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La storia di Gonzalo Higuain, il bomber che fa sognare Napoli

La storia di Gonzalo Higuain, il bomber che fa sognare Napoli
giovedì 14 novembre 2013, 05:302013
di Chiara Biondini
fonte di Luca Bargellini per TMWmagazine
Figlio d'arte, la maglia del River come seconda pelle e una passione per Diego Maradona.

Brest è una terrazza sull'Atlantico, un avamposto sull'Europa. E' il porto dove il padre Jorge sbarcò con una valigia piena di sogni e di fogli firmati con la squadra del dipartimento di Finisterre. Con la moglie Nancy e i figli Nicolas e Federico, atterrò tra le nubi francesi, nella rada, sulle sponde del Penfeld. Poi, il 10 dicembre 1987, Gonzalo. La madre è pittrice, firma con lo pseudonimo Zacarias. Il padre dipinge parabole in Ligue 1, ma dopo pochi mesi la famiglia ritorna in Argentina. Jorge, il calcio nelle vene, il talento poi trasferito nella fantasia e nel cuore di Gonzalo, viene chiamato dal River Plate del Flaco Menotti. Lì il piccolo, dieci mesi, si ammala di meningite fulminante: venti giorni all'ospedale, la vita appesa ad un filo. I medici lo salvano ma, al contempo, spiegano alla famiglia che dovrà curarsi e seguire anche successivamente terapie riabilitative per superarla definitivamente. Ci riesce e, all'età di otto anni, inizia la carriera calcistica del giovane Gonzalo. Pipita, dal soprannome del padre, El Pipa, a causa di un naso ben più che pronunciato, alla Cyrano. Da qui, forse, anche il fiuto del gol del giovanotto della rada francese.

Tutto parte da Palermo - Superati i problemi di salute, il piccolo Gonzalo Gerardo Higuain inizia a giocare sul serio a pallone nel Club Palermo, la società del barrio più grande di Buenos Aires, quello della classe media della capitale argentina. Tra il Parque Tres de Febrero e il Planetario Galileo Galilei, questo figlio d'arte ci mette davvero poco a farsi notare. A soli 10 anni il suo talento colpisce non solo i suoi allenatori, ma anche lo stesso Jorge, suo padre.

"Fu lui a chiamare il suo vecchio amico Daniel Passarella per segnalare il talento di Gonzalo - spiega Barend Krausz, ex collaboratore del River Plate -. Jorge e Daniel si conoscevano dai tempi della comune militanza con la maglia dei Millonarios e un giorno, quando il ragazzo aveva circa 10 anni, Higuain Sr. chiamò l'allora ct dell'Argentina per segnalare il figlio e farlo valutare agli osservatori del club. Una volta viste le qualità del giovane Gonzalo i responsabili del settore giovanile del River dettero subito l'ok per il suo tesseramento". Dieci anni, un cognome comunque importante e un gran potenziale misero subito il Pipita al centro dell'attenzione. Lui però non si scompose. Aveva ben chiaro il suo obiettivo.

Ecco il River - "Una volta approdato al River - continua Krausz - Gonzalo ebbe uno sviluppo fisico importante che lo rese fin da subito un calciatore completo. Non aveva però solo struttura, ma anche qualità. Al punto tale da giocare come trequartista, da numero dieci". Ben presto però il vizietto del gol fece capolino e una volta approdato nella formazione riserve dei Millonarios il suo ruolo fu ben definito. La professione del più piccolo della famiglia Higuain poteva essere solo quella del Bomber."Ricordo bene Gonzalo nelle sue prime apparizioni come giovane aggregato alla prima squadra - racconta Juan Antonio, attaccante del Brescia -. Io ero già in gruppo da qualche tempo ma ho ben impresso in mente come rimasi colpito dalla qualità che riusciva ad esprimere giocando sia con il destro che con il sinistro. Per me è stata, immediatamente, la dimostrazione del suo incredibile potenziale". Un talento che arrivo a calcare i campi della massima serie argentina il 5 maggio 2005 quando l'allora tecnico della prima squadra del River, Leonardo Astrada decise di gettarlo nella mischia nel match contro il Gimnasia y Esgrima La Plata. Il risultato non fu dalla parte della formazione di Buenos Aires, ma quello alla fine ebbe poca importanza. Il piccolo Gonzalo era diventato grande, aveva raggiunto il palcoscenico che aveva visto anche suo padre protagonista anni e anni prima. Per il primo gol fu necessario attendere ancora qualche mese, ovvero il Torneo Clausura del 2006 quando l'attaccante contribuì alla vittoria sul Taladro. Un gol, ma anche una prestazione, che convinse tutti tanto da meritarsi i titoli della stampa sportiva locale. Nello stesso anno il Pipita fece le prime apparizioni in Copa Libertadores riuscendo ad andare a segno nel match decisivo per il passaggio ai quarti di finale. Era il ritorno degli ottavi allo stadio Pacaembu, casa dei temibili brasiliani del Corinthians. Per Higuain la partita inizia al 19' del secondo tempo prendendo il posto di Gonzalo Aban. Da pochi minuti il River aveva trovato il gol dell'1-1 con Coelho dopo il sigillo di Nilmar a fine primo tempo. Higuain, mandato in campo da Passarella per dare maggior peso offensivo alla squadra, dopo un paio di azioni non sfruttate a dovere, approfitta di un errore difensivo dei giocatori del Timao per mettere in rete d'astuzia il pallone che portava il club argentino avanti a pochi minuti dalla fine del match. Non contento Gonzalo, pochi minuti dopo volle proprio esagerare. Dieci minuti più tardi, su calcio di punizione di Gallardo, Federico Dominguez colpì il palo con un potente colpo di testa. Sulla ribattuta Higuain non si fece trovare impreparato e mise la sfera ancora una volta alle spalle del malcapitato Silvio Luiz. "Delirio argentino in Brasile" titolò il giorno seguente il Clarin,uno dei quotidiani più importanti dell'Argentina. Era ufficialmente nata una stella. Le lusinghe europee - Il 2006 fu davvero l'anno della consacrazione per Gonzalo Higuain. Le sue prestazioni eccezionali gli permisero di essere eletto nella "formazione ideale d'America" assieme ad altri grandi giocatori del calibro di Rogerio Ceni, Juan Sebastian Veron e Rodrigo Palacio. Un rendimento che, sul finire dello stesso anno, portò una società d'investimento privata ad acquistare il 50% del suo cartellino dal River Plate per 6 milioni di dollari mentre il giovane centravanti continuò a crescere esponenzialmente fino alla doppietta nel superclasico argentino contro il Boca Juniors. A quel punto per i grandi club europei era divenuto davvero impossibile non prendere in considerazione il nome di Gonzalo Higuain. Per il Pipita nel giro di breve tempo iniziano a circolare voci di numerose società di primo piano del panorama calcistico del Vecchio Continente: Milan, Lazio, Manchester United erano alcune di queste, ma la candidata principale all'acquisto del giocatore fu, fin da subito, il Real Madrid. "In occasione del derby contro il Boca - ricorda ancora Krausz - dissi a Franco Baldini, allora dirigente delle merengues, di tenere d'occhio proprio Gonzalo. Ventiquattro ore dopo quella doppietta il Real Madrid aveva praticamente già in mano il ragazzo". Il 14 dicembre 2006 il club spagnolo ufficializzò l'acquisto del numero 19 del River Plate per 13 milioni di euro e al momento della sua presentazione alla stampa internazionale Ramon Calderon, allora presidente del Real, usò davvero poche parole per descriverlo: "Il suo talento è grande quasi quanto la sua umiltà". Davvero un bel biglietto da visita.

Avventura Real - La formazione di Madrid, nella stagione 2006/2007 allenata dall'italiano Fabio Capello, è praticamente il sunto di quanto di meglio esiste al momento nel panorama calcistico internazionale. Fabio Cannavaro è il leader della difesa, David Beckham sono muscoli e cervello del centrocampo e in attacco Higuain si trovò a giocarsi il posto con campioni del calibro di Ronaldo, Robinho, Ruud van Nistelrooy e la leggenda Raul. Non certo un compito semplice. In questa situazione il primo gol del Pipita con la maglia dei Blancos non tardò comunque ad arrivare. Il 24 febbraio nel derby contro l'altra formazione di Madrid, l'Atletico, Gonzalo mise a segno la rete che valse il pareggio finale per 1-1 sul prato del Calderon. Una marcatura che, comunque, non valse una continuità d'impiego all'argentino che si consolò con l'assist per la rete di Antonio Reyes nel match contro il Maiorca che valse il secondo titolo consecutivo del Real in campionato. La stessa situazione si ripropose anche l'anno successivo. Alla guida del Real Madrid c'era il tedesco Bernd Schuster, tecnico dalla grande esperienza. La concorrenza di Raul e van Nistlerooy relegò ancora una volta al ruolo di comprimario Gonzalo Higuain, tanto che lo stesso allenatore arrivò a dichiarare di "non sapere dove metterlo" dubitando soprattutto delle reali capacità realizzative del giocatore. E' con l'avvento in panchina di Juande Ramos che la musica cambia. La stagione è quella 2008/2009 e per Higuain è arrivato il momento di terminare il periodo di praticantato. Sotto la guida del tecnico Pedro Munoz il Pipita riesce finalmente a trovare continuità d'impiego e un rendimento di altissimo profilo. Con ventidue gol in campionato fu eletto "Pichichi" della Liga riuscendo anche nell'impresa di segnare quattro gol nella stessa partita contro il Malaga. La stagione, però, si concluse nel peggiore dei modi per il Real Madrid. Dopo aver perso il primato in campionato fu malamente eliminato dal Liverpool in Champions League negli ottavi di finale con un risultato complessivo, fra andata a ritorno, di 5-0 a favore degli inglesi allenati da un certo Rafael Benitez. Alla sua terza stagione completa al Real Madrid, Gonzalo Higuain era oramai diventato una certezza. Conquistato per la seconda volta il titolo di capocannoniere superano di cinque reti anche il suo precedente traguardo (22 a 27) l'ex ragazzo prodigio del River Plate conquista anche il nuovo tecnico delle Merengues, Manuel Pellegrini. Con "l'ingegnere" cileno l'attaccante instaura un buon feeling (così come fu particolare il rapporto con Ruben Cousillas, collaboratore del tecnico ed ex compagno di squadra del padre Jorge al San Lorenzo, ndr) senza però poterlo aiutare nel raggiungimento del traguardo per il quale la dirigenza del Real Madrid lo aveva scelto: centrare la decima vittoria in Champions League. Pagato il fallimento internazionale al posto dell'allenatore ex Villarreal alla guida degli ex Galacticos arriva il tecnico più chiacchierato, ambito e vincente del nuovo millennio. Lo Special One, Josè Mourinho. Il portoghese mostra subito di avere le idee chiare, ma a discapito di tutte le previsioni della vigilia, Higuain non è al centro del progetto madrileno. Per l'argentino inizia infatti un nuovo periodo di poca continuità, nonostante una media realizzativa che rimase molto alta e che portò alla vittoria della Copa del Rey diciassette anni dopo l'ultimo successo e al raggiungimento della semifinale di Champions League poi persa contro i rivali di sempre del Barcellona. A differenza dei suoi predecessori, però, a Mourinho il fallimento in campo internazionale non costò il posto. Anche grazie ad un ricchissimo contratto al portoghese fu concessa una seconda stagione alla guida del Real e una campagna acquisti da oltre 55 milioni di euro spesi. Per Higuain un nuovo campionato con lo Special One valse comunque una bella rivincita. Dopo un anno di scarso minutaggio, il Pipita mise a referto oltre 50 apparizioni fra Liga, Copa del Rey e Champions League, con un bottino di 26 gol complessivi che, sommati ai 60 di Cristiano Ronaldo e ai 32 di Karim Benzema, fecero di questo tridente il più prolifico della storia del calcio spagnolo. Con queste armi a disposizione il titolo di campioni della Liga tornò a Madrid, ma lo stesso non accadde per la tanto agognata Champions. Anche in questo caso i Blancos non riuscirono a superare lo scoglio delle semifinali, battuti questa volta dal Bayern Monaco. Un risultato che non fu mai digerito dai tifosi del Real che dal quel momento iniziano la loro lotta personale con Mourinho. Per Higuain, invece, il Real Madrid in versione Mourinho 3.0 portò nuova precarietà. Il gol numero 100 con la maglia del club fu sono un banale palliativo: oramai il portoghese aveva chiarito a tutti che per lui il titolare al centro dell'attacco era e sarebbe rimasto Benzema. Higuain, da calciatore serio e concentrato, però non fece mai una polemica. Con diciotto reti stagionali ebbe almeno la soddisfazione di dimostrare a tutti il proprio valore. Un'altra cosa era però evidente. Dopo la terza eliminazione consecutiva in semifinale di Champions League il rapporto fra lui e il Real Madrid non poteva andare avanti. A prescindere da Mourinho, infatti, l'argentino fu spesso messo sul banco degli imputati e questo fece capire al ragazzo che era tempo di cambiare aria. Dopo tre successi nella Liga, due Supercoppe di Spagna e una Copa del Rey il momento dei saluti era giunto.

London calling e l'oro di Napoli - Una volta che la notizia della sua decisione di lasciare il Real Madrid si fu propagata in tutto il Mondo il telefono di Gonzalo Higuain non smise più di suonare. Centosette reti in 190 gare con la maglia dei Blancos sono un tabellino di marcia che ingolosì praticamente tutte o quasi le big europee. Come nell'anno del suo arrivo dall'Argentina, il Pipita era tornato ad essere uno dei talenti più ambiti del calciomercato. Il primo club a muoversi per lui fu l'Arsenal di Arsene Wenger. Il tecnico francese, dopo aver perso la stagione precedente Robin van Persie a favore del Manchester United, aveva identificato in lui il giocatore perfetto per prendere le redini dell'attacco dei Gunners. La trattativa, però, dopo una prima fase decisamente veloce subì una brusca frenata. Altre società cercarono di mettere i bastoni fra le ruote, lusingando l'argentino e fra queste anche un'italiana. Ma non la Juventus che per settimane è stata accostata dalla stampa internazionale a Higuain, bensì il Napoli. Ceduto Cavani per 64 milioni di euro al PSG il patron partenopeo Aurelio De Laurentiis, in accordo con il nuovo tecnico azzurro Rafael Benitez (lo stesso che scippò alla guida del Liverpool la finale di Champions al Pipita versione Real) pensò bene per il ritorno in pianta stabile della sua squadra nell'olimpo del calcio internazionale servisse un nuovo leader argentino ventinove anni dopo l'approdo all'ombra del Vesuvio di un certo Diego Armando Maradona. Lo stesso Pibe de Oro che è da sempre l'idolo proprio di Higuain. Destino manifesto? Difficile saperlo con la stessa certezza con la quale il Napoli riesce a chiudere il 27 luglio 2013 l'acquisto del Pipita per 40 milioni di euro e contratto quinquennale al giocatore. Poche settimane d'ambientamento e in questo inizio di stagione per il nuovo re di Napoli sono già prestazioni a suon di gol. "Visto il suo passato al Real non c'è da esserne stupiti - commenta Bruno Giordano, attaccante che con la maglia azzurra ha vinto uno scudetto proprio assieme a Maradona -. Anche a livello umano è già entrato in sintonia con la città di Napoli e questo può essere il fattore decisivo per far sì che riesca a scrivere pagine indelebili della sua carriera da calciatore e della leggenda del Napoli".

© foto di Insidefoto/Image Sport