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Claudio Nassi: "Una trappola il mercato di gennaio"

Claudio Nassi: "Una trappola il mercato di gennaio"TUTTO mercato WEB
martedì 22 novembre 2016, 07:302016
di Redazione TMW
fonte Claudionassi.com

Ci si avvicina al mercato di gennaio e tutti si sbizzarriscono nel tentativo di indovinare le manovre dei grandi strateghi. Ma fa piacere leggere anche dall'amico Cucci che il calcio è in mano a "... faccendieri internazionali i cui nomi formano un vero e proprio Gotha del malaffare pallonaro". A dire il vero più volte Lady Radio ha toccato l'argomento perché si regolamentasse l'operato dei procuratori, la più parte dei quali non solo porta via al calcio soldi che escono dal giro, ma crea problemi di ben altra natura. E al mercato di riparazione si assisterà ancora a trattative che non hanno senso e ad altre discutibili.

Rimango dell'avviso che quando si è costretti a fare qualche ritocco bisogna andarci con i piedi di piombo. Mettere anche un solo elemento nello spogliatoio spesso altera equilibri quanto mai delicati. Se poi si pensa al tempo che è stato necessario all'allenatore per assemblare la squadra, le preoccupazioni aumentano. Anche se continuo a pensare che se si presenta l'opportunità di fare un salto di qualità non la si deve perdere. Ritengo, però, che alcune società si rinforzerebbero cedendo quelli in soprannumero, perché le "rose" pletoriche sono ingestibili e troppi elementi che si equivalgono, soprattutto nello stesso ruolo, portano problemi. Ad esempio, Lichtsteiner che, dopo aver vinto 5 scudetti ed essere capitano della Svizzera, vede arrivare Dani Alves, viene escluso dalla lista dei 25 della Champions League e non si cede in estate all'Inter, potrà essere contento? E se la Juventus lo vuol dar via al Barca o in Premier League, nessuno si domanda perché? O in società non capiscono o non sono soddisfatti del rendimento. Perciò acquistarlo è un affare o un rattoppo?

D'accordo, è vero che i calciatori si esprimono a seconda di come sono gestiti, ma far arrivare un calciatore per far contento l'allenatore, quasi sempre, è un errore. Quando il tecnico non ci sarà più o verrà esonerato, come la mettiamo se il sostituto dirà che non si adatta al suo calcio? Badelij è da Milan o è un uomo di Montella? E Mati Fernandez, voluto a luglio, sarà mai determinante in rossonero? Se vado a Napoli e trovo critiche alla campagna estiva della società, mi domando perché tutti l'avevano condivisa. Non erano d'accordo che Milik e Gabbiadini dovevano giocarsi il ruolo di punta centrale? Ma se il primo si infortuna e il secondo molti lo vedono esterno a destra come in passato, il buon Sarri potrebbe cambiare qualcosa in un gioco che troppi conoscono a memoria. Callejon, calciatore intelligente come pochi, con grande corsa e senso del gol, non si adatterebbe all'interno? E Giaccherini, che ha dimostrato all'Europeo di essere importante, che sa giocare in più ruoli, ora che sta bene non è un semplice rincalzo. E Mertens se anche nel Belgio, che non è l'ultima delle nazionali, sta al centro dell'attacco, dimostra che lo può fare.

Seppoi tutti gli attaccanti hanno il gol nel dna, che rimane l'unica cosa che nel calcio non si insegna, un po' di fantasia non guasterebbe e gli allenamenti servono per provare. Ma un maestro di nome Liedholm non diceva: "Datemi i calciatori bravi, a farli giocare insieme ci penso io"? Perché il calcio è semplice e, come ricorda Capello, "... i calciatori basta saperli mettere in campo in base alle caratteristiche loro e degli avversari". Né va dimenticato quel che dice Tostao: "Il sogno degli allenatori è trasformare il calcio in qualcosa dove tutto è programmato; ma il calcio deve mantenere la sua imprevedibilità".