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Claudio Nassi: "Il calcio é anche tattica"

Claudio Nassi: "Il calcio é anche tattica"TUTTO mercato WEB
sabato 16 aprile 2016, 07:112016
di Redazione TMW
fonte Claudio Nassi

Chissà che cosa diranno i patiti dello schema, del gioco offensivo e dello spettacolo dopo la sconfitta del Barcellona al "Calderon" contro l'Atletico Madrid. Chissà se hanno visto il Barca perdere 2-1 in casa col Real e 1-0 a San Sebastian, prima di uscire dalla Champions League. Chissà se si saranno domandati perché tre squadre che hanno affrontato i blaugrana giocando nello stesso modo hanno dimostrato, come in passato il Chelsea di Hiddink, l'Inter, il Kazan e lo stesso Atletico, che la corazzata catalana si poteva fermare. Per carità, niente di nuovo sotto il sole, se non la conferma che il calcio è anche un fatto tattico e coloro che guardano solo alla propria squadra commettono un errore grosso così.

Come quelli che continuano a credere che sia il fatturato a determinare i risultati. Rispetto i numeri e chi fa di tutto per migliorarli, ma continuo a pensare che il calcio non possa prescindere da chi ci capisce. Senza il presidente non si va da nessuna parte, ma se il presidente non si circonda di chi capisce ha la fine segnata. Quando leggo che il Barcellona ha un piano clamoroso, raggiungere il miliardo di fatturato entro il 2021, come promesso dal Presidente Bartomeu, non posso che complimentarmi. Tanto più che l'anno scorso i ricavi dicevano 566 milioni al netto delle plusvalenze. E giù a elencare come aumenteranno le sponsorizzazioni, il merchandising, il licensing, con il "Camp Nou" da ristrutturare e portare la capienza da 99mila posti a 105-110mila. D'accordo su tutto, se prima, però, ci si preoccuperà di oliare un ingranaggio che sembrava perfetto ma che si è inceppato: il possesso palla esasperato rallenta l'azione e non sempre Messi, Suarez e Neymar possono risolvere. Soprattutto quando, oltre a una marcatura asfissiante, trovano spazi ancor più ristretti.

Nel calcio ne ho viste e sentite di tutti i colori, ma, alla fine, anche lorsignori dovrebbero capire che tutto dipende dalla partita della domenica: se vinci sei bravo e arriveranno vantaggi, se perdi no. E bisogna fare di tutto per riuscirvi, analizzando ogni particolare e riducendo al minimo la percentuale di errore, sempre alta. Come? Lavorando senza sosta, ricordando che quanto avviene è frutto di sudore e di fatica e non dimenticando una frase di Tolstoj: "Tutte le idee che hanno belle conseguenze sono idee semplici". A conferma, un famoso ungherese degli anni '50-'60, Béla Guttmann, che guidò il Benfica più forte di sempre, diceva: "C'è una regola elementare, spesso disattesa: quando sei in possesso del pallone, smarcati; quando invece ce l'hanno gli avversari, marca. Il calcio è tutto qui!". Lo capiranno anche i patiti dello schema? Ne dubito.