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Bucchioni: "Sousa da esonero, Della Valle furioso. Nomi per il Ds"

Bucchioni: "Sousa da esonero, Della Valle furioso. Nomi per il Ds"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
martedì 12 aprile 2016, 07:592016
di Redazione TMW
fonte Enzo Bucchioni

Andrea Della Valle dieci giorni fa ha annunciato con fermezza l'intenzione di continuare con Paulo Sousa. Lo ha fatto con entusiasmo e convinzione, davanti ai tifosi. La mossa non è stata istintiva, ma ragionata. Della Valle vuol tenere Sousa, ma voleva anche vedere con quel discorso la reazione dell'allenatore e capire le sue reali intenzioni visto che continua a incontrare dirigenti russi, inglesi, austriaci e anche italiani. Risultati? Devastanti.

In tutte le conferenze stampa successive alle parole di Adv, Sousa non ha mai ripreso l'argomento se non sollecitato dai giornalisti. E le risposte hanno fatto capire ancora di più che questo allenatore, nonostante il contratto, non ha intenzione di rimanere a Firenze.

A cose normali un tecnico riconfermato con tanta enfasi e carica in un contesto pubblico, elogiato dal presidente proprietario della squadra, intanto avrebbe dovuto ringraziare chi lo paga profumatamente e poi fare qualche commento del tipo "Sono contento delle parole del presidente", "resto a Firenze con entusiasmo", "l'anno prossimo faremo ancora meglio".

Invece? Niente di niente. Solo risposte in burocratese "Ho il contratto", "Adv mi vuole tenere" con il solito commento, "Ma ora penso solo a lavorare per migliorare la Fiorentina". Anche su quest'ultima dichiarazione avremmo da ridire, visto che pensa anche ad altre squadre, ma l'atteggiamento e il verbale di Sousa sono state la conferma che l'allenatore portoghese a Firenze non sta più bene. Non è felice, vuole altre esperienze, un po' come ha fatto in tutti i posti dove ha lavorato.

La delusione di Adv è grande, Diego Della Valle è furibondo. Proprio lui, il patron, alla fine del mercato aveva puntato il dito contro l'allenatore colpevole di aver pubblicamente manifestato il suo disappunto per la campagna acquisti e contestato la società con ironia.

Ora dopo questo filotto di risultati negativi, con la squadra allo sbando e senza forze forse per colpa della preparazione, l'eliminazione prima dalla coppa Italia, poi dall'Europa League, troppe parole contro la società che hanno minato la coesione tra società e gruppo, riacceso polemiche in città, Paulo Sousa sarebbe da esonero.

Una società più forte e decisionista della Fiorentina probabilmente lo avrebbe già mandato via per far vedere chi comanda, per dare un segnale preciso, rianimare la squadra e salvare il finale di stagione. Ricordate quando Cellino cacciò Allegri a cinque giornate dalla fine con il Cagliari che stava andando bene solo perché aveva il sospetto (giusto) che l'allenatore si fosse già accordato con il Milan? I Della Valle, però, in questo momento cercheranno (giustamente) di salvare il salvabile (stiamo parlando del quarto posto) attraverso un intervento deciso, ma non di rottura.

L'idea iniziale era quella di convocare l'allenatore ieri a Casette d'Ete per chiedergli spiegazioni su quanto sta accadendo e fare un vertice decisivo. Poi invece Diego è in partenza per Parigi e probabilmente toccherà già oggi a Cognigni incontrare Sousa in attesa di Adv che avrà al più presto, di sicuro entro il fine settimana, un faccia a faccia con l'allenatore per il presente e il futuro.

Se è possibile ricomporre l'oggi (almeno speriamo), per il domani invece sarà difficile sanare dissidi così profondi. Resterebbero i sospetti, i dubbi e nel calcio la coesione è tutto. Come è facile intuire, l'unità di questa squadra, il lavoro bellissimo di mesi sono saltati a febbraio proprio quando il gruppo ha percepito i dissapori fra la società e Sousa. Quando è iniziato il distacco di Adv e il disamore. Purtroppo il periodo negativo è coinciso anche con l'assenza per motivi personali del presidente Mario Cognigni, l'unico in grado di farsi sentire duramente e di far pesare la volontà della società.

Tutta una serie di situazioni, unite all'integralismo dell'allenatore che non cambia mai il suo modo di giocare e intendere il calcio anche quando la Fiorentina non sta in piedi e il suo gioco è diventato prevedibilissimo. Ma ne abbiamo anche per i giocatori che hanno completamente perso la cattiveria agonistica e giocano con una flemma da lord inglese quando servirebbe muscoli e grinta. Perché? Questa è un'altra delle domande da fare a Sousa che evidentemente è un tattico, ma come motivatore non sembra il massimo.

Nel caos di queste settimane, abbiamo già scritto, non è immune neppure la società. Nel mercato di gennaio si doveva fare di più, sono mancati un difensore e un centrocampista veri, ma non è solo questo. I dirigenti devono essere più presenti e più attenti a tutti i minimi particolari, la differenza la fanno i dettagli, i giocatori sono sensibili alla presenza della proprietà, l'allenatore deve essere considerato un dipendente come tutti e non un Unicum, uno che può fare e decidere quello che vuole. Compreso avere un addetto stampa personale che gli fa dire quello che gli pare.

Una società con le idee chiare non lo può e non lo deve permettere né a Sousa né a nessun altro, la comunicazione la decide la proprietà. Ma anche l'organizzazione del day by day, ci deve essere un confronto, ma le decisioni finali spettano solo alla società. Altrimenti è il caso o il nulla. Fate voi.

Poi in Fiorentina ci sono tanti dirigenti di mercato, ma manca una figura collante fra l'allenatore e la società, un grande ex viola carismatico, in grado di star vicino al tecnico, di parlare con lui, di farsi vedere e sentire dall'allenatore e dai giocatori. La Juventus, mi piace citare chi vince, magari copiare dove fanno bene, ha scelto Nedved ed è come aver comprato un grande giocatore per l'utilità che ha avuto in questi anni.

Morale? Se la Fiorentina vuol ripartire e sfruttare tutto il buon lavoro fatto in questi anni per migliorarlo ancora, deve cercare di darsi una nuova struttura. Non si tratta di parlar male degli uomini che hanno lavorato fin qui. Pradè ha fatto bene, ma dopo quattro anni potrebbe essere normale un cambio, forse anche per lui. Angeloni ha deluso e non sarà confermato. Pereira dovrebbe restare, è uno che ha aperto molte porte ai viola. Rogg è un ottimo manager, ma è da troppo poco tempo nel calcio. Riflessioni sul tavolo, tutte da fare. Saranno fatte a breve.

Circola con insistenza il nome di Pietro Lo Monaco, un manager esperto, l'autore del miracolo Catania, ci sarebbe lui nel mirino della Fiorentina. Il profilo e la sua storia piacciono, sarebbe disposto anche a lavorare in team, ad accettare un ruolo diverso da quello di direttore generale ricoperto in altre società per mettere a disposizione le sue conoscenze e capacità sul mercato italiano, ma soprattutto internazionale. Questo è il nome più caldo che va ad aggiungersi a quello di Corvino che ha cominciato a circolare qualche tempo fa, da quando ha deciso di lasciare il Bologna.

L'analisi profonda di una stagione dove si è toccato il cielo e quindi la caduta è stata fragorosa, dovrà essere fatta in profondità per ripartire andando a risolvere tutti i problemi lasciati incancrenire da anni. Ieri un ex capo dei tifosi, Pietro Vuturo, ha ridetto una cosa sulla quale si dibatte sempre: con questo modo burocratico di gestire le cose si è tolta la passione a Firenze.

Forse Vuturo esagera un po', sarebbe un dolore se fosse così. Lo stadio spesso pieno direbbe il contrario, però le parole di Vuturo sottolineano un gelo che c'è, un ghiaccio, un feeling mai nato, una comunicazione pari a zero, dite quello che volete, sul quale non si lavora abbastanza. Firenze e la Fiorentina devono tornare ad essere un tutt'uno, questa crisi di primavera deve servire (secondo me) anche a ripensare in toto la filosofia gestionale.