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Nassi: "Messi, Suarez e Neymar come il Brasile '58 e il Real di Di Stefano"

Nassi: "Messi, Suarez e Neymar come il Brasile '58 e il Real di Di Stefano"TUTTO mercato WEB
lunedì 7 dicembre 2015, 23:022015
di Lorenzo Marucci
fonte articolo di Claudio Nassi per www.claudionassi.com

Credo non sia facile mettere a confronto il trio del Barcellona, Messi, Suarez e Neymar, con qualsiasi altro della storia. C'è il più forte calciatore argentino e numero uno al mondo, il più forte uruguaiano e il più forte brasiliano, ovvero il meglio delle nazioni-guida del calcio. Qualcuno dice che non si possano confrontare calciatori di epoche diverse, ma, pur rispettandone il parere, non capisco perché.
Se penso al basket, sport che ho sempre preso ad esempio e dal quale ho imparato come da pochi altri, e leggo che per Dan Peterson il quintetto più forte di sempre vede Bill Russell, Larry Bird, Julius Erving, Michael Jordan e Magic Johnson, mi sfugge perché nel calcio non si possa fare lo stesso. Eppure anche nel ciclismo tutti sono d'accordo nel riconoscere in Merckx l'indiscusso numero uno. Non era soprannominato "il Cannibale"? Basta leggere le corse a cui ha partecipato e le vittorie. Così Dan Peterson non sceglie per simpatia, ma porta a corredo i numeri per un giudizio credibile. Bill Russell? 11 titoli in 13 anni ai Celtics, 21.620 rimbalzi e così via. Larry Bird? 3 anelli NBA, 3 volte MVP, forse il più grande tiratore "da partita" di ogni epoca, micidiale nei tiri liberi, passatore sublime, intelligente come pochi. Michael Jordan? Il più grande di ogni tempo, miglior attaccante e miglior difensore della NBA, con 6 titoli, 5 MVP, 2 titoli olimpici, ecc.

ecc..
E allora perché nel calcio non si può? I numeri non tradiscono. Giochi dalla metà campo in avanti? Ti giudico dai gol e dagli assists. Sei un esterno alto? Non credo si possa prescindere dal saper saltare l'uomo, arrivare sul fondo, guadagnare punizioni dirette, il tutto condito da qualche rigore e più di un gol, senza disdegnare la fase difensiva. Nella zona centrale si pretende completezza, ovvero saper interdire, suggerire, rifinire e concludere, ma massimo rispetto per chi recupera palloni su palloni o per il difensore che in chiusura ha pochi rivali.
Quindi, ricordando i grandi del passato, a partire dall'attacco atomico del River Plate, fine anni '40 e '50, fino all'Ungheria di Kocsis, Hidegkuti e Puskas degli anni '50 e alla Juventus di Boniperti, Charles e Sivori del '60, gli unici che si possono paragonare al trio blaugrana sono il Brasile del '58, con Garrincha, Vavà e Pelé, e il Real Madrid di Di Stefano, Puskas e Gento. Con una differenza, che ai verdeoro si univa una squadra di campioni, mentre ai blancos, per competere con i blaugrana, devo aggiungere Kopa, il più forte francese di sempre. Si equilibrerebbe così il potenziale gol e resterebbe un altro punto di contatto: la differenza tra l'attacco e il resto della squadra.