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Furio Fedele: "Un Milan di guerrieri, manca solo Ibra"

Furio Fedele: "Un Milan di guerrieri, manca solo Ibra"TUTTO mercato WEB
© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS
martedì 28 luglio 2015, 07:042015
di Redazione TMW
fonte Furio Fedele

Che Silvio Berlusconi capisca di calcio e di Milan è cosa risaputa. Fin dal suo avvento (20 febbraio 1986) sul trono rossonero quando percepì, con largo anticipo, che in vero business doveva e poteva essere un super-campionato d'Europa per squadre di club. Dieci anni dopo nacque la moderna Champions League... Ma il «fiuto» del numero 1 rossonero raramente ha fatto cilecca quando si è trattato di individuare «uno da Milan». Griffe indelebile sul campione intriso di tecnica e di classe ma anche dotato di attributi e di carattere. Berlusconi ha imposto Mexes a Mihajlovic. Il quale, per motivi...ambientali, avrebbe fatto a meno del rissoso e iracondo francese che ha collezionato nella sua carriera un
numero considerevole (47) di giornate di squalifica.

Ma Mexes, conscio della sua bipolartità che in campo lo fanno diventare un preciso clone del dotto Jeckill e Mr. Hyde, alla prima occasione ha fatto cambiare idea anche al diffidente tecnico serbo. Non poteva esserci occasione migliore del primo derby della stagione, quello «promozionale» in Cina, per farsi trovare pronto nel migliore dei modi. Il gol che nel finale ha risolto la sfida stracittadina a favore dei rossoneri è un concentrato di quello che un campione vero deve essere: coraggioso, intraprendente, fortunato ma soprattutto pronto e spietato. Un gol che ha esaltato i milanisti che, intanto, sperano di vedere al più presto un altro bodyguard da Milan.

Ibrahimovic è stato in questi ultimi anni il miglior interprete di quello che i tifosi vogliono. Poche moine e promesse scritte sulla sabbia. L'unica maglia che Zlatan indossa è la sua...pelle. Pochi proclami, tanti fatti e gol sul campo. Segna e fa segnare (Nocerino e Boateng ancora adesso si stropicciano gli occhi...), gioca solo per vincere, sempre e comunque. È chiaro che Ibra non fa niente per nulla. È legato giustamente al soldo. La solidità del suo contratto dipende solo dal suo umore e da quello della sua famiglia. Quando decide di andarsene non scappa, toglie il disturbo. Il suo arrivo a Milanello sarebbe un'ulteriore garanzia di professionalità e serietà, i primi capisaldi introdotti senza tanti complimenti da Mihajlovic. Aspettiamoci un agosto torrido anche su questo fronte. È inutile agitarsi e fare pronostici: Ibra è padrone del suo destino e, quando decide, diventa anche il miglior
tutore della squadra dove decide di giocare.

Ma la tanto auspicata «italianizzazione» del Milan berlusconiano non riesce a dare segnali postivi e convincenti sul fronte interno. A Milanello ci sono tante facce di altrettanti bravi ragazzi, ma difficilmente anche quest'anno la squadra rossonera troverà un leader che sbandiera il tricolore. Sdoganato l'equivoco El Shaarawy, smascherato il
baby-boom Manstour, restano a disposizione interpreti di buona volontà ma poco carismatici. Ci si aspetta che capitan Montolivo prenda il comando. Bonaventura potrebbe trovare in Bertolacci un magnifico partner per un centrocampo forte e coraggioso. Ma ci vuole qualcosa in più. Le partite e i derby si vincono soprattutto con il coraggio e l'incoscienza. Di chi,
come Mexes «disoccupato» di lusso fino a poco tempo fa, bada solo al sodo. Anche se talvolta esagera...