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Conte il rivoluzionario: la Premier League è già ai suoi piedi

Conte il rivoluzionario: la Premier League è già ai suoi piedi TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
sabato 24 dicembre 2016, 07:002016
di Mattia Zangari

Londra, sabato 17 dicembre 2016, il Big Ben da 23 minuti ha cadenzato per due volte il passo sicuro e inesorabile di una rivoluzione che ha sconvolto la Premier League. Nell'aria della capitale inglese si respira l'aria frizzante del rinnovamento portato da Antonio Conte, l'uomo che 365 giorni dopo l'addio forzato di José Mourinho da Stamford Bridge ha issato il Chelsea dalle sabbie mobili della 'relegation zone' fino alla cima della classifica del campionato più competitivo e affascinante al mondo.
Il manager italiano, che prima del boxing day contro il Bournemouth ha definito fantastica la sensazione di aprire i tabloid d'oltremanica e leggere il nome della sua squadra scritto al 'top of the table', ha trasformato la pressione della responsabilità del primato in dolce consuetudine che ormai dura dallo scorso 20 novembre, ovvero da quando Costa stese il Middlesbrough e costrinse il Liverpool ad abdicare dopo un brevissimo interregno durato il tempo di una sosta per le nazionali.
Da quel momento in avanti, l'ex ct della Nazionale italiana ha consolidato la sua posizione sul trono d'Inghilterra spazzando via la concorrenza di cinque squadre, a partire dl Tottenham, costretto alla prima sconfitta nel torneo dopo 12 turni di imbattibilità. Poi è stato il turno del Manchester City, punito crudelmente con l'arma tutta italica del contropiede che si è fatta beffe dell'idealismo di gioco guardiolesco. E via via poi sono caduti ai piedi del gigante blu, sempre finendo al tappeto dopo aver subito un solo gol, il WBA, il Sunderland e il Crystal Palace, per ora l'ultimo grano di un rosario sgranato per l'undicesima volta da Sant'Antonio da Lecce.


Sì, perché la cavalcata del Chelsea affonda le sua radici al KC Stadium, teatro del match vinto 2-0 contro l'Hull City, ma anche il 'match modulo' da ripetere all'infinito per imporre giorno dopo giorno il regime totalitario del lavoro e della continuità.
Una dittatura calcistica fondata su un'architettura di squadra che prevede un regola fondamentale: 3-4-3 fluido disegnato in campo con gli stessi interpreti fedeli e militarizzati, telecomandati da un condottiero che viene acclamato a gran voce dalla sua gente più di qualsiasi giocatore.
Quello stesso comandante che a un passo dal baratro ha seppellito con una risata fragorosa le provocazioni dei bookmakers che, dopo il rovinoso capitombolo di Emitates con l'Arsenal, si erano divertiti a bancarne addirittura l'esonero con quote ridicole.
D'altronde non puoi primeggiare in una competizione in cui rivaleggi con Klopp, Guardiola, Wenger, Pochettino, Mourinho, Koeman e compagnia cantante se non sei "Il miglior allenatore del mondo al momento". Non lo diciamo noi, lo ha ammesso Pep che si è già inchinato a re Antonio, ai cui piedi è già finita tutta la Premier League.