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GL Rossi: "Per una volta il cuore interista ha palpitato!"

GL Rossi: "Per una volta il cuore interista ha palpitato!"TUTTO mercato WEB
venerdì 4 marzo 2016, 07:572016
di Redazione TMW

Per una volta, la prima in questa stagione, il cuore interista ha palpitato. Ha palpitato come ai vecchi tempi, quando l'Inter ha completato una rimonta imprevista e clamorosa restituendo alla Juventus i tre gol subiti all'andata.
L'Inter all'impresa non ci ha creduto subito, tant'è che Mancini ha stilato un undici che cominciava con Carrizo tra i pali, mentre all'andata a Torino c'era Handanovic. Dopo il gol di Brozovic al quarto d'ora, l'Inter nel primo tempo ha pensato soprattutto a salvare la faccia, cercando di tanto in tanto il raddoppio come con Ljajic, la cui conclusione è finita sulla traversa. E finché non è stato costretto al forfait per una botta alla testa, ha tenuto botta anche Kondogbia, che alla buon'ora sta finalmente incrementando il livello delle sue prestazioni. Alla rimonta però l'Inter ha cominciato a credere a inizio ripresa, quando Eder ha pescato l'inplacabile Perisic davanti a Neto. A quel punto la partita è diventata più che mai vera con Allegri che si è coperto con Barzagli e la Juve che ha provato affannosamente a riattaccare la spina, ma Zaza si è stampato sul palo, mentre Ljaijc e D'Ambrosio hanno sfiorato ancora il terzo gol. E quando, a meno di dieci dalla fine, Perisic si è bevuto Rugani costringendolo al fallo da rigore trasformato da Brozovic, San Siro nerazzurro ha cominciato a credere alla serata storica, con Allegri che si è spaventato sul serio mettendo Pogba nel tentativo di chiuderla già ai supplementari, dopo che Neto si è guadagnato lo stipendio dell'intera stagione deviando sulla linea la stoccata dell'inesauribile Perisic. Anche nei supplementari Mancini ha provato a vincerla con il giovane Manaj, e non con Icardi, anche se un triplice fischio farlocco dagli spalti ha messo in serio pericolo Carrizo, bravo con una doppia parata a tenere viva l'Inter per i rigori. Dal dischetto hanno segnato tutti, tranne Palacio. Così la Juve si è ritrovata in finale. L'Inter, pur avendo battuto il Napoli al San Paolo dove quest'anno ancora non ha vinto nessuno e rifilato tre gol alla Juve che non li aveva mai presi, si è ritrovata a casa. Questo è il calcio, con tutta la sua crudeltà.
La domanda da un miliardo di dollari, dopo la grande impresa sfiorata, però ora si impone. A quale Inter dobbiamo credere? A quella che solo tre giorni fa peccava anche sotto il profilo della professionalità nella sua incapacità di giocare a calcio o a quella che solo tre giorni dopo, al di là di una Juventus senza i migliori, è comunque riuscita per due ore a farsi amare come ai vecchi tempi? Anche l'Inter aveva fuori Miranda, Murillo e Icardi, ma per una volta ha giocato da Inter. Non mi riferisco ai risultati, ma alla prestazione, allo spirito che si è visto qui e non tre giorni prima. Mi riferisco insomma all'amor proprio di ognuno di quelli che sono scesi in campo, al di là delle ormai stucchevoli discussioni su Mancini per aver scelto Manaj piuttosto che Handanovic che, numeri alla mano, resta il miglior para-rigori d'Europa.

Sapete bene, anche se qualcuno di voi finge di non saperlo, che una partita emozionante come questa con Mazzarri in panchina mai l'abbiamo vista e mai l'avremmo potuta vedere. Poi le colpe di Mancini sono evidenti in campionato dove, fatto unico nel moderno calcio italiano, in un mese e mezzo si è passati dal primo al quinto posto in classifica, con vista sul sesto. D'altronde, se l'Inter cambia radicalmente in tre giorni, figuratevi in un mese e mezzo! Le responsabilità di Mancini sono evidenti anche per l'incertezza sul futuro che lui stesso ha concorso a creare con comportamenti che restano impiegabili: su tutti, farsi cacciare ad inizio ripresa di un derby ancora tutto da giocare per una sciocchezza. Ma dopo una partita come questa siamo ancora dell'idea che la squadra lo abbia davvero mollato come ci era sembrato col Verona e anche domenica scorsa a Torino? La verità è che non ci si capisce più nulla e ora nemmeno si sa dove mettere le mani. Che Inter stiamo per ritrovare col Palermo, dal punto di vista della prestazione ancor prima che del risultato? Questa o quella di tre giorni prima? E cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime 11 partite che valgono il terzo posto finale, ammesso che non sia già sfuggito?
In trent'anni di giornalismo calcistico è la prima volta che non ho una risposta. Non lo so. Anche standoci più o meno dentro non ci si capisce più niente. Ed è un guaio perché, al di là di tutta la letteratura sulla 'Pazza Inter', una squadra affidabile non è pazza, né tantomeno geneticamente obbligata ogni volta all'impresa. Una partita come la semifinale di ritorno di Coppa Italia con la Juve deve essere la regola, non l'eccezione. L'Inter che ha fatto la storia non era per nulla pazza, ma affidabile e razionale: poteva giocar male e perdere qualche colpo, ma quando doveva vincere, vinceva, altro che Pazza Inter: va bene cantarlo, ma non viverlo di continuo.
Non c'è nulla di peggio di ciò che non si conosce e non si può prevedere.
Capitolo Icardi: mi spiace doverlo dire, ma questa Inter non fa per lui o lui non fa per questa Inter. Era tempo che non andavo a San Siro e ho visto che stavolta correvano tutti. Con Icardi, straordinario campione d'area, non è così. Eder credo sia arrivato anche pensando ad un futuro senza il capocannoniere del campionato scorso, che dovrà ovviamente essere sostituito con un centravanti capace di muoversi in modo diverso. Ma per questa e altre storie di mercato c'è tempo. Ora torniamo in campo, ma torniamoci davvero!