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esclusiva

Polverosi ricorda Tosatti: "Direttore mito. Preciso e talent-scout"

ESCLUSIVA TMW - Polverosi ricorda Tosatti: "Direttore mito. Preciso e talent-scout"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
martedì 28 febbraio 2017, 19:082017
di Lorenzo Marucci

Dieci anni fa ci lasciava Giorgio Tosatti, storico direttore del Corriere dello Sport-Stadio e in seguito opinionista di punta per Mediaset e la Rai. Alberto Polverosi, prestigiosa firma del Corriere dello Sport, ne ricorda i grandi pregi oltre al rigore e la precisione che esigeva da tutti nel confezionare il giornale. Con lui sono nati e cresciuti una schiera di giornalisti capaci poi di affermarsi. "Nel prossimo mese di novembre - racconta Polverosi a TMW - saranno per me 40 anni di lavoro continuativo al giornale e se sono riuscito in questa 'impresa' molto lo devo proprio a Tosatti. Mi assunse nel 1981, entrai alla redazione di Firenze. La prima sensazione nei suoi confronti era di una certa soggezione. Era un direttore vero, ti avvicinavi a lui quasi tremando, gli davo del lei. Aveva creato un giornale di penne raffinatissime e aveva intuito per giornalisti che poi si sarebbero rivelati di grande spessore. Da Ordine a Corbo passando per Fabio Monti e Ansaldo. Con lui c'erano Ezio De Cesari, Giuseppe Pistilli, Luigi Ferrajolo, Franco Dominici, una penna eccezionale come Sergio Neri. E aveva coinvolto pure Curzio Maltese".

Torniamo al Tosatti direttore e a quell'impressione... di soggezione
"Voglio raccontarvi un episodio. Nell'estate dell'81 l'Argentina venne a Firenze a disputare un'amichevole in notturna contro la Fiorentina. Dopo la gara arrivavano le interviste, che però all'epoca pubblicavamo due giorni dopo. C'era anche Maradona, che arrivò a parlare intorno a mezzanotte e mezzo. Il giorno seguente avevo anche un appuntamento vicino alla stazione di Firenze per un'intervista a Bearzot. Così la mattina, forse un po' di corsa, scrissi il pezzo su Maradona e poi mi precipitai da Bearzot. Tornai in redazione verso le quindici e trenta e squillò il telefono. Apro una parentesi per dire che Tosatti era un gran lavoratore, trascorreva giornate intere in redazione, e spesso passando dai telecopier (antesignani dei fax) rastrellava tutto ciò che arrivava e si metteva poi a passarlo lui. Si imbattè nel mio pezzo, lo lesse e mi chiamò. Risposi e quando lo sentii esordire con un 'Ciao caro' mentre aspirava il suo sigaro, fui preso dal terrore. Mi chiese se sapevo chi aveva intervistato e se ero a conoscenza del fatto che Maradona era il più forte giocatore del mondo. Gli risposi di sì e a quel punto partirono una serie di rimproveri ad alta voce con un'ultima raccomandazione: 'Ora scrivi di nuovo il pezzo dall'inizio alla fine...'. 'Cazziatoni' che mi sono serviti per il futuro. Che sono stati... oro per la mia crescita. Già all'epoca quando parlavo di lui con i miei colleghi quasi coetanei, si faceva riferimento ad un direttore mito".

Episodi in gran quantità che testimoniano la precisione del direttore...
"Una volta Ezio De Cesari, vicedirettore, venne a fare una partita della Fiorentina e mi chiese con insistenza quante volte aveva perso la squadra viola. E mi domandò se ero sicuro. 'Sai - disse scherzando - Tosatti non sa niente di calcio ma di numeri sa tutto". I pezzi di Tosatti erano infarciti di statistiche, molto minuziosi e precisi. Un'altra volta il direttore mi chiamò perché in un notiziario avevo scritto che Oriali aveva subìto una forte contusione mentre la Gazzetta aveva parlato di distorsione. Mi disse: 'Vedo che hai preso un'altra volta un buco..'. Non seppi che rispondere".

Quali altri tratti caratteristici di Tosatti?
"Era un uomo di potere ma non incline al potere. Per fare un esempio, c'era a quei tempi una squadra che cercava di prendere un centravanti molto forte ma il giornale sosteneva che non sarebbe mai arrivato. Il dirigente di quella squadra si presentò al giornale con cadeau per intenerirne la posizione ma Tosatti lo rimandò indietro. Un'altra volta, in occasione dell'introduzione del secondo straniero nel campionato italiano, si verificò che la Federazione ritenne fuori tempo - ma di poco - il tesseramento di Cerezo e Zico per Roma e Udinese. Tosatti decise allora di intraprendere una battaglia furibonda col presidente della Figc dell'epoca Sordillo. Andò a finire che i due giocarono in Italia. Ecco, in conclusione vorrei dire anche che l'anno scorso quando ho ricevuto dall'Ussi romana il premio Tosatti è stata una grande emozione, anche per quel che ho sempre pensato di Tosatti, un grande direttore".

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