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esclusiva

De Simone: "Ingiuste le critiche ad Adl. Il Napoli può crescere"

ESCLUSIVA TMW - De Simone: "Ingiuste le critiche ad Adl. Il Napoli può crescere"TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 30 giugno 2016, 19:352016
di Stefano Sica

Il mercato del Napoli stenta ad entrare nel vivo tra qualche diniego, il caso Higuain e tante trattative che non decollano. Tuttavia si riparte da un secondo posto e dalla Champions, traguardi che, come affermato ai nostri microfoni dall'ex difensore azzurro degli anni '80, Marco De Simone, si legano innanzitutto ai meriti di Maurizio Sarri. "Si è vista la mano di un allenatore che ha corretto gli errori fatti l'anno precedente - il suo esordio -. Alla fine la rosa era praticamente la stessa. Con Benitez, la squadra era troppo lunga. Con Sarri, la linea difensiva era alta ed accompagnava costantemente l'azione. Così anche i difensori partecipano alla circolazione della palla in fase di possesso e di giropalla. Questa è stata una squadra di titolarissimi dove la carretta è stata tirata sempre dagli stessi. Logico che, nel girone di ritorno, ci fosse un calo fisico. Ci volevano più alternative valide. Un mese e mezzo di calo può capitare e, quando si è persa un po' lucidità, Sarri è stato bravo nel prediligere un maggiore possesso palla, a differenza del girone di andata quando si vedevano tantissime verticalizzazioni".

Che mercato deve fare il Napoli?
"E' difficile trovare una alternativa a Reina, che ha giocato anche quando non era al top. E poi non è facile pescare chi accetti di fare il suo secondo. Anche quelli che ci sono stati quest'anno, magari non hanno accettato, a livello mentale, la condizione di colui che deve farsi 30 panchine. Forse Sarri aveva intuito anche questo. Tonelli è un buon giocatore e Sarri lo conosce. Ma serve qualcosa anche sugli esterni con la possibile partenza di Maggio. A centrocampo servono due pedine. Intanto un vice Jorginho e non è detto che non possa esserlo Allan. Sembrerà strano, ma per me lui ha il passo per farlo. Poi serve un interno. Soriano sarebbe l'ideale perché ha qualità, fisicità e un grande tiro da fuori. In questo si farebbe un buon passo in avanti rispetto a Lopez, che ha solo fisicità. Perciò occorre un elemento che coniughi queste due caratteristiche e che sia anche in grado di assistere bene gli attaccanti. Per come gioca Sarri, è l'ideale poter contare su due interni così. Serve poi un esterno offensivo e io, onestamente, punterei tutto su Candreva, elemento in grado di fare anche la mezz'ala. Come vice Higuain preferisco Immobile a Lapadula, che pure è sfumato ed era un punto interrogativo. Immobile è un nazionale e al Torino ha dato tanta qualità risolvendo da solo parecchie partite. E poi è un napoletano, meriterebbe questo premio".

La grana Higuain: mai come in queste ore tifo e critica, su De Laurentiis, si stanno dividendo tra innocentisti e colpevolisti.
"Per me il calcio va fatto come lo sta facendo lui. Alla fine sono i fatti a dargli ragione. Ha vinto due Coppe Italia e una Supercoppa, per non parlare dei tanti campionati di vertice. Ogni giocatore che ha preso è sempre stato valorizzato a fine campionato. Questo vale per Cavani e Lavezzi ma potrà valere, ne sono certo, anche per Higuain, che al Real Madrid, ricordiamolo, era una riserva. Il Napoli ha valorizzato tanti calciatori che prima di venire qui nessuno conosceva. Nel calcio ci sono tanti sciacalli che propongono alle società di tutto e di più. E De Laurentiis non commette mai l'errore, a differenza di altri presidenti, di buttarsi subito su qualche giocatore che alla fine, magari, risulta negativo. I tifosi devono essere soddisfatti del suo operato. E chi viene a Napoli deve sapere che viene in una grande città, in una grande squadra che ha fatto un secondo posto, e in un contesto che gli permetterà di potersi cimentarsi in una grande vetrina come quella della Champions".

Tre anni alla Frattese, la squadra della sua città natale (in qualità di direttore sportivo), col doppio salto dalla Promozione regionale alla D insieme al tecnico Teore Grimaldi. Un binomio indissolubile. Poi lo stop momentaneo in questa stagione. Come mai?
"Mi sono fermato un anno soprattutto per motivi familiari. Richieste in D erano comunque arrivate anche se non da contesti che mi permettevano di lavorare al meglio. Alla Frattese, ad esempio, mi consentivano di lavorare con serenità e autonomia. Le idee erano le mie. Nel calcio ognuno di noi ci mette nome e faccia e non deve mai sbagliare con la testa degli altri, anche perché finisce per pagare in prima persona. Stare un anno fermo può servire per arricchirsi ed incamerare altre conoscenze che, se sei preso da un lavoro con una società, non riesci sempre ad alimentare. Ma ho girato molti campi in Lega Pro, in D e nei campionati Primavera. Ho visto tanti giovani che hanno arricchito il mio archivio, visto che sono abituato a crearmi delle schede personali. Io sono come San Tommaso: se mi segnalano dei giovani validi, devo essere sempre io a vederli di persona. E più volte. Poi bisogna valutare sempre l'aspetto caratteriale di un ragazzo che devi inserire in un gruppo familiare e che non puoi rompere con un innesto sbagliato. Adesso sono pronto al rientro e non vedo l'ora di iniziare. Qualcosa bolle in pentola, ma vedremo. Io valuto tutto, l'importante è che ci siano quelle condizioni di cui parlavo prima".

Quali giovani ha contribuito a far emergere?
"Nelle mie esperienze alla Ternana o al Giugliano, credo di aver fatto valorizzare diversi giovani. Qualcosa di buono, insomma, l'ho lasciato. Molti di questi ragazzi stanno oggi in Lega Pro o hanno fatto campionati di vertice in D. Altri stanno in A o in B. Tascone della Ternana, ad esempio, mostrava già di essere un elemento prospettico e l'abbiamo fatto crescere insieme a mister Grimaldi. E in sei mesi ha preso il volo. Quando allenavo il Giugliano in D, avevamo Albadoro, che poi è arrivato in B. L'ho scoperto io come punta centrale. All'epoca non ne avevamo uno di ruolo e lui nasceva come centrocampista. Poi è diventato man mano un trequartista-seconda punta. Ma avendo molta qualità, lui riusciva a far ripartire bene i due esterni e ad affondare. E poi, girandosi, era in grado di trovarsi sempre la porta frontalmente. Da lì è stato reinventato punta centrale. E quell'anno fece 14 gol pur essendo un '89, mentre gli under di categoria erano classe '84. Anche Rainone era difensore centrale della mia Berretti a Giugliano, è nato calcisticamente con me. E oggi ha tante gare di Lega Pro alle spalle. Basta scorrere i nomi di quel Giugliano per capire che tipo di lavoro sia stato fatto lì a suo tempo. Avevamo una nidiata di ragazzini terribili che sono diventati famosi, molti allenati da me alla Berretti. Lo stesso Marzio Celiento ha molte richieste tra i Pro, e viene dal mio Giugliano, prima che lo portassi io stesso a Fratta. Marotta e Longo sono state due mie scommesse vinte. Bravo anche Grimaldi a ipotizzare, proprio per Longo, un ruolo da prima punta che non aveva mai fatto. E in due anni il ragazzo ha fatto tantissimi gol in quello schema tattico. Buondonno mi fu consigliato da altri ma decisi di andare a vederlo di persona. Mi convinse ed ancora oggi penso che sia un centrocampista molto valido. Credo molto in lui".

Il migliore e il peggiore presidente della sua carriera da calciatore.
"Risposta scontata: Angelo Massimino a Catania. Era un tifoso vero, soffriva. L'ho visto anche piangere per il Catania, nel vero senso della parola. E poi accontentava in tutti i modi i giocatori, senza badare a spese. Era come un padre per noi, affettuoso e ricoscente quando era il caso. Venturato, a San Benedetto, non si è visto praticamente mai. E quell'anno non percepimmo stipendi. Ma, più in genere, devo dire che ho avuto buoni rapporti con tutti".

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