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Mertens, fuoriclasse che gioca come gregario

Mertens, fuoriclasse che gioca come gregarioTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
lunedì 26 dicembre 2016, 10:252016
di Redazione TMW
fonte Claudio Savelli per ilsensodelgol.it

È un sublime attimo quello in cui il talento di Dries Mertens si manifesta ed è quello in cui il belga decide cosa avrebbe fatto di lì a poco. Non è un'esecuzione, ma il pensiero che la sorregge. Il pallone rotola tra i suoi piedi, Dries, in area, lo stoppa annullandone l'inerzia e subito dopo allarga il braccio sinistro. Eccolo, quell'attimo. Ed è un dettaglio che definisce bene cosa è diventato Mertens oggi. Quando riceve, il belga non è del tutto spalle alla porta, ma lo è comunque abbastanza per non avere alcun angolo di tiro possibile: la giocata è obbligata, è uno scarico al centrocampista (Hamsik) o un appoggio largo alla mezzala (Allan) perché lui è solo una sponda in quel momento, la palla deve ritornare indietro per forza, non c'è spazio, non c'è alternativa, non c'è finale all'azione.

Non c'era, finché Mertens non si immagina un futuro non previsto, piegando la trama al suo volere.

Torno al braccio sinistro di Dries. È il momento in cui l'ala tecnica e talentuosa diventa un centravanti vero. Alzare il braccio in quel modo è determinante per la percezione dello spazio a disposizione, è una considerazione del vuoto o del pieno alle sue spalle e quindi delle possibili alternative. Rossettini lo marca ma non è abbastanza vicino e il braccio di Mertens infatti non trova un contatto fisico, lambisce l'aria prima di tornare giù, in posizione di corsa. Basta quella sensazione di vuoto al giocatore superiore - a questo Mertens - per immaginare la giocata alternativa: "Ho spazio per controllare il pallone, quindi ho tempo per un altro tocco, allora posso annullare l'azione banale e trasformarla in qualcos'altro, in una diversità a cui nessuno può pensare perché solo io vivo questo momento, così piccolo ma così determinante".

Si sposta il pallone, Mertens, prima con un tocco breve, quasi impercettibile, per riprendere l'inerzia e tornare in ritmo, poi con uno un po' più lungo per distanziarsi dal pallone. Ed è una distanza perfetta per costruirsi nel frattempo il tiro con l'immaginazione: in quel momento Dries segna il suo gol, che è un gol di pensiero, un'idea in divenire. Per Mertens è già tutto fatto perché lui sta immaginando e trasformando in atto un'idea, una soluzione che noi tutti ci siamo rifiutati di pensare. Ma noi il gol lo possiamo vedere solo ora, solo in quel tiro fuori catalogo in cui c'è tutto: coordinazione, tocco, dosaggio, precisione. Mentre calcia, Mertens ruota il busto per indirizzare il pallone dalla parte opposta e lo lascia andare all'indietro per alzare la traiettoria: non lo fa prima ma durante, nascondendo quindi il tiro fino alla fine. La parabola è perfetta, il pallone va su veloce e torna giù docile, come se fosse il risultato di una somma di forze diverse, di rotazioni opposte l'una all'altra.

Il tempo è sospeso, in quel breve lasso gioca solo Mertens, nessun altro è in campo. Come illuminato da un faro, Dries è padrone di tutto, governa la partita da solo in un bagliore di onnipotenza. Il talento a volte si manifesta così, puro in tutta la sua essenza. Ci sono partite in cui il gioco e il suo profondo senso collettivo si piegano al volere di un singolo: così Napoli-Torino a Mertens - questo Mertens - uno che ora è una parte che eleva il gioco, il tutto, non più un sublime evento collaterale.

Mertens - questo Mertens - pensa come un fuoriclasse ma gioca come un gregario. Non si risparmia, non divide il suo destino da quello del Napoli, ne condivide le sorti. Per giocatori così vale la pena variare le sfumature tattiche pur di usufruirne. L'ultimo Mertens fa le stesse cose di un centravanti di ruolo aggiungendo però l'arte del giocatore diverso, cristallino, decisivo. Gioca da 9 ma pensa da 10, inglobando il tutto in un fisico fuori dai canoni: brevilineo, con un baricentro basso e le capacità coordinative da trequartista, ma con la potenza di una punta vera e il ritmo di un centrocampista totale.

In Mertens - questo Mertens- ci sono spiragli della differenza che portava Higuain, ed è forse l'unica cosa in grado di mantenere in vita questo campionato.