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Fiorentina, Bucchioni: "Ecco tutti gli errori che hanno infranto un sogno"

Fiorentina, Bucchioni: "Ecco tutti gli errori che hanno infranto un sogno"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
martedì 5 aprile 2016, 08:232016
di Redazione TMW
fonte Enzo Bucchioni

L'addio alla Champions lascia addosso cattivi pensieri e soprattutto la sgradevole sensazione che non tutto quello che si poteva fare sia stato fatto. E, soprattutto, non sia stato fatto bene. Qualcosa non ha funzionato, è evidente. Chi ha ancora negli occhi la straordinaria Fiorentina dell'autunno e ora vede questa, è legittimato a pensare che siano due squadre diverse. E non poco diverse. Cosa sta succedendo lo dovrà spiegare Paulo Sousa, il calo atletico, ma anche mentale, sono evidenti. Perché? Cosa è successo? Una risposta qualcuno dovrà darla anche alla proprietà che, a sua volta, fatica a capire questa situazione.

Perché, diciamolo con franchezza, una squadra che per sei domeniche è stata in testa alla classifica e per due terzi del campionato è rimasta fra le prime tre, aveva fatto sperare che questo fosse l'anno buono per tornare in Champions League. Probabilmente c'è stata una illusione collettiva, forse lo sforzo per andare oltre i propri limiti la Fiorentina lo sta pagando ora. Oppure s'è pagata anche la scarsa coesione che c'è stata negli ultimi due mesi fra la proprietà e l'allenatore dopo la pesante polemica di gennaio sul tema acquisti sì, acquisti no.

Una somma di situazioni che hanno turbato l'ambiente e mandato all'esterno con troppo anticipo strani messaggi di cambiamenti, rivoluzioni in atto, processi a fine stagione e resa dei conti. Potremmo far finta di niente, dire ancora una volta realisticamente che la Fiorentina è pur sempre al quarto posto e se dovesse chiudere (come speriamo) in questa posizione sarebbe comunque un'altra stagione ben al di sopra del livello di questa società e di questa squadra, che per il quarto anno consecutivo si lascia alle spalle squadre più forti e più ricche. Questa, e lo sottolineo, è la verità. Con il quarto posto la società e la squadra sarebbe ancora una volta da applaudire. Ma questa volta lo faccio con meno entusiasmo perché dopo essere stato in cielo, tornare sulla terra fa un effetto non piacevole.

Per come erano andate le cose, per molti versi inaspettatamente, la Fiorentina doveva fare di più e meglio, invece non ha saputo sfruttare la grande occasione che si è presentata per i suoi meriti, per il suo lavoro, ma anche per congiunzioni favorevoli come la crisi in avvio della Roma, ma anche e soprattutto del Milan, della Lazio e pure dell'Inter.

Sugli errori che sono stati fatti, sul poco coraggio in certe situazioni, sullo scarso decisionismo in altre e sulla mancata lungimiranza, servirà una riflessione profonda per evitare che in futuro si arrivi ancora una volta a Roma senza vedere il Papa, come diceva un saggio proverbio contadino. Chi ha sbagliato? Un po' tutti.

Andrea Della Valle deve prendere coscienza una volta per tutte di essere un grande presidente per i risultati che ha ottenuto in questi anni, per la sana gestione dei bilanci, per il livello al quale ha portato la società presa da un fallimento. Deve liberarsi di ansie e paure, non può farsi condizionare da qualche striscione, da qualche critica o dalla sensazione di non essere amato a Firenze.

Chi nel calcio cerca consensi andrà sempre incontro a delusioni. L'orgoglio e i consensi devono arrivare dal lavoro fatto che è sotto gli occhi di tutti, se qualcuno non capisce, pazienza. Ho visto contestare Berlusconi che ha vinto 17 trofei e pure Agnelli pochi anni fa, ma anche di recente dopo l'addio di Conte.

Adv ha sbagliato, ad esempio, a lasciare il tecnico e la squadra per un periodo troppo lungo nel momento decisivo della stagione. Ha fatto passare un messaggio di disamore che ha finito per incidere anche sul morale dell'allenatore e della squadra nel momento del doppio confronto decisivo con il Tottenham. Nel calcio ci sono sempre equilibri delicati, la presenza della proprietà è fondamentale. Di recente poi anche Cognigni per problemi personali è stato a lungo assente aumentando la sensazione di abbandono.

Ma soprattutto si deve smettere di far diventare gli allenatori degli eroi. Al centro deve esserci sempre la società, mettere sul piedistallo i tecnici (Prandelli, Montella o Sousa che siano) è profondamente sbagliato. Sono dipendenti, se sono bravi vuol dire che la società li ha scelti bene. Stop. Avete mai sentito la Juventus elogiare Allegri con troppa enfasi. E Conte l'hanno fatto andar via dopo tre scudetti per non fare quello che voleva lui. Riflettiamo su questo. Poi, probabilmente, questa società non era matura e pronta per stare in testa alla classifica.

Dovevano capire o intuire a ottobre e novembre che questa squadra non poteva durare fino alla fine con quel ritmo e quell'intensità. Ci voleva coraggio, per sfruttare la situazione tecnica favorevole, si dovevano monitorare e prendere con largo anticipo un centrocampista importante, un difensore e un esterno per dare dei giocatori pronti, in grado di aiutare a continuare l'impresa in corso.

Arrivare a gennaio con il mercato ancora da fare vuol dire prendere quello che avanza. Appunto. Le società abituate a stare davanti e a vincere certi ragionamenti anticipati li fanno e poi si vede.

La Fiorentina, invece, si è fatta trovare impreparata smentendo poi anche se stessa. Dopo che Cognigni aveva annunciato tre grandi acquisti, quegli acquisti non sono arrivati. Certe situazioni favorevoli, in condizioni eccezionali, vanno cavalcate anche oltre il budget quando davanti hai delle opportunità storiche o quasi. Se fossero arrivati a gennaio almeno un paio di giocatori veri, il messaggio positivo sarebbe stato forte e chiaro per tutti, anche per il gruppo.

Poi c'è stata la polemica pubblica per le dichiarazioni di Sousa che ha turbato ancora di più le cose. Anche questo un grande errore che ha dato all'esterno la sensazione che in società ci siano più anime, non ci sia quella coesione indispensabile per raggiungere i risultati.

Non parlo dei dirigenti, come in tutte le cose c'è chi fa bene e chi meno bene, è la filosofia di conduzione e di gestione che deve essere rivista al di là dei nomi dei dirigenti. Cambiano gli allenatori e il discorso non cambia, ho paura che anche cambiando i dirigenti se i sistemi e gli approcci sono questi, si cadrà nelle stesse contraddizioni.

Anche l'allenatore ci ha messo parecchio del suo. Vorrei sapere che tipo di preparazione ha fatto. Una squadra non può finire la benzina troppo presto come ha fatto la Fiorentina. Ho sempre temuto, vedendo i viola correre come pazzi in autunno, che Sousa avesse fatto come Terim, tanta velocità e poco fondo. La società dovrebbe controllare.

Ma Sousa ha sbagliato a mettersi contro i Della Valle, soprattutto Diego. Se non era contento del mercato, se aveva dei problemi doveva lamentarsi in sede, la cosa peggiore che potesse fare è stata quella di andare in conferenza stampa a far battute, ironizzare o sollevare problemi. Nel calcio moderno l'allenatore deve gestire al meglio il gruppo che ha. Punto. Poi è chiaro che i programmi devono essere fatti assieme, ma nessuno ha mai detto a Sousa che avrebbe avuto una squadra per vincere lo scudetto.

Questa polemica ha scosso molto l'ambiente. Ma l'allenatore poteva far di meglio anche in molte altre situazioni. L'eliminazione dall'Europa League ha radici nel turn over esagerato di alcune partite che hanno portato la Fiorentina a perdere il girone e quindi non essere testa di serie. L'eliminazione dalla coppa Italia con il Carpi resta il punto più basso.

Non mi piace neppure questo periodo quasi fatalistico. Sousa accetta tutto con ineluttabilità senza cambiare niente nel suo modo di giocare. Con una squadra in difficoltà l'allenatore dovrebbe modificare la sua filosofia per cercare comunque di ridare un senso positivo. Giocare con la squadra che non sta in piedi come quando tutti sembravano dei fenomeni, è illogico. Cambi modulo, dia qualche certezza in più, faccia un calcio meno evoluto. Qualcosa l'allenatore dovrebbe inventare, il suo calcio è diventato prevedibile anche stando in poltrona, non sbaglio mai un cambio.

Cose per ragionare e discutere ce ne sono tante. L'importante ora è fare presto, l'allenatore resta o no ad esempio? Devono essere d'accordo in due, mi sembra che Sousa non l'abbia mai detto chiaramente. Se resta, come credo, i programmi vanno fatti ora. I dirigenti vanno scelti adesso, se aspettiamo la fine del campionato, sarà ancora una partenza ad handicap come quella dell'anno scorso.