente le tartufone malcelando supponenza del genere "a voi penso dopo che ho cose più importanti da fare", quindi si dirige in zona Seedorf.

Clarence è solo. Poggia il suo culone su una poltroncina in un angolo appartato e "manza free" del locale. Pare Budda. Mi faccio coraggio e tento il simpatico contatto per strappare una sontuosa intervista. Io: "Buonasera Seedorf, mi presento, sono un giovane giorn...". Lui: "Stop. Silenzio. Taci. Mi vedi in compagnia?". Io: "No, non mi sembra...". Lui: "Secondo te sono qui per divertirmi o per parlare con te?". Io: "Ehm, no, le spiego...". Lui: "Non c'è da spiegare, c'è da andare. Prego, vada". E con la manona mi indica l'uscita. Debacle totale.

Lo odio. Nel tragitto che mi porta all'uscita penso a tre cose: 1) "Con 18 euro saltano fuori un gintonic fatto con gin marca "Gyn" è una birra piccola. Buttali via". 2) "Da oggi parlerò e scriverò male di Seedorf perché è uno stronzo". 3) "Quanta bella tartufona c'è sempre al Bao". Non faccio in tempo a terminare il pensiero sulla tartufona che mi cade la moneta. Si sparpaglia sul pavimento del locale. Posso fare due cose: 1) Raccoglierla tipo mendicante. 2) Andarmene fingendo disinteresse per l'inutile monetaglia. Fingo. Esco. Mi volto. Seedorf è di spalle. Se ne fotte. Pare Budda in versione "me ne fotto". Lo odio. "Parlerò per sempre male di Clarence Seedorf, questo è certo". Multa sulla Fiat. "Orcatroia". Fine.

Clarence Seedorf diventerà un grande allenatore. Io almeno la penso così. Ha un carattere di merda ma qui siam mica alle selezioni di Miss Italia. Se avesse avuto la possibilità di lavorare, se gli avessero dato carta bianca come oggi ne ha Mancini all'Inter, se avessero affidato a lui la gestione degli 80 milioni che la scorsa estate il Milan ha speso sul mercato, oggi il Diavolo non sarebbe una squadra da scudetto, ma una squadra con un futuro sì.

E invece niente. Non gli è stato concesso. L'hanno trattato come quello "antipatico", "diverso", "temuto dai giocatori", "uno che voleva cambiare lo status quo". Tutte cose vere, tra l'altro, perché un tecnico chiamato a fare la rivoluzione deve essere proprio così: "cattivo" e con qualche idea. Berlusconi credeva in lui. Berlusconi aveva avuto una grande intuizione. Quindi ha cambiato opinione, convinto non si capisce bene da chi: una parte dello spogliatoio, una parte della dirigenza, tutti quelli che incontrava nei locali alla moda.

Oggi Seedorf incassa - euro più, euro meno - 10mila cucuzze tutti i santi giorni. Senza fare niente. Si alza e se le ritrova in tasca. Io spero in moneta, ma questo è un altro discorso.

Domani forse allenerà l'Olanda, la cara vecchia patria delle donnine in vetrina e delle biciclette che puoi anche non legare al palo della luce che tanto non te le ciulano, mica come a Milano. Gli oranje devono ripartire dopo il fallimento e forse sceglieranno lui, Clarence, uno stronzo che al Baobar ti tratta come sputo di piccione ma capace di conquistarti con verità dette senza pensare alle conseguenze: "Il Milan è una squadra da ricostruire da capo a piedi". Era la primavera del 2014. Son passati 18 mesi. Continuiamo a dire le stesse cose.