Inter, GL Rossi: "Mancini é diverso, ecco perché"
A Cagliari, tra occasioni sprecate e indicibili sofferenze, l'Inter centra la terza vittoria consecutiva in campionato, che mandava addirittura da 28 mesi, ossia dall'epoca Stramaccioni. Se prima l'Inter soffriva e perdeva, ora soffre e almeno vince e il Mancio può godersi dopo i suoi primi 100 giorni il primo vero balzo in classifica: dall'11° al 6°-8° posto.
Quando ci si chiede che cosa abbia Mancini più di tanti altri allenatori, basta ascoltarlo in conferenza-stampa dopo Cagliari: "Tre vittorie di fila? E allora? Mica ci danno un premio!" ha sorriso. Altri si sarebbero magari autocelebrati, ma qui c'è ancora poco da festeggiare: la media punti ha eguagliato appena ora quella di Mazzarri, che era già scarsa, ma di qui in avanti si può solo migliorare. Purtroppo l'Inter continua ad avere due facce troppo diverse: da una parte prepara e indirizza le partite, dall'altra le rimette terribilmente in discussione e pensare di fare molta strada andando avanti così non è serio, perlomeno al momento. Le note positive sono tante: Santon migliora di gara in gara; Medel ha avviato l'azione dell'1-0 e assistito quella del 2-0, Icardi ha fatto un gol alla Milito che lo ha portato con 14 gol al vertice della classifica dei cannonieri con Tevez; Brozovic e Guarin, pur non nella loro versione migliore, non hanno mai perso la calma, soprattutto il colombiano; Kovacic per lunghi tratti ha giustificato il riposo accordato a Shaqiri in vista del giovedì di Europa League, ha segnato e fatto trovare, malgrado la solita tendenza a girare al largo quando il fioretto lascia il posto alla sciabola e quel suo permaloso 'tutti zitti' dopo il suo ottavo gol stagionale tra campionato e Coppa.
E dietro, a compensare le magagne di Juan Jesus, Vidic è sembrato più solito di Ranocchia, al di là di qualche tremore non da lui. Carrizo, al posto dell'infortunato Handanovic, ha saputo essere decisivo e nel finale si è rivisto pure un pizzico di Hernanes. Insomma tante buone cose, ma anche la puntuale, pericolosa tendenza ad andare in bambola quando attaccati. E questo campanello d'allarme continua a suonare. Indietro, rispetto agli altri, pare rimasto solo Podolski, ma continuo a non essere preoccupato: sbagliare, come ha fatto a Cagliari non è da lui, ma comincia sempre più spesso ad essere al posto giusto e prima o poi la metterà dentro. Ne sono sicuro.