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esclusiva

Christian Manfredini: "Scoprire i calciatori è essenziale"

ESCLUSIVA TMW - Christian Manfredini: "Scoprire i calciatori è essenziale"TUTTO mercato WEB
© foto di Giacomo Morini
domenica 6 marzo 2016, 09:502016
di Luca Esposito

Il prossimo 26 marzo si svolgerà in Sicilia, al Centro Sportivo Torre del Grifo di Catania, l'ennesimo workshop dedicato all'osservazione dei calciatori, per iniziativa del responsabile della ROItalia Matteo Sassano. Tra i relatori d'eccezione sarà presente anche un ex calciatore internazionale, l'ex della Lazio e del Chievo Christian Manfredini. L'ex centrocampista esterno della Costa d'Avorio, oggi allenatore in pectore del Valdiano e direttore sportivo patentato, ha parlato a TuttoMercatoWeb.com del senso della sua presenza in quel di Catania, sulla necessità di trasmettere la propria conoscenza sull'osservazione dei giovani talenti.

"Sarò a Catania come relatore. Sono responsabile dei relatori della ROItalia, che organizza eventi per i giovani osservatori, perché noi formiamo i giovani che vogliono intraprendere il ruolo di osservatore per il calcio. Sarò presente lì a Catania e parlerò a quelli che vogliono iniziare a fare questa attività, a proposito di come devono saper gestire i giovani talenti nelle scuole calcio".

Quanto è importante nel calcio lo scouting, sia nell'osservazione dei giovani sia nel seguire chi gioca nelle categorie inferiori?

"Se questa domanda fosse stata fatta molti anni fa, la risposta sarebbe stata che non ha molta importanza, oggi invece nel calcio moderno scoprire i calciatori è fondamentale. Le grosse società hanno osservatori in tutto il mondo per cercare i giovani talenti, fare scouting vuol dire calcio, ma bisogna anche saper osservare i calciatori in prospettiva, bisogna capire il ragazzo nella sua età evolutiva, e stabilire se potrà dare i suoi frutti negli anni dopo".

Matteo Sassano si sta adoperando molto per promuovere questa idea del calcio.

"Sassano ha avuto una grossa intuizione. Lo scouting nel calcio moderno è fondamentale, le società vanno alla ricerca dei giovani talenti, il talento può emergere adesso ma anche dopo, quindi lì sta la bravura dell'osservatore: in questo settore si può fare tanto".

Che cosa prova quando vede una partita di calcio? Un po' di nostalgia?

"Non ho mai guardato tanto le partite di calcio, ma quando mi capita di guardarle non posso dire che provo nostalgia. Il tempo passa, l'importante è aver goduto i momenti quando ero in campo. Provo piacere quando vedo giocatori bravi che fanno la giocata, nel calcio e in qualsiasi sport".

C'è qualche rimpianto in lei per non essere riuscito a giocare ulteriormente nella Costa d'Avorio? Lei conta due presenze e anche un gol.

"Come persona non ho mai avuto grossi rimpianti. Si può dire che potevo fare qualcosina di più, ma la carriera è stata positiva, mi ha portato a crescere come uomo, ad avere più fiducia in me stesso. Ricordo in Nazionale che c'erano giocatori come i due Touré, Yaya e Kolo, c'era Zokora, c'era Drogba, c'era Bonaventure Kalou, era una formazione di qualità".

Quindi lei potrebbe raccontare com'era il rapporto con quei giocatori in particolare...

"Erano ragazzi normali e sportivi di tutto rispetto: al tempo in cui andavo io in Nazionale non parlavo neanche benissimo il francese, quindi le difficoltà potevano nascere da questo, perché io parlavo in italiano, mentre gli altri parlavano chi in francese e chi in inglese. Però il calcio è mondiale, quindi ci si capiva subito in campo, e fuori dal campo un po' a gesti, un po' a parole, riuscivamo a capirci".

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