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Claudio Nassi: "Alex Ferguson il supertitolato"

Claudio Nassi: "Alex Ferguson il supertitolato"TUTTO mercato WEB
martedì 3 maggio 2016, 07:382016
di Redazione TMW
fonte Claudionassi.com

Ho letto tempo fa l'autobiografia di Alex Ferguson, l'allenatore di maggior successo che il calcio britannico abbia avuto. Ma forse è riduttivo se ha vinto 49 trofei, di cui 38 con il Manchester United, con un mondiale per club, 2 Champions League, 13 campionati e 5 F.A. Cup. Nominato Cavaliere nel '99, Sir Alex si è ritirato nel 2013, dopo aver vinto con il Manchester l'ultimo campionato. Detto che non ricordo un altro con tanti allori, il libro mi ha fatto pensare a più riprese. Ricordavo alcune sue frasi sulle quali non si poteva non essere d'accordo: "La mia ricetta? Perdere con dignità e grazia, vincere con umiltà e guardare avanti". Oppure: "Le qualità necessarie per un manager? Senso della disciplina, flessibilità mentale e conoscenza degli altri". Infine la sua legge, anche se andava a cozzare con la flessibilità mentale: "Questa è la strada, o l'autostrada", perché nel calcio le mezze misure, le convivenze forzate e le decisioni tardive non portano da nessuna parte.

Nonostante tutto ciò non impazzivo per lui. Non riuscivo a dimenticare la finale di Champions con il Bayern Monaco a Barcellona nel '99. Allora lo United era un rullo compressore con due esterni che non avevano l'eguale: Beckham e Giggs. Perché entrare con Giggs a destra, Beckham interno e l'ex milanista Blomqvist a sinistra? Nella ripresa corresse la squadra e Madama Fortuna gli regalò un 2-1 immeritato, con i gol di Sheringham e Solskjaer all'88' e all'89', entrati, rispettivamente, al 67' e all'81'. Ricordo quando il Milan di Ancelotti vinse a Manchester 1-0 con gol di Crespo, con una marcatura asfissiante su Keane e Scholes, i passaggi obbligati, i facitori di gioco, le travi portanti. Alla fine quella squadra schiacciasassi era prevedibile.

Quando nel libro parla di Tevez dice che "... aveva grande entusiasmo ed energia, ma non aveva gran passo" e dopo la prima buona stagione prese Berbatov per fare coppia con Rooney. Dire che Tevez non ha gran passo fa sorridere, come discutere uno che il Corinthians acquista per 20 milioni di dollari, cifra mai spesa fino ad allora in Brasile, e a cui paga un ingaggio record e che per tre anni viene votato miglior calciatore del Sudamerica, eguagliando Zico. Passa al West Ham e, dopo difficoltà iniziali, è decisivo per la salvezza. Rientra tra i pochi immarcabili, è un trascinatore, ma è un cavallo di razza e, come tale, non facile da gestire. Sir Alex dice di non aver avuto con lui problemi disciplinari, come quelli che incontrò Mancini, quando Tevez rifiutò di scaldarsi in una partita di Champions, ma si tratta di un flop grande così. "Il talento - come dice Tanjevic - è come una gamba più corta, la noti al primo sguardo". E l'errore si ripete quando perde Pogba a costo zero. Ma nel libro non c'è riferimento al giovane francese.

Alla fine ci si accorge che anche i grandi commettono grandi errori, ma una frase di Capello fa riflettere: "Si possono sbagliare gli acquisti ma non le cessioni. Vorrebbe dire non capire che cosa hai in casa". Come fa pensare Napoleone Bonaparte, che i generali li voleva fortunati.