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Gianluca Nani: "Esperienze formative con il West Ham e Watford"

ESCLUSIVA TMW - Gianluca Nani: "Esperienze formative con il West Ham e Watford"
sabato 9 maggio 2015, 10:452015
di Luca Esposito

Gianluca Nani è conosciuto come colui che ha scoperto calciatori tra cui Toni, Pirlo e Hamsik, ma l'accrescimento di esperienza dei giovani che ha avuto al Brescia è stato favorito dalla presenza al loro fianco delle cosiddette chiocce, atleti esperti con trascorsi internazionali. Sabato prossimo il ds che ha lavorato anche in Gran Bretagna con Watford e West Ham sarà uno dei relatori al seminario della R.O.I. Italia, in programma il 16 maggio allo Juventus Stadium di Torino, per raccontare quelli che sono i suoi insegnamenti ai discepoli: TuttoMercatoWeb.com ha contattato Nani il quale spiega in cosa consisterà il suo intervento.

"Probabilmente il mio intervento verterà sulla mia esperienza di scouting al Brescia: eravamo in pochi ma abbiamo fatto un buon lavoro andando a pescare nei vari angoli del mondo, per poi rivenderli con ottime plusvalenze, e inoltre si parlerà della differenza tra quello che è il rapporto tra lo scouting e la gestione in generale del calcio in Inghilterra, rispetto a quello che si fa in Italia".

Lei ha fatto il direttore sportivo al West Ham e al Watford, quindi ha avuto modo di instaurare relazioni importanti. Le va di raccontare quelle esperienze?

"Ci vorrebbe tempo per raccontarle, ma sicuramente sono state due esperienze importanti. Due progetti completamente diversi: il West Ham è una squadra gloriosa con un grande seguito di tifosi, che per la prima volta apriva all'estero e cercava un direttore tecnico con mentalità più o meno europea che puntasse allo scouting internazionale. E il Watford era una squadra storica prestigiosa che però in quel momento navigava in acque difficili, e la famiglia Pozzo acquistò il club che era ormai prossimo all'amministrazione controllata, e poi si è trattato di rifondare tutto e di riportarla a fasti differenti: la società è stata promossa in Premier League, che è un grandissimo risultato".

Ma quali sono i parametri che hanno le società inglesi nell'osservazione dei giovani, rispetto a ciò che si fa in Italia?

"Questo sarà uno degli argomenti del corso, ma di fatto vengono richieste altre caratteristiche al calciatore perché possa avere successo in Inghilterra. Il gioco in Inghilterra è più intenso, meno spezzettato, gli arbitri fischiano di meno, quindi c'è bisogno di calciatori con grande resistenza fisica prima di tutto perché si tratta di un calcio che non ha pause e che non è lento. E poi, viene richiesta una velocità notevole soprattutto agli attaccanti. La prima cosa è capire se il calciatore ha queste caratteristiche per adattarsi al calcio inglese, che è un calcio molto veloce".

Probabilmente in Italia è proprio il Brescia una delle società che sono state più attente nell'individuare quelli che erano potenziali talenti, perché sono passati giocatori come Hamsik, Pirlo, Toni, e attualmente ci sono in prima squadra alcuni giovani come questo H'Maidat, che è un olandese di 20 anni e si dice interessi alla Lazio, e anche Benali che è un centrocampista di scuola inglese ed è seguito da altri club di massima serie.

"Sì, a Brescia in quegli anni abbiamo svolto un ottimo lavoro: sono usciti giocatori come quelli che ha citato lei, che sono andati in grandi squadre, ma potremmo citare anche Mannini, Martinez, Santacroce, Caracciolo, Matuzalem, Appiah, e poi sono arrivati giocatori più esperti che hanno fatto da chioccia ai giovani, come Guardiola, Baggio, Di Biagio, quindi tanti calciatori hanno segnato la storia del Brescia. C'era necessità di fare questo per la politica societaria, quindi andare a selezionare i giovani talenti per poterli riproporre, e organizzare un sistema di scouting che ci permettesse di arrivare in anticipo rispetto alla concorrenza. Eravamo pochi, ma con una buona organizzazione siamo riusciti molte volte ad arrivare prima degli altri, e ciò ci ha permesso di contenere i costi e trovare dei ragazzi importanti. All'epoca non c'erano tutte le possibilità che oggi hanno le società, non c'era Wyscout, quindi per vedere le partite si facevano i salti mortali, con le antenne paraboliche, cercavamo di arrivare nei vari angoli del mondo come in Africa o in Lituania, e abbiamo scelto calciatori che ci hanno consentito di mantenerci nella massima serie per diversi anni. Non dimentico nemmeno Mareco, Stankevicius, buoni calciatori che erano stati presi a zero lire e sono stati rivenduti con delle plusvalenze importanti".

I giovani pensa che saranno ancora la fortuna del Brescia?

"Certo, perché Brescia ha la fortuna di avere un ottimo settore giovanile come pure Bergamo. Sono località dove sono nati e nasceranno sempre grandi calciatori, ci sono grandi possibilità per giocare a pallone, il Brescia ha sempre avuto un settore giovanile e credo che sarà un marchio di fabbrica. Ma anche altri grandi club puntano sui giovani, come l'Inter e la Juventus puntano molto sui giovani, perché ciò permette di anticipare la concorrenza e contenere i costi, perché hanno ingaggi differenti, basti pensare a Pogba".

Può citarci qualche altro esempio di società italiana che sappia fare scouting?

"Direi che anche l'Udinese ha dei maestri nello scouting: lo fanno in maniera un po' diversa, andando a scovare calciatori che abbiano già un po' di maturità. Noi cercavamo calciatori ancora più giovani perché questo ci consentiva di avere anche meno pressioni e meno fretta nel poterli aspettare. Quando prendi un giovane facendogli un contratto di cinque anni e un minimo di stipendio non c'è la grande fretta di farlo esordire in quell'anno lì, ma gli si può insegnare il modo di fare calcio, metterlo nel settore giovanile e introdurlo poi in prima squadra, così il ragazzo può crescere con più tranquillità".

Il consiglio che darebbe lei ai giovani che si accingono a intraprendere l'attività di osservatore calcistico?

"Ci vuole tanta passione per fare questo. Bisogna avere voglia di viaggiare, amare questo sport, e sei vuoi emergere non lo devi prendere come un lavoro, ma come un piacere. Ricordo che da piccolo iniziavo la domenica a vedere le trasmissioni in tv, da 90° Minuto a Domenica Sprint alla Domenica Sportiva. Rivedevo varie volte gli stessi gol, mio padre mi diceva: 'Ma non ti rimbecillisci a rivedere più volte le stesse azioni?' Io gli rispondevo: 'No, mi piace'. Nel tempo libero vedo partite in continuazione, comunque ognuno ha il suo modo di osservare le partite. Se non si ha questa passione non si può emergere, ma se non si ha voglia di imparare, soprattutto dai propri errori, non si riesce a migliorare. Tutte le volte che capitava che bocciavo un giocatore e vedevo che quel giocatore si affermava, mi interrogavo sempre di più su dove avessi sbagliato, quindi avere questo senso critico e rivedere le proprie relazioni e il perché si era dato quel giudizio, aiuta a crescere. Bisogna avere tanta abnegazione, tanta umiltà e tanta pazienza".

Ha visto la Juventus questa settimana? Pensa che dopo aver battuto il Real Madrid abbia qualche chance in più di approdare alla Finale di Champions?

"Direi di sì, se l'è proprio meritata questa chance, per come ha portato avanti il programma quest'anno, per come ha gestito anche dei momenti di difficoltà. Sembrava che la Roma fosse molto vicina, ma la Juve l'ha staccata in maniera prepotente. Se la Juventus ha vinto il campionato l'ha meritato, e se è arrivata in semifinale nella massima competizione per club lo merita. La squadra ha battuto 2-1 il Real Madrid, ed è evidente che ha concretissime chances di passare alla Finale, anche se a Madrid non sarà facile. Il Real ha storia e calciatori, quindi proverà a ribaltare la situazione".

Il suo futuro professionale dove lo vede nella prossima stagione?

"Mi piacerebbe saperlo. In questo momento mi preoccupo di aggiornare il mio know how e di implementarlo, quindi di vedere più partite possibili di vari campionati. Mi piacerebbe continuare la mia esperienza in Inghilterra, dove credo che il calcio sia più avanti rispetto agli altri Paesi, e continuare a lavorare su tutti i contatti creati qui. Ho una mentalità abbastanza aperta, sono disposto ad andare dappertutto se il progetto è interessante. Non parlo della parte economica, ma di progettualità, se c'è la possibilità di creare un programma costruttivo e di poter lottare anche per vincere".

Secondo le la Juventus nella prossima stagione farà bene a concedere un'opportunità ai giovani che ha nella sua orbita, come gli stessi Zaza, Rugani e Berardi, oppure per restare competitiva avrà comunque bisogno del grande campione, anche affermato?

"I dirigenti della Juve sono talmente bravi che non hanno bisogno di consigli, e poi non sempre i grandi campioni fanno la differenza. Io l'anno scorso ho assistito a Chelsea-Atletico Madrid, Semifinale di Champions League, e si diceva che tutta la rosa dell'Atletico costasse sui sessanta milioni di euro: quella squadra ha vinto la Liga ed è arrivata alla Finale della Champions. E il Queens Park Rangers, che giocava nel Championship, aveva un budget per pagare gli stipendi superiore a quello che era il Real Madrid. Non sempre avere grandi budget ti porta ad avere per forza grandi risultati, non è importante solo la costruzione della squadra, ma anche la gestione del gruppo, il rapporto tra allenatore e società, il rapporto tra allenatore e squadra. I dirigenti della Juve, in particolare Marotta, Paratici, e la stessa proprietà, hanno talmente tanta esperienza e capacità che sanno meglio di tutti quanti noi come si fa a rendere competitiva la squadra. Conte ha fatto un grandissimo lavoro, Allegri in questo momento ha fatto un lavoro ancora più grande, quindi tanti riconoscimenti a Conte, ma tanto di cappello ad Allegri che ha riportato un risultato incredibile, e si trovava in una situazione difficile, perché era stato accolto tra varie critiche, e poi ha vinto lo scudetto con varie giornate d'anticipo ed è in Semifinale di Champions, e nessuno si aspettava arrivasse così lontano. Il mister merita il rispetto di tutti".

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