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Claudio Nassi: "L'allenatore secondo Lippi"

Claudio Nassi: "L'allenatore secondo Lippi"TUTTO mercato WEB
martedì 5 gennaio 2016, 18:242016
di Redazione TMW
fonte Claudio Nassi per claudionassi.com

Mi ha fatto trasalire leggere un titolo a tutta pagina: "Il vero top player oggi è l'allenatore". Alla domanda se gli allenatori siano contesi quasi come i top players, Lippi, intervistato, risponde: "Sì. E' tramontata l'idea che un tecnico conti il 20% se va bene. Non è così e non lo è mai stato per Mourinho, Capello, Van Gaal, anche Lippi e altri. Sono gli stessi grandi giocatori a pretendere una guida forte e sicura, che ti fa vincere e migliorare i contratti". Eppure, se ricordo bene, fu Gustavo Giagnoni, sulla tribunetta di Coverciano, a rispondere a una precisa domanda: "Quando le cose vanno bene un tecnico può determinare anche per un 20%, quando vanno male per il 90". Allora perché Marcello, cui feci affidare la Primavera della Sampdoria da Mantovani, fa vacillare i miei convincimenti? Capisco parli pro domo sua, è umano, ma non esagera? Se i vecchi saggi dicevano che il miglior allenatore è quello che non fa danni e se un mio maestro ripeteva che la miglior formazione la mettono in campo il medico sociale e il giudice sportivo, ci sarà un motivo. Se Alfredo Di Stefano ripeteva che gli allenatori contano poco, l'importante, soprattutto, è il talento, non fa pensare? Così Van Basten: "Dei dieci allenatori che ho avuto, uno mi ha insegnato qualcosa, tre non hanno lasciato il segno e sei hanno rischiato di rovinarmi".
Se spazio in altri sports, ascolto il più grande allenatore nella storia dell'atletica USA, Dean Cromwell, dire, con grande umiltà: "Non ho mai danneggiato il progresso dei miei atleti". Se passo al basket, un GM plurivittorioso, Jerry Krause, sull'allenatore si esprimeva così: "Non si è mai visto un fantino trasportare il cavallo oltre il traguardo. Ma i piccoli aggiustamenti e le correzioni che fai guidando questa specie di grande macchina sono importanti". Chiudo con un giovane coach, Gianmarco Pozzecco: "Quasi tutti gli allenatori pensano che siano loro a vincere. Non è vero. Gli allenatori non vincono mai. A vincere sono i giocatori".
Me lo disse anche un calciatore alla Sampdoria: "Si ricordi che in campo decidiamo noi". Pensavo di sapere tutto e non avevo ancora capito una cosa elementare. Ma è così difficile domandarsi perché in Lettonia vinca quasi sempre il Riga, in Norvegia il Rosenborg, in Germania il Bayern e così via? Nell'intervista si parla di Guardiola e dei due campionati europei e del mondiale conquistati dalla Spagna; ma il primo avrebbe vinto senza Messi, Xavi e Iniesta? E la nazionale senza un presidente con il potere di Angel Marìa Villar Llona? E la Juventus non vinse uno scudetto con Cesto Vycpalek in panca, che l'anno prima guidava il Mazara del Vallo? E l'Italia, con un direttore di gara diverso da Medina Cantalejo, nel Mondiale 2006, non sarebbe andata ai supplementari con l'Australia, in 10 contro 11? Si potrebbe continuare se Oriana Fallaci non ci avesse suggerito, andando ancora una volta controcorrente, questa frase: "Non è vero che la verità sta sempre in mezzo, a volte sta da una parte sola". A meno che gli allenatori non comincino a scendere in campo, a fare gol e a servire assists.

Gustavo Giagnoni (nella foto sotto)