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Boranga: "Il ruolo del portiere è cambiato tecnicamente"

Boranga: "Il ruolo del portiere è cambiato tecnicamente"TUTTO mercato WEB
© foto di Luigi Putignano/TuttoLegaPro.com
mercoledì 25 dicembre 2013, 16:152013
di Chiara Biondini
fonte Calcio2000 - Calcissimo.com

L'ex portiere di Perugia, Fiorentina, Cesena e Parma, Lamberto Boranga nel corso di una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Calcio2000 ha parlato delle differenze tra l'interpretazione del ruolo di estremo difensore tra i suoi tempi ed oggi.

"Il ruolo è cambiato tecnicamente, perché ci sono delle regole diverse, si gioca più con i piedi però fondamentalmente il ruolo è rimasto lo stesso. Io ero alto un metro e ottantuno, per me è sbagliato puntare su portieri esageratamente alti, una statura attorno all'uno ottantasetteottantotto va bene, basta e avanza. Però, se fossi stato alto uno e ottantasette adesso, senza esagerare, potrei tranquillamente giocare ancora in Serie A, con uno e ottantuno non ce la faccio... Gli attaccanti sono tutti alti, tu puoi essere reattivo, con i piedi e con le gambe, con le cosce quanto ti pare ma saltare sopra ad uno alto uno e novantaquattro non ce la fai. Il ruolo è diventato più fisico, si para diversamente rispetto a un tempo ma, grosso modo, il fine giustifica sempre i mezzi".

Il portiere italiano più forte degli ultimi cinquant'anni? "Albertosi, perché è stato il mio maestro, dal punto di vista tecnico ho imparato molto da lui".

"Allenatore più importante nella mia carriera? Marchioro, ne ho avuti diversi ma lui è stato quello che ha interpretato la mia personalità, capito il mio carattere e mi ha valorizzato per quello che ero. Con Marchioro facemmo un campionato straordinario e arrivammo sesti finendo in UEFA. Inoltre era un tecnico innovativo".

"Avversario più pericoloso? A me gli attaccanti non facevano paura, pensavo solo a distruggerli sia moralmente che fisicamente! Ai miei tempi c'erano Bettega, Savoldi, Riva, Boninsegna, tutta questa gente che erano una sorta di Ibrahimovic solo un po' più bassi, erano per intenderci attaccanti fisici, ma anche tecnici e soprattutto cattivi. Io cercavo di distruggerli in tutte le maniere, anche dal punto di vista psicologico, con Chinaglia c'ho avuto anche delle storie, ma tutto sommato, una volta che si rientrava negli spogliatoi finita la partita si riprendeva la vita normale".