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Lippi: "Non mi sento vecchio, dopo il Guangzhou valuterò una Nazionale"

Lippi: "Non mi sento vecchio, dopo il Guangzhou valuterò una Nazionale"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
sabato 8 novembre 2014, 14:002014
di Antonio Vitiello

"Sto partendo per l'Italia, domani alle 9 sono a Firenze e non vedo l'ora. Mi pesava troppo non vedere per 4-5 mesi la famiglia". Così l'ex ct azzurro Marcello Lippi intervistato a "Radio Deejay" nella trasmissione Football Club: "Cannavaro e Ferrara i candidati per sostituirmi? Si vero, non ha prevalso il curriculum. La società mi aveva chiesto già l'anno scorso se Cannavaro voleva venire a fare il direttore tecnico. Ma Fabio voleva fare l'allenatore. Quindi quest'anno quando ho deciso di lasciare ho fatto questi due nomi e loro hanno deciso, sono innamorati di Cannavaro. Nazionale cinese? Me l'hanno proposta diverse volte, ma ho detto di no. Quando finirò il contratto con il Guangzhou posso valutare una Nazionale, non mi sento vecchio, però con i club basta. Fa impressione qui vedere squadre composte solo da squadre straniere. Tutte le formazioni che vincono hanno sempre avuto un senso di appartenenza. Conte in Nazionale? Le motivazioni sono determinanti in una squadra vincente.

Puoi avere anche la tecnica ma senza gli stimoli non vai avanti. Quando ero ct della Nazionale potevo contare su 65% di italiani in serie A, ora invece siamo sul 35%. Sono tanti gli stranieri, probabilmente si lavora sulla quantità, con la speranza che qualcuno diventi un vero giocatore. Buffon? Questi giocatori sono eterni, sono come Totti e Del Piero. Domani 40 anni di Alex? Ci sono due strade, o uno smette dove è stato campione, oppure va a fare quello che ha fatto lui. Di certo non può andare all'Inter o al Milan, sono bandiere. Inzaghi allenatore? E' vero che alcuni giocatori che ho allenato sembravano poter intraprendere subito la strada da tecnico. Per fare l'allenatore ci vuole attenzione particolare, una predisposizione. Inzaghi ha fatto bene con la Primavera del Milan, la società, Galliani e Berlusconi di allenatori anche non famosi li hanno saputi scegliere, evidentemente avendolo sotto casa hanno visto le sue qualità. Per vincere e fare bene ci vuole anche la squadra forte".